di Gennaro Savio
Tragedia sfiorata a Forio dove, intorno a mezzogiorno, sulla Borbonica, complice le forti raffiche di vento, un mastodontico pino è crollato sulla sede stradale. Fortunatamente in quel momento marciapiedi e carreggiata non erano attraversati da pedoni e automobilisti, altrimenti ora staremmo parlando di un epilogo tragico. Il crollo del pino riaccende, inevitabilmente, i riflettori sulla pericolosità di centinaia di alberi da grosso fusto presenti lungo le strade e nei luoghi pubblici isolani.
A partire proprio dai pini in quanto le loro radici affioranti non consentono un solido ancoraggio al terreno e perché, negli anni, sono stati indeboliti dalla marchalina hellenica e da altre malattie da cui sono stati infestati. E nonostante il PCIM-L fondato dal compianto Domenico Savio da anni denunci il rischio che tutti noi corriamo, chiedendo una verifica statica a tappeto di tutti gli alberi presenti sulle strade, nelle piazze e in ogni luogo pubblico, sino a questo momento nulla si è mosso. Anzi, negli anni, e non poteva essere diversamente, la situazione è inevitabilmente peggiorata. Infatti basta alzare gli occhi al cielo e rendersi conto che nella maggior parte dei casi i pini non vengono neppure potati e le loro gigantesche chiome, col vento forte, ne aumentano a dismisuro l’effetto vela e il rischio crollo: assurdo! Cosa si aspetta ad intervenire? Cosa si aspetta a monitorare ogni anno albero per albero? Aspettiamo prima che ci scappi il morto tanto ormai neppure la perdita di una vita umana fa più notizia? Eppure rappresentanti politici ed istituzionali a tutti i livelli, dopo ogni tragedia, vedi terremoti e alluvioni, attraverso le loro passerelle sull’isola d’Ischia annunciano ricostruzione e messa in sicurezza ma, allo stato dell’arte, lo Stato non è neppure capace di potare e monitorare i pini a rischio crollo. C’è davvero poco da aggiungere…