Fontana di Trevi e Piazza di Monte Citorio accolgono la protesta delle  spose e degli operatori del settore Wedding - Terronian Magazine

II DPCM con le misure restrittive per il contenimento della diffusione della pandemia, ha decretato la morte dell’intero comparto del Wedding. Il settore, che produce ben 36 miliardi di euro di fatturato ed impegna oltre 500mila lavoratori e che nel solo 2019 ha visto celebrare oltre 220mila matrimoni, è stato completamente chiuso con l’impedimento di poter celebrare festeggiamenti relativi alle cerimonie religiose e civili.

Ad oggi, nel 2020, la perdita è superiore all’80% del fatturato con un danno di oltre 25 miliardi di euro in Italia. Dopo il lockdown, da marzo a maggio, ora il comparto viene nuovamente fermato con un atto discriminatorio che di fatto impedisce il diritto al lavoro. Alla luce della situazione attuale il presidente dell’Airb – Associazione Italiana Regalo Bomboniera, Wedding e Confetti – Luciano Paulillo è pronto a scendere in campo: “Ho già parlato con altri due presidenti di associazioni del settore per promuovere un’unica azione coordinata a livello nazionale. Il Governo deve capire che non può decretare la chiusura di un comparto senza offrire soluzioni e senza prevedere risorse economiche per compensare al danno inflitto, non siamo neanche stata interpellati per trovare una linea che potesse essere adottata per, congiuntamente, sistemare le cose. Ora – prosegue il presidente Paulillo – abbiamo due strade: quella della collaborazione con proposte pratiche che possano consentire attività al mondo del wedding, e quella della protesta di piazza e nelle sedi legali opportune”.  Il limite imposto per celebrare i banchetti di festeggiamento, fissato in solo 30 presenze, è una decisione che blocca l’intera filiera che sviluppa economia per cascata. Senza i banchetti si fermano le cerimonie e di conseguenza la produttività che vede le bomboniere, i confetti, gli abiti da sposa ai primi posti. Il DPCM all’articolo 1 (paragrafo n) recita: “Sono vietate le feste nel luogo al chiuso ed all’aperto. Le feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose sono consentite con la partecipazione massima di 30 persone nel rispetto dei protocolli e delle linee vigenti”. “Con Serena Ranieri, presidente di Federmep, ho già trovato un’intesa ed a breve definirò una linea comune anche con Michele Boccardi presidente di Asso Eventi della sezione di Confindustria – conferma Luciano Paulillo. L’intento è la realizzazione di un’unica piattaforma per confrontarci con il Governo, inoltre stiamo per realizzare un “manifesto” del comparto che ci consentirà di avviare una class action. Riteniamo infatti che esista una doppia discriminante contro il comparto: limitare la libera concorrenza e soprattutto negare il diritto al lavoro. Stiamo verificando con i nostri legali le azioni possibili da intraprendere per difendere il nostro diritto al lavoro come previsto dalla Costituzione italiana all’articolo 4”. Le proposte sono già pronte: 1) rivedere le proporzioni numeriche degli invitati rispetto ai metri quadri della location – così come per i ristoranti – e il riconoscimento di una migliore tracciabilità tra un invitato ad una celebrazione ed un avventore di ristorante. 2) Istituire nelle location celebrative di cerimonie figure responsabili di sala. Un ruolo che diverrebbe responsabile, presso i commissariati di pertinenza territoriale, della comunicazione dei ricevimenti programmati e dell’osservanza dei protocolli. 3) Limitare, durante le celebrazioni dei banchetti, la libera circolazione degli invitati e i momenti di aggregazione (fotografie, consegna bomboniere, etc).