Martiri di Otranto sono 813 santi, canonizzati nel 2013. Nel 1480 la città fu assediata dai turchi di Gedik Ahmet Pascià: i saraceni obbligarono la popolazione a sconfessare il cristianesimo per aderire all’islam, ma tutti si rifiutarono, venendo decapitati o impalati sul colle della Minerva. Nella Cattedrale idruntina vengono conservate le spoglie mortali dei Martiri, oggetto di una grande venerazione che culmina con i riti religiosi e civili del 14 agosto di ogni anno, in cui si celebra il ricordo della strage ma anche e soprattutto il trionfo della fede.


Il 28 luglio 1480, i saraceni iniziarono una dura battaglia, che si concluse l’11 agosto successivo con la vittoria turca: la città, che aveva resistito così coraggiosamente, era stata costretta a una resa. A tutti i maschi dai 15 anni in su fu imposta una scelta: islam o morte. E gli 813 Martiri scelsero quindi di morire, mentre le loro donne e bambini furono ridotti in schiavitùI turchi distrussero inoltre la biblioteca dell’attiguo monastero di Casole, che ospitò uno dei primi atenei italiani.
Il sarto Antonio Pezzulla, detto Primaldo, combatté valorosamente e fu il primo a essere decapitato da una scimitarra. Il suo corpo senza testa però restò in piedi, duro e inamovibile come una colonna ben piantata nel terreno, finché non cadde insieme all’ultima testa dei suoi compaesani. I corpi restarono incorrotti fino al 13 ottobre 1481, quando furono traslati nella Cattedrale.
Uno dei teatri della battaglia fu appunto la Cattedrale di S. Maria Annunziata, luogo in cui si rifugiarono invano gli otrantini, ma che fu profanata ugualmente dai turchi - le chiese erano nel Medioevo e nell’Età Moderna luoghi in cui in teoria si poteva godere dell’immunità e non subire violenze - che la trasformarono in moschea fino al ripristino della sua funzione originaria nel 1481.
L’edificio risale al XI secolo. Al di sotto c’è una cripta molto caratteristica, per le sue campate a volta sorrette da 70 colonne. Tra le sue bellezze c’è il mosaico pavimentale realizzato dal monaco basiliano Pantaleone, vissuto nel XII secolo. La sua struttura iconografica si snoda lungo l’albero della vita, quello che Dio piantò nel Giardino dell’Eden. Si possono notare diversi temi biblici ma anche la raffigurazione di animali reali o mitologici, personaggi della mitologia greca o del ciclo bretone e perfino un personaggio storico, Alessandro Magno. Laddove un tempo hanno trionfato la morte e la disfatta, ancora oggi resiste l’albero della vita. Il castello fu ricostruito nel XIII secolo da Federico II di Svevia e, successivamente alla battaglia, da Alfonso d’Aragona; infatti viene chiamato comunemente castello aragonese. Si tratta di una fortezza antica e suggestiva, che da alcuni anni è scenario di vari eventi culturali. Il 13 agosto è interamente dedicato alla commemorazione civile dell’eccidio di Otranto. In prima serata, il Sindaco, l’Arcivescovo, le autorità civili, militari e religiose, partono dal palazzo comunale e si recano presso il “Monumento”, in piazza degli Eroi. Deposta una corona di fiori, si tiene il discorso commemorativo.
Segue una veglia diocesana per giovani sul colle del martirio, per rinnovare il perenne messaggio di speranza e di impegno civile degli Ottocento. Il 14 agosto, alle ore 11, in Cattedrale si svolge il solenne pontificale presieduto dall’Arcivescovo. Alle ore 19.30, si svolge la processione con l’urna contenente le reliquie dei SS. Martiri trasportate per le vie della città dai sacerdoti della diocesi hydruntina. Come ogni anno, sarà presente l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv.