di AMEDEO FANTACCIONE
Il Napoli, dopo la bellissima cavalcata dello scorso anno, si ritrova nel pantano di un' anonima mediocrità. I calciatori che lo scorso anno avevano fatto innamorare numerosi appassionati di calcio e non solo i tifosi azzurri, sembrano non credere più in se stessi.
Il Presidente del club partenopeo, abbagliato dalla sua stessa vanagloriosa luce è caduto, dopo il trionfo, in un preoccupante delirio di onnipotenza ed ha creduto di essere una specie di novello "re Mida", capace di trasformare ronzinanti in fenomeni. Per fare una comparazione con la vita quotidiana il produttore cinematografico diventato, per sete di denaro, presidente del Napoli, somiglia sempre di più a quei poveracci che riescono, grazie a vincite inattese o a colpi di fortuna inaspettati, ad accumulare tantissimi soldi senza averne la capacità di gestirli. Così il successo ha inebriato il buon De Laurentis, che si è fatto prendere da un delirio di onnipotenza, soprattutto quando, all'indomani della vittoria, è stato abbandonato da Spalletti e Giuntoli. A giugno riesce finanche a pronunciare l'eresia che la sua squadra poteva essere condotta da chiunque, tanto che era forte ed abituata a giocare alla grande. Addirittura ha pensato che poteva essere anche lui a condurre tecnicamente lil Napoli. Così è andato a pescare un francese, mai vincente, e sicuramente sopravvalutato rispetto alle sue capacità reali, che non poteva che fallire miseramente. La presunzione di don Aurelio ha raggiunto picchi altissimi e preoccupanti negli ultimi 30 giorni, quando ha commissariato Garcia. Una vera pazzia calcistica. Una sorta di goffo suicidio sportivo. Ora, con i tifosi inferociti, i calciatori demotivati, stanchi e pronti a fuggire da Napoli, è tempo di virare. Per il presidente del Napoli è tempo di dimostrare non la propria vanagloria, ma l'effettiva voglia di andare avanti e la passione, non per la mai maleodorante pecunia, ma per questa maglia e questa gente che merita rispetto ed onestà intellettuale. Non si può fare altro che prendere un traghettatore, si chiami Mazzarri o Tudor, poco cambia, capace di portare il Napoli senza troppe ferite alla fine della stagione in modo da riproporre, con umiltà, impegno e sacrificio un progetto sano e vincente, per la prossima stagione.