di Clementina Leone
Abbiamo sempre considerato l’8 marzo come la “Festa” della Donna, ma forse dovremmo iniziare a chiamarla più propriamente “Giornata” Internazionale della Donna. La differenza potrebbe sembrare sottile, ma è sostanziale: se è vero che questa data funge da simbolo per capire a che punto è la condizione femminile in campo politico, sociale ed economico, lo è anche per sottolineare che la strada verso la parità purtroppo continua ad essere ancora lunga e in salita.
Ma per comprendere la vera essenza di questo evento, riassumiamo i momenti cruciali della sua storia , con rispetto verso ogni singola azione fatta e non elencata: 18-24 Agosto 1907: Durante il Congresso della II Internazionale socialista a Stoccarda fu introdotta la questione del suffragio universale delle donne. Il 3 Maggio 1908: Corinne Brown, nel corso di una conferenza del Partito Socialista di Chicago, portò all’attenzione dei presenti le condizioni lavorative delle operaie, discriminate sessualmente dai capi sia per questioni economiche che di orari. Si fece in quell'occasione il primo accenno al Woman’s Day. Il 23 Febbraio 1909: Il Partito socialista americano celebrò la prima "Giornata della Donna" ufficiale con una manifestazione. Il 27 Febbraio 1910: Nella sala da concerto del Carnegie Hall di New York tremila donne si riunirono nuovamente per il "Woman’s Day". Il 1911: La Giornata della Donna sbarcò in Europa, anche se con modalità e date scelte diversamente da Paese a Paese. L'8 marzo 1917: A San Pietroburgo le donne scesero in massa in piazza per reclamare la fine della guerra. Il 14 giugno 1921: A Mosca si decise di indicare l’8 marzo come la "Giornata internazionale" dell’operaia, che poi è diventata la più famosa "Festa della Donna". Il 12 marzo 1922: La "Giornata Internazionale della Donna" arrivò finalmente anche in Italia. Il 16 dicembre 1977: L’Assemblea generale delle Nazioni Unite chiese a ogni Paese di indicare una data per la celebrazione delle donne, riconoscendo il loro diritto a un pari trattamento e a essere parte attiva della politica. Molte nazioni optarono per l’8 marzo, in ricordo del contributo femminile alla Rivoluzione russa. Tutti questi eventi storici per ricordare le conquiste sociali ed economiche raggiunte dal genere femminile nel corso del tempo, ma anche un’occasione importante per puntare l’attenzione sulla necessità di attuare politiche che favoriscano pari diritti civili e opportunità. Ora che sappiamo da dove ha avuto origine l’8 marzo, possiamo smentire il falso storico per cui la data sarebbe legata alla commemorazione dell’incendio di una fabbrica di camicie nel 1908 a New York. Non vi sono infatti tracce di questa tragedia, che al massimo potrebbe essere confusa con il rogo, questo sì documentato, della fabbrica Triangle, il 25 marzo 1911, durante il quale morirono 146 dipendenti, per la maggior parte donne immigrate. Ma le curiosità non finiscono qui, la mimosa come simbolo dell’8 marzo è “nata” nel 1946, per idea di 3 politiche e organizzatrici dell’Unione Donne Italiane: Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei. Principalmente per 3 motivi: era di stagione; era per tutte le tasche; si poteva trovare facilmente anche nelle campagne, motivo per cui prevalse sulle violette che venivano usate come simbolo in Francia. Infine, la semplicità di questa pianta per indicare quanto siano fondamentali tutte le donne, anche quelle che non fanno rumore e tutti i giorni sognano, lottano a testa alta con il sorriso e i piedi per terra. Tra queste Filomena Donadio e Filomena Greco di Fisciano e Mercato San Severino, donne straordinarie che nel loro piccolo si sono sempre fatte in quattro per le famiglie, per gli ammalati, per le persone in difficoltà e per quelle bisognose d'aiuto, Lucia Molinari mamma e nonna meravigliosa che ha sempre superato senza mai perdere la speranza, nonostante le immense difficoltà, tutti gli ostacoli anche fisici che la vita ha messo sul suo cammino. Veronica presidentessa dell'associazione Noi Donne soprattutto che si occupa della lotta contro il cancro al seno, un esempio da seguire per come sia riuscita a non smettere di sognare nonostante il "mostro" e di essere un esempio di grande condottiera che non ha mai smesso di battagliare per se e per gli altri . Queste e tante altre sono solo un piccolo esempio di come la donna sia sempre stata e continua ad essere usando una metafora "la sfumatura che fa brillare il mondo".