Le proposte scaturite dalla c.d. Commissione Ruotolo, voluta dalla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, per l’innovazione del sistema penitenziario, pur partendo da un’analisi in buona parte condivisibile, paiono approdare a soluzioni parziali, riduttive e in qualche caso, a nostro parere, anche sbagliate.
Non vogliamo dire che sia stato partorito il classico topolino, anche perché non vediamo la montagna; ci sembra, piuttosto, un ‘vorrei, ma non posso’. La stessa Commissione ammette di non porsi nella prospettiva della riforma organica dell’ordinamento penitenziario e si limita, in buona parte, a suggerire modifiche al regolamento d’esecuzione che non necessitino d’interventi sulla fonte primaria. Noi crediamo che tutto questo, al di là del merito, sia assolutamente riduttivo e non risponda sufficientemente ai bisogni impellenti dei detenuti, degli operatori e, in definitiva, del Paese”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. De Fazio poi prosegue: “Chiunque si occupi di carcere o, peggio, finisca all’interno dei gironi danteschi che esso rappresenta, invoca una riforma complessiva e unitaria del sistema penale e di esecuzione penale che affronti dalle fondamenta problemi ancestrali e che si trascinano dalla stessa approvazione del codice Rocco e non solo dalla riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975. Allora ci chiediamo quando sia il momento di operarla, se non ora, con il PNRR da attuare e una maggioranza di governo che include quasi tutto l’arco parlamentare”. “Lo stesso Gruppo di lavoro qualificato e autorevolmente guidato dal Prof. Ruotolo rimanda più volte alle conclusioni emerse dagli Stati Generali dell’Esecuzione Penale del 2016, che avevano sì l’ambizione, poi in gran parte repressa, di promuovere riforme strutturali. Allora – continua il Segretario della UILPA PP –, vorremmo che anziché concentrarsi su aspetti i quali, oggettivamente, possono risultare contraddittori, non condivisibili e talvolta, almeno dal nostro punto di vista, palesemente sbagliati, invitiamo a prendere ciò che di buono arriva da chi vuole evitare il definitivo naufragio dell’istituzione carceraria, ma affinché contribuisca a una discussione globale, scevra da contrapposizioni ideologiche, che metta al centro i fondamentali diritti umani, in relazione a detenuti e lavoratori, e li coniughi con le esigenze di sicurezza del Paese”. “Invitiamo pertanto la Ministra Cartabia ad aprire con urgenza un confronto organico per la reingegnerizzazione complessiva del sistema d’esecuzione penale, che contempli il ripensamento organizzativo e funzionale del Corpo di polizia penitenziaria, muovendo anche dalla valorizzazione e dal coordinamento delle idee finora emerse, ma sulla base di un’irrinunciabile e compiuta visione d’insieme. Altrimenti – conclude – sarà un’ennesima occasione sprecata e che, al massimo, avrà contribuito a esacerbare ulteriormente gli animi”.