Vaccini e riaperture, l'Europa scommette sul post

Il giorno dell’indipendenza europea dal virus, parafrasando Joe Biden, è ancora lontano, ma ieri – ricorrenza della Festa d’Europa – ha riportato in molte città del Vecchio Continente cartoline di com’era la vita prima del SARS-CoV-2. Dai turisti in fila in una Venezia baciata dal Sole, ai caffè di Bruxelles riaperti al pubblico dopo uno stop lungo sette mesi, fino alle scene da capodanno in Spagna, con migliaia di giovani che da Madrid a Barcellona, da Malaga a Salamanca, hanno festeggiato per tutta la notte la fine del coprifuoco e dello stato d’emergenza, durato oltre sei mesi.

Complice lo scoppio della primavera, moltissimi italiani hanno approfittato per pranzare all’aperto e concedersi una passeggiata o una gita fuori porta. “Resistiamo ancora qualche settimana e riapriremo i locali la sera anche al chiuso”, ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite a Domenica In su Raiuno. “Se continuiamo con questi numeri sui vaccinati, tra 15 giorni si potrà spostare il coprifuoco in avanti. Ora si può, possiamo allargare le maglie, prima i numeri non lo permettevano. Eravamo nel pieno della terza ondata”. “Le regole - aggiunge - bisogna continuare a rispettarle. Evitare assembramenti, tenere la mascherina. Non intendo al mare. Anche io la vorrei buttare, ma bisogna resistere ancora un po’. Stiamo andando incontro alla riapertura completa di tutte le attività, ma serve ancora prudenza viste le varianti”.

 

È un clima di fiducia che – più o meno (in)cautamente – attraversa gran parte dei maggiori Paesi europei. I francesi sono i più cauti: solo dal 19 maggio l’attuale coprifuoco notturno delle 19:00 verrà posticipato alle 21:00; bar e ristoranti potranno riaprire all’esterno; negozi, cinema, musei e teatri potranno aprire, con limitazioni per i visitatori. Il 9 giugno il coprifuoco si allungherà alle 23:00. Verrà introdotta una “tessera sanitaria” per coloro che frequentano stadi e grandi eventi e per i turisti stranieri che entrano nel Paese. Il 30 giugno il coprifuoco verrà revocato completamente ma i locali notturni rimarranno chiusi, secondo il piano delineato nei giorni scorsi dall’Eliseo.

All’estremo opposto gli spagnoli, con il sindaco di Madrid José Luis Martínez-Almeida che ha dovuto lanciare un appello alla responsabilità dei madrileni, dopo la baldoria delle ultime ore, fra balli, abbracci e cori scanditi a squarciagola. I video raccontano di assembramenti senza mascherine e distanziamento contro il Covid, sebbene venerdì si contassero in media 198 positivi ogni 100mila abitanti. E nei resoconti delle forze dell’ordine ci sono aggressioni, feriti e arresti, 16 solo a Palma de Maiorca, dove quattro agenti sono usciti malconci dagli scontri con alcuni violenti, che hanno reagito con una sassaiola al tentativo di disperdere la folla di circa trecento persone.

Così è cominciata all’insegna dell’euforia, ma anche fra dubbi e polemiche, la prima giornata dopo la fine dello stato d’emergenza, durato oltre sei mesi e scaduto a mezzanotte. In questa nuova fase non è più il governo centrale a stabilire se imporre o meno il coprifuoco ma le comunità autonome, salvo pronunciamento dei tribunali. Che ad esempio lo hanno bocciato nei Paesi Baschi, una delle regioni a più alto tasso di contagio, e alle Canarie. Il limite agli spostamenti notturni resiste nella Navarra, nella comunità Valenciana e alle Baleari.

Nel resto della Spagna, per ora, passa la linea ‘libertaria’, sostenuta in particolare da Isabel Díaz Ayuso, che alla guida della Comunità di Madrid nei mesi scorsi ha adottato provvedimenti meno restrittivi di quelli nazionali, e con il Partito popolare ha appena rivinto le amministrative, diventando anche un punto di riferimento per il leghista Matteo Salvini nel suo braccio di ferro sulle riaperture con gli alleati di governo in Italia. “Ayuso, Ayuso”, scandivano anche circa quattrocento giovani che la scorsa notte hanno festeggiato ballando e bevendo, carichi di alcolici portati da casa (come nella tradizione del cosiddetto ‘botellón’) davanti alla Real Casa de Correos, sede del governo regionale.

Anche in Germania la vita ritorna più simile a prima, anche se non per tutti. Il Paese, infatti, ha scelto di vincolare la riapertura di una serie di servizi/attività al fatto di essere vaccinati o guariti dall’infezione. Da oggi – scrive il sito tedesco The Local - il coprifuoco e i limiti ai contatti sociali non si applicano più a coloro che sono stati completamente vaccinati - più di sette milioni di persone – o risultino guariti. Queste persone, inoltre, non dovranno più presentare un risultato negativo del test al coronavirus per accedere a determinati servizi come i parrucchieri. Se tornano in Germania dall’estero, non saranno tenuti a mettersi in quarantena, a meno che non arrivino da un Paese ritenuto ad alto rischio a causa delle varianti. Altre regole, invece, restano invariate, come il distanziamento sociale e l’obbligo di mascherina nei negozi e sui mezzi pubblici.

Annunciando le misure questa settimana, la ministra della Giustizia Christine Lambrecht ha affermato che ci deve essere una “buona ragione” per qualsiasi restrizione alla vita pubblica. “Non appena questo motivo cessa di esistere... queste restrizioni non dovrebbero più essere in vigore”, ha detto. In un sondaggio per l’emittente RTL, il 64% dei tedeschi si è detto favorevole al fatto che la Germania si spinga oltre e riapre hotel, ristoranti, teatri e cinema per le persone vaccinate. Il sindaco di Berlino Michael Mueller ha avvertito che sarebbe stato “dannatamente difficile controllare” se le persone fossero esentate o meno dalle regole. Mueller ha consigliato alle persone di portare con sé la prova della vaccinazione fino all’arrivo dei passaporti digitali per le vaccinazioni previsti dall’Ue.

Sabato il Belgio ha riaperto i suoi bar e ristoranti, consentendo ai clienti di mangiare e bere sulle terrazze all’aperto. La mossa – riporta France 24 - è un enorme sollievo sia per i proprietari di ristoranti sia per i loro clienti, dopo una chiusura di sette mesi. Bar e ristoranti possono ora servire un massimo di quattro clienti seduti per tavolo, con tavoli distanziati di 1,5 metri l’uno dall’altro. I ristoratori sperano in una riapertura completa appena gli indicatori del Covid-19 miglioreranno. Più di un terzo della popolazione adulta del Belgio ha ricevuto una prima dose di vaccino contro il virus. Dal governo è arrivato oggi un messaggio di fiducia: il premier belga Alexander De Croo ha fatto sapere di non escludere la possibilità di organizzare grandi festival durante la seconda metà dell’estate, pur nel rispetto delle regole necessarie per evitare i contagi.

Il Regno Unito, intanto, forte di 17.669.379 persone completamente vaccinate (pari al 33,5% degli over 18) è pronto a rilassarsi sempre di più. Da domani verranno eliminate altre misure: lo ha confermato il ministro Michael Gove, braccio destro del premier, Boris Johnson. Dalla prossima settimana sarà consentito abbracciare amici e parenti, a condizione che le persone usino il “buon senso”. L’annuncio sarà fatto dallo stesso premier che dovrebbe indicare le prossime tappe, a partire dal 17 maggio, in una conferenza stampa di Downing Street. Johnson dovrebbe invitare tutti a usare il “giudizio personale” e il “buon senso”, hanno spiegato ancora fonti di governo. A partire dal 17 maggio dovrebbero anche essere aggiornate e regole per i matrimoni e altri eventi sociali: permessi fino 30 ospiti nei ricevimenti al coperto fino al 21 giugno.

Se la campagna vaccinale di BoJo è fiorita grazie ad AstraZeneca, nel corso di questo weekend si è approfondita la distanza tra Bruxelles e la casa farmaceutica anglo-svedese. L’Ue ha fatto sapere di non aver rinnovato, almeno per il momento, il suo contratto per AstraZeneca, che scade a giugno. “Vedremo cosa succederà”, ha spiegato il commissario al Commercio interno europeo, Thierry Breton, a France Inter. Ieri Bruxelles aveva annunciato che l’Unione europea acquisterà fino a 1,8 miliardi di dosi in più del vaccino da Pfizer/BioNTech. Breton non ha espresso critiche nei confronti di AstraZeneca, che ha invece definito “un vaccino molto interessante e molto buono”, soprattutto “per le condizioni logistiche e le temperature” cui può essere conservato. Ora, ha sottolineato tuttavia Breton, “abbiamo iniziato con Pfizer a lavorare con la seconda fase e i vaccini di seconda generazione”. Con l’estate alle porte, memore dell’odissea AstraZeneca, l’Unione ha scelto di affidarsi sempre di più al colosso statunitense, con sullo sfondo la lunga partita di export e brevetti.