di SALVATORE COSTANZO
“Curiosando nell’inesauribile repertorio cartografico del Regno di Napoli, mi è saltato all’occhio la data del 1558, importante perché legata alle vicende storiche della città di Marcianise.
Un’attenta e meticolosa ricerca di chi, come me, da anni approfondisce i quadri cartografici dei territori meridionali, getta luce oggi su una inattesa e accattivante scoperta: l’identificazione della nuova denominazione Marcianese in una mappa eseguita dallo scultore e incisore Pirro Ligorio, edita a Roma da Michele Tramezini.
Questo argomento apre nuove chiavi di lettura soprattutto sul registro delle incisioni prodotte nel sesto decennio del Cinquecento, con toponimi e rappresentazioni che si rivelano particolarmente interessanti nel campo geografico della provincia di Terra di Lavoro, in quanto consentono di definire una singolare rassegna sull’iconografia locale, e arricchiscono di nuove informazioni l’evoluzione dei contesti ambientali, finalizzati al racconto dello stato dei luoghi e dei fenomeni territoriali del tempo.
Tutto è iniziato da un’accurata rivisitazione delle carte geografiche relative alle province del territorio “regnicolo” e dalla rilettura dei registri espressivi di una ristretta cerchia di artisti con personalità complesse da esaminare. Tra queste l’antiquario napoletano Pirro Ligorio che a Roma tra il 1555-59, fu uno degli architetti di Paolo IV. Oltre al singolare valore comunicativo, l’illustrazione di cui si discute oggi rivela elementi significativi sull’organizzazione della resa topografica, caratterizzata da una sintesi narrativa e da una buona valenza storica delle immagini dei luoghi, dove Marcianese è riportata tra i vari centri dell’antico territorio casertano con una scritta in senso obliquo. Questa nuova denominazione ebbe inizio dal 1556, anno in cui venne abbandonata quella antichissima di “Marzanise” (a riguardo, si veda G. Jannelli, ‘Storia di Marcianise’, 1879). Dalla lettura della carta redatta dal Ligorio, emerge il titolo generale dell’incisione: “Nova Regni Neapolit. Descript (…)”, riportato in basso a sinistra. Oltre al nome dell’autore e dell’editore, nella rappresentazione è pure documentata la partecipazione all’opera di Sebastiano dal Re, insieme alla data di esecuzione (Roma M.D.L.VIII).
Tralasciando di soffermarmi – per evidenti motivi di economia – sui contenuti critici di alcuni dettagli ambientali e topografici, dove sembra prevalere una larga disponibilità del Ligorio per la materia archeologica, accennerò al riconoscimento di alcuni dati identitari dei luoghi: si guardi alle località di Trentola e Loriano nel territorio circostante Marcianese, in una zona dove abbondano gli elementi geografici, che ci aiutano a ricostruire e a chiarire aspetti e momenti cinquecenteschi attraverso una relazione connaturata con una migliore cultura paesaggistica e orografica dell’area.
La carta di Pirro Ligorio, nonostante proponga una sua ideologia anche nella decorazione attraverso tecniche di rappresentazioni varie e articolate (da ricondurre certamente a delle precedenti carte nautiche), offre eloquenti spunti d’interesse sulla conservazione delle identità urbane intorno a Marcianise, e testimonia numerosi processi di trasformazione ambientale (si osservi, ad esempio, il percorso del fiume Clanio, sebbene riveli una certa ristrettezza di significati nella rappresentazione dei tratti e degli elementi salienti che strutturano il territorio). Tuttavia, nel suo insieme, l’incisione si conferma un prezioso “corpus” documentale dell’area casertana, non solo per lo sviluppo e lo svolgimento della rete idrografica, ma anche per le forme che costituiscono il rilievo del territorio e la comprensione delle peculiarità e le criticità dello stesso.
Una precisazione a parte meritano le pregresse ricerche storico-cartografiche pubblicate fino a ieri sull’area geografica di Marcianise, che facevano riferimento alle sole illustrazioni dell’inizio del Seicento (tra queste, l’incisione di A. Baratta del 1616, riportata in S. Costanzo 1999, p. 37; ed ancora la carta di M. Cartaro del 1613, riproposta in S. Costanzo 2016, p. 116). L’inattesa identificazione del toponimo Marcianese, consente oggi non solo di ampliare le conoscenze cartografiche derivate dalla rivelazione di una realtà prima ignota, ma anche di riconoscere e segnalare nuove ricerche critiche rispetto a quelle in uso nelle mappe della fase ligoriana (si guardino con attenzione i successivi lavori cinquecenteschi di Ortelio, Mercator e De Jode che riporteranno all’interno dei loro spazi cartografici Marcianese, mentre più tardi – nella prima parte del Seicento - inizierà ad essere rimarcata l’importanza del nome “Marcianisi”).
Sicché il vuoto storico nello scenario disegnativo-progettuale della città, già grave per l’assenza di un sistematico quadro di lettura iconografica della stagione cinquecentesca, oggi potrà continuare ad essere indagato e seguito nel suo svolgimento con ulteriori documenti, attraverso i luoghi per cui è passato, lasciando con intensità tracce significative delle vicende ambientali ed urbane, insieme a quelle di altre antiche comunità”.