Il Festival di Sanremo arriva anche a Napoli attraverso la protesta creativa dei volontari e delle volontarie di Greenpeace contro la sponsorizzazione di ENI della kermesse musicale in corso questa settimana. Da tre edizioni il Festival vede infatti tra i suoi sponsor principali il colosso italiano del petrolio e del gas, che quest’anno raddoppia la sua presenza affiancando Eni live a Plenitude, entrambe società del gruppo ENI, allo scopo di sfruttare il palco dell’Ariston per fingersi green.
Volontari e volontarie del Gruppo Locale Greenpeace di Napoli si attiveranno Venerdì 9 Febbraio dalle 18 alle 20 a Piazzetta Nilo, inscenando il “Festival italiano della nota stonata”, per denunciare come ancora una volta l’Ariston si presti a diventare un palcoscenico per il greenwashing di ENI. I volontari coinvolgeranno i passanti facendo ascoltare/cantare/indovinare una serie di celebri brani musicali che contengono un rimando al tema della protesta, come “Parole parole” di Mina, che ricorda come le pubblicità green di ENI siano solo parole a cui non seguono i fatti.
ENI é infatti il principale emettitore di CO₂ del nostro Paese e i suoi piani prevedono di continuare a investire sui combustibili fossili. Anche se la multinazionale si presenta come attenta all’ambiente, sappiamo che per ogni euro investito in Plenitude, ENI ha investito 15 euro in petrolio e gas. Inoltre, considerando che la gran parte degli investimenti di Plenitude sono diretti ad attività energetiche non rinnovabili, possiamo stimare che per ogni euro investito da ENI in fonti fossili meno di sette centesimi vengono investiti in energie rinnovabili. Le emissioni derivate da questo modello di business hanno un impatto devastante, con centinaia di migliaia di morti premature che potrebbero essere evitate se ENI cambiasse il proprio piano industriale e abbandonasse le fonti fossili.
«Anche se il Festival di Sanremo avviene a chilometri di distanza da Napoli, ci sentiamo direttamente coinvolti perché l’operazione di greenwashing di ENI serve a nascondere le sue responsabilità nella crisi climatica, che mostra già i suoi effetti con eventi meteorologici estremi sempre più violenti e frequenti anche sul nostro territorio», dichiara Giorgio Peperna Coordinatore del Gruppo Locale Greenpeace di Napoli. «E se da una parte ci sentiamo ingannati dai messaggi che ENI lancia dal palcoscenico di Sanremo, dall’altra chiediamo con forza che simili sponsorizzazioni non siano più accettate dal mondo della cultura e che il colosso del gas e del petrolio venga condannato per le sue responsabilità climatiche».
Lo scorso maggio infatti, Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani hanno presentato “La Giusta Causa”, una causa civile nei confronti di ENI e, in quanto azionisti rilevanti, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. L’intento é obbligare l’azienda a cambiare il suo modello industriale per non aggravare ulteriormente la crisi climatica a cui ha consapevolmente contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni. La prima udienza de "La Giusta Causa” si terrà il prossimo 16 febbraio presso il tribunale di Roma.