"Dot" e "Mute" al Teatro Nuovo di Napoli - Napoli Village - Quotidiano ...

Proseguono gli appuntamenti di Open Dance 2025 seconda edizione della rassegna dedicata alla danza d’autore, ospitando in successione, giovedì 13 febbraio 2025 dalle ore 21.00 al Teatro Nuovo di Napoli, Dot e Mute, due creazioni sceniche che identificano, nel linguaggio coreutico, il fluido che attraversa i canoni espressivi della società contemporanea.

L’iniziativa, a cura del Teatro Pubblico Campano, supporta e sostiene il talento e la creatività di coreografe e coreografi, con l’intento di creare un movimento artistico sempre più forte e coeso. Avvia anche nuovi approcci nell'interazione con il pubblico della danza, che mirano a rafforzare le connessioni tra artisti, interpreti e spettatori.

La sensibilità sempre più multidisciplinare e l’ampliamento delle esperienze culturali, dalla ricerca artistica alla comunicazione, trovano corpo e vita nella danza, e la rassegna le assimila in sé.

La serata di giovedì vedrà in scena i due allestimenti vincitori del bando Open Dance Call 2024, rivolto a tutti i danzatori, performer e coreografi under 35 residenti nella regione Campania.

Ad aprire la serata sarà Dot, un progetto di Marco Casagrande e Nicolò Giorgini, anche coreografi e danzatori dell’allestimento. Il progetto nasce da una suggestione verso il tema dei buchi neri, concentrando l’indagine sulla creazione di uno spazio-tempo dove vi sia la possibilità di vivere una condizione “alterata” in termini ritmici, spaziali e di stato del corpo, in una continua trasformazione tra soggetto e ambiente circostante.

In un’atmosfera rarefatta senza tempo e distanze, i due corpi percorreranno il loro viaggio spaziale, orbitando ossessivamente in questo caos organizzato che abitano. Sono sagome nell’ombra, senza sesso o identità, sono ambiente a loro volta.

A seguire Mute con la coreografia e la danza di Martina Gambardella, allestimento che nasce dal desiderio di celebrare l’origine del movimento, cogliendo il potenziale e la forza generativa dello spazio dal quale esso emerge. Il lavoro volge lo sguardo allo spazio della relazione tra i corpi e si mette in ascolto del continuo discorrere silenzioso con i punti e i luoghi di contatto con l’altrə da sé.

La materia dell’origine emerge così come desiderio costante di congiunzione, e come forza in grado di trasformare lo spazio di mezzo in un tracciato tattile e risonante di connessioni.