Miglior spettacolo e drammaturgia Roma Fringe Festival 2014, Premio della critica Etica in Atto 2013, Taddrarite in scena il 18 e 19 dicembre alteatro NEST di Napoli.
Un testo ancora fortemente attuale e potente che continua a vivere e a prendere nuova forma grazie all'attenzione di attrici come Donatella Finocchiaro e Claudia Potenza, che lo hanno amato e riportato in scena, dandogli una nuova vita.
Presentato in anteprima allo Spazio Rossellini di Roma in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Taddrarite, dopo aver toccato tappe importanti per la scena italiana come Napoli Teatro Festival e Tramedautore – Festival Internazionale delle Drammaturgie nel 2021 e conquistato il Premio Afrodite 2020, riprende la sua tournée nei teatri italiani, facendo tappa a Napoli. In scena per questo allestimento anche la regista Luana Rondinelli.
Una pièce contro la violenza sulle donne che racconta il dramma di una storia vera: donne succubi, schiave, “sciroccate”, prese alla gola dalla morsa del destino che le accomuna, dai segreti stretti in grembo, dalle lingue morse pur di non parlare ed evitare la vergogna per rendersi coraggiose e sopportare le violenze subite dai mariti.
In una storia “focosa”, crudele, come la Sicilia, tre sorelle vegliano, come nelle vecchie tradizioni siciliane, il marito morto della sorella minore. Il velo del silenzio, del pudore, delle bugie viene squarciato da un vortice di confessioni e dall’esplosione di emozioni, in un chiacchiericcio di musicalità e pungente ironia le donne vengono trascinate in un’atmosfera surreale. Grottesca e ilare è la visione drammatica della vita di queste donne, si ride e si sorride, e si ha il coraggio di affrontare con sarcasmo le violenze che non avevano mai osato confessare. Passata la lunga notte, l'anima del defunto, secondo tradizione, ha finalmente lasciato la casa. Il nuovo silenzio che avvolge le tre sorelle è ora intessuto di forza, di voglia di reagire e combattere perché ogni donna non dovrà nascondersi e nascondere più.
Una storia “focosa”, crudele, come la mia terra. Una storia vera di donne succubi, schiave, “sciroccate”, prese alla gola dalla morsa del destino che le accomuna, dai segreti stretti in grembo, dalle lingue morse pur di non parlare ed evitare la vergogna per rendersi coraggiose e sopportare le violenze subite dai mariti. Ho scelto la via dell’istinto, dell'ironia, dei sorrisi amari pur di non farle cadere sconfitte; la via delle parole sussurrate, senza prepotenza e con l'ingenuità e la tristezza che mi accomuna alla vita di “sti fimmine”.