di Clementina Leone
Ci sono persone che entrano nella nostra vita e cambiano tutto. Queste sono quelle per le quali, vale la pena fermarsi e respirare perché danno un senso a tutto, persino a cose che prima non avevano nessuna importanza per noi.
Arrivano come un soffio d’aria fresca e, quando vanno via, lasciano un segno indelebile nei nostri ricordi, sulla pelle e nella memoria. Per questo e per tante altre ragioni, spesso basta solo una parola, il colore particolare di un fiore, una carezza del vento che in maniera soave sfiora il nostro viso, le foglie colorate dell’autunno che una volta a terra, formano un tappeto giallo e rosso, quello dei sogni che anche in momenti dove prevale la malinconia, ci aiutano a spazzar via la tristezza per far riemergere un dolce momento che in noi ha lasciato il segno. Sicuramente sarà stato per questo che da piccola, in autunno, mi è sempre piaciuto raccogliere le foglie più grandi e belle che poi, conservavo tra le pagine dei libri. Sono certa che se li ritrovassi, all’interno degli stessi sarebbero ancora li, con i loro colori appassiti, ma sempre stupendi e accattivanti. Un po’ come siamo noi con l’avanzare del tempo. Ebbene, se riuscissimo ad imparare la maniera di saper guardare, invece di vedere, ci renderemmo conto che, le rughe sul viso non hanno modificato l’intensità e la bellezza del nostro sguardo che è stato e sempre sarà una finestra aperta sul nostro animo. Il mio riuscire a leggere tra le corde del cuore, mi ha aiutata a far fronte al dolore che ho provato quando in punta di piedi te ne sei andata via. Chiudo gli occhi e rivedo il tuo sguardo in sala di rianimazione che, sostituendosi alle parole che ti avevano abbandonato, sembrava voler dire a tutti noi: ‘’Grazie per tutto l’Amore che mi avete dato, non siate tristi perché anche se non ci sarò più, il bene che ci siamo voluti continuerà a vivere … Perché quello è per sempre’’. Quante volte poi mi sono chiesta quando il brutto male si è presentato bussando alla tua porta, chissà che giornata sarà oggi, di che umore si sveglierà, se si lascerà lavare e vestire in tranquillità o se saremo costrette a fare la solita lotta. E pensare adorata nonna Antonietta che eri sempre attentissima al tuo aspetto e all’igiene personale. Ricordo come se fosse ieri quando durante le nostre meravigliose passeggiate insieme, amavi fermarti in profumeria per comprare profumo e cipria. Avevi una carnagione così bella da non aver bisogno di nessun tipo di trucco per mettere in risalto la tua naturale bellezza. Vincevamo ogni volta la coppa dei Campioni, quando riuscivamo a farti fare la doccia e metterti i vestiti puliti. Mi arrabbiavo, piangevo o ridevo senza un perché per colpa dello sconforto e dell’impotenza per non riuscire per quante cose facessimo a darti una mano. Fummo costrette ad arrenderci un poco alla volta, perché in cuor nostro sapevamo bene che purtroppo la situazione sarebbe peggiorata. Nonna chi sono io …. ‘’Seiiiiiiiiiiiiiiiii mia’’ … Il ricordo di queste tue parole dopo 23 anni dalla tua morte, continuano ad essere un miscuglio di emozioni … Si proprio così, un miscuglio di emozioni brutte e dolorose perché non ci sei più, ma ovviamente, anche belle visto che, sono sempre stata convinta fin da bambina che l’amore vince sempre su tutto, anche sulle cose brutte, e quel tuo rispondermi fino a quando hai avuto la voce ‘’sei mia’’ … era e continua ad essere per me, una delle più belle dimostrazioni d’amore che io abbia ricevuto nella mia vita. Di recente mi è capitato di vedere sui social e in tv e di scrivere, essendo io stessa una giornalista pubblicista, storie di famiglie che abbandonano al primo ostacolo gli anziani in case di riposo. Questo mi ha fatto pensare a come le cose, con il tempo che passa si modifichino e non sempre in meglio. Quando siamo bambini vorremmo le attenzioni dei nostri genitori, in particolar modo quelle della mamma, ma quando poi la stessa invecchia spesso finisce per diventare un peso, un fardello di cui liberarsi, soprattutto se suddetta madre soffre della più subdola delle malattie: l’Alzheimer. So bene che sono storie di ordinaria amministrazione, ma fa male tanto male vedere l’ingratitudine verso la donna che si è spaccata la schiena per dare la possibilità ai suoi figli di vivere una vita al passo con i tempi. Per assurdo, ogni tanto, sono arrivata a ringraziare la malattia che tolse a mia nonna la memoria e lucidità, almeno in questo modo non ebbe la consapevolezza di essere diventata come una sorta di peso per il suo adorato figlio. No il mio non è un rimprovero, non siamo tutti uguali e per questo non reagiamo tutti allo stesso modo nel provare a sopravvivere ad un grande dolore, ma questo non giustifica la mancanza di sensibilità che invece ha sempre avuto la mia stupenda madre. Nonostante i tanti problemi che ha avuto ed ha mia mamma Filomena, non ha mai fatto mancare tutte le cure necessarie, compresi amore e affetto alla sua mamma affinchè potesse finire i suoi giorni nonostante la malattia come una ‘’Regina. Ma tornando a te ‘’abuela’’, ricordo ancora che ogni tanto come per magia, tornavi nel presente e sembravi ancora la donna che eri sempre stata, ma questo durava maledettamente poco, un attimo e ripiombavi nel passato così lontano che neanche io conoscevo. Ritornavi bambina parlandomi di cose e persone appartenenti al tuo passato da bambina, mi dicevi spesso quando eri con me: ‘’Dai lasciami andare, devo cucinare, tra un po’ mia madre e mio padre torneranno da lavorare e io devo far trovar loro il piatto in tavola perché non hanno tempo, nel pomeriggio li aspetta un altro lavoro … Io ‘’nonna ma cosa dici sono morti da tempo ….’’ E tu dopo aver urlato per due minuti: ‘’Non è vero, cosa stai dicendo e ti mettevi a piangere’’. Non puoi neanche immaginare cosa darei per averti ancora qui con me, per lavarti con amore quando purtroppo ti facevi sotto perché non riuscivi più a percepire lo stimolo per andare in bagno. I primi sintomi si manifestarono 5 anni prima che noi ci rendessimo conto che qualcosa effettivamente stava cambiando. Non è stato facile elaborare il cambiamento, vederti trasformare mentalmente e fisicamente, dimenticare abitudini quotidiane come il semplice spegnere e accendere la luce, nomi persone e tanto altro … Un lungo addio. Tutti i medici consultati durante gli anni, hanno sempre sostenuto che i farmaci servivano solo a rallentare il decorso della malattia, anche se, il mese prima di morire, un giorno di agosto prima di andare ad un convegno, decisi alcune ore prima dopo aver fatto la spesa, di fermarmi a casa tua per cucinare e pranzare con te e la badante che ci dava una mano. Ebbene, non dimenticherò mai finchè avrò vita quel giorno mentre ti stavo dando da mangiare come iniziarono a scendere delle lacrime sul tuo viso. Adelaide il nome della badante iniziai ad urlare … ‘’Guarda sta piangendo vero?’’ Adelaide mi rispose di si. Non saprò mai il reale motivo di quelle lacrime che quel giorno vidi sul tuo viso, fatto sta che mi piace continuare a credere che in un attimo di lucidità, anche verso la fine, che fossero l’ultimo gesto di quel grande ‘’Amore’’ che ci ha sempre unite. Non ti dimenticherò mai nonna classe 1928 …. Lottatrice, lavoratrice, sensibile, altruista, generosa, sensibile e innovativa in campo lavorativo. Diventare vecchi non è un ostacolo da non poter superare, ma una ricchezza da custodire con orgoglio. Sono laureata con Master, ma ciò che ho avuto la fortuna di poter imparare dai racconti dei miei nonni che hanno vissuto anche la IIª Guerra Mondiale in prima persona, mi ha permesso di vedere e capire la storia con altri occhi. Quando purtroppo un familiare anziano viene colpito da una brutta malattia, non lo abbandoniamo come una scarpa vecchia, ma continuiamo ad Amarlo … perché il bene è eterno e vince sempre su tutto.