Dati e analisi sulla realtà carceraria - Openpolis

“Con il suicidio per impiccagione della notte scorsa di un detenuto presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia, preceduto di circa ventiquattr’ore da quello registrato nel penitenziario di Salerno, sale a due la tragica conta dei morti di carcere nei primi due giorni dell’anno 2022.

E il bilancio sarebbe ancora peggiore se un altro detenuto che aveva tentato la stessa terribile sorte non fosse stato soccorso appena in tempo dalla Polizia penitenziaria presso la Casa Circondariale di Genova Marassi. A tutto questo, come se fosse poco, si aggiunga l’evasione di ieri, che peraltro poteva essere duplice, di un pericoloso detenuto dalla Casa Circondariale di Vercelli e il quadro dello stato delle nostre prigioni potrebbe essere sufficientemente nitido. Usiamo però il condizionale, visto che a renderlo tale a politici e governanti non sono evidentemente bastate le rivolte del 2020 e i conseguenti tredici morti, così come non è stato sufficiente tutto ciò che è emerso nel corso del 2021. Se il Capo del DAP, Bernardo Petralia, pensa che a ogni magistrato farebbe bene trascorrere una settimana in carcere, come titola la Repubblica, noi riteniamo che ne servirebbero almeno due ai nostri politici per comprenderne appieno le storture, la disorganizzazione e i molteplici deficit”. Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. De Fazio poi prosegue: “sempre da la Repubblica apprendiamo che la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha dichiarato che da gennaio le carceri saranno la sua priorità. Noi, che fidandoci anche delle parole del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, pronunciate in occasione del voto di fiducia in Parlamento ci eravamo illusi che potessero, e forse dovessero, costituire la priorità sin dall’inizio del suo mandato, sottolineiamo che gennaio è iniziato da due giorni e che, mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”. "Se qualcuno non lo avesse capito – insiste il Segretario della UILPA PP – noi lo ripetiamo: non c’è più tempo! Pressoché ogni giorno, ormai, nelle discariche sociali rubricate sotto il nome di carceri succede qualcosa di grave; i detenuti continuano a patire e a morire e gli operatori, di Polizia penitenziaria in primis, ne subiscono le conseguenze dirette e indirette e spesso si trovano fra l’incudine delle legittime aspettative dell’utenza e il martello che deriva dalle ripercussioni provocate da un sistema fallimentare”.   “Non bastano meri interventi amministrativi né la revisione dei regolamenti, tantomeno i puri drafting normativi che ci capita talvolta di leggere: servono interventi immediati e tangibili da parte del Governo, con un decreto che affronti l’emergenza e la contestuale messa in campo di una riforma unitaria e strutturale dell’intero sistema d’esecuzione penale. Mentre si attende che il tema divenga la priorità – conclude amaro De Fazio –, in carcere e di carcere si continua a morire e, in questo scorcio di 2022, alla media di una vittima al giorno”.