In diretta a 'Barba&Capelli’, trasmissione di Corrado Gabriele in onda su Radio CRC, è intervenuto Beppe Caccia, armatore barca a vela Alex e tra i fondatori dell'Ong Mediterranea: “ La colpa del nostro Comandante è quella di aver salvato 59 vite umane. Vi erano donne, bambini anche molto piccoli, uomini in condizioni precarie che stavano fuggendo dai campi di detenzione in Libia, la cui realtà è stata raccontata in diversi modi.
Tali campi vengono sostenuti dalla stessa Europa e dalla nostra Italia. In Libia è in corso una guerra civile, la vita di milioni di persone è messa a rischio, l'UE dovrebbe imporre l'evacuazione e mettere in sicurezza ogni cittadino. Il nostro mare, negli ultimi anni, è diventato uno dei luoghi più pericolosi al Mondo. Un Governo democraticamente eletto ha il diritto di fare le proprie politiche, ma sopra questo Governo ci sono altri diritti, ben più importanti: se c'è una vita umana a rischio in mare, il primo dovere di chiunque navighi è intervenire per salvare quella vita e trasportarla nel minor tempo possibile nel porto più vicino. Esiste una legge non scritta dell'umanità, alla quale ha obbedito Carola Rackete. Che futuro immaginiamo per i nostri figli? Se la mia vita è in pericolo devo contare su qualcuno che farà il possibile per trarmi in salvo. Alex è una barca a vela di 19 metri, omologata a trasportare 19 persone, ma si è trovata a trasportarne 70. Il loro primo dovere è quello di tutelare la sicurezza e l'incolumità delle persone. Il fatto che tutto venga scaricato sull'Italia non è affatto vero. Se concentriamo sui numeri effettivi, ci rendiamo conto che il nostro Paese non è affatto il primo in fatto di accoglienza. C'è sicuramente un problema di condivisione delle responsabilità. Non ci si salva da soli".