"O' SPUSALIZIO NAPULITANO": STORIA DI RITI STRANI ANTICHI, MODERNI ED ATTUALI

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A Napoli ed in Campania si sa la tradizione è sempre stata legata alla modernità. Come nel matrimonio: una storia che parte dal medioevo, verso il 1200 dove vi erano precisi riti da rispettare. Una storia che vede la Chiesa dominus assoluto dei riti visto che solo nell’ Ottocento, fu istituito lo Stato Civile grazie a Gioacchino Murat, in applicazione del codice napoleonico. Prima i registri dei matrimoni erano tenuti solamente dai parroci.

Il primo rito medievale, derivante dalla scuola salernitana, che consigliava alle ragazze di mangiare mele e pere prima del coito, era che lo sposo, entrato in camera da letto, porgeva alla sposa una fetta di cotogna, mentre lui avrebbe benedetto gli angoli della stanza con un ramo d’ulivo immerso nell’acqua santa. Un secondo rito, per il principio cattolico del matrimonio perfetto solo dopo l’unione corporale,, era che gli sposi dovevano adagiarsi sul letto cosparso di fiori, (dove veniva posto anche un bambinello per indicare lo scopo per cui essi si univano), sotto lo sguardo di parenti e amici, a testimoniare che alla cerimonia era realmente seguito l’accoppiamento.

La terza consuetudine era quella che la suocera regalasse alla sposa la camicia della prima notte. Alla moglie andava il lato sinistro del letto; se questo si trovava vicino alla porta, il talamo veniva girato perché spettava all’uomo la sorveglianza della porta. Sotto il letto, poi, la suocera metteva un cestino con la biancheria, così che la vergine avesse potuto pulire la ferita causata dalla rottura dell’imene, secondo l’usanza del pannum sanguinolentum, la “prova” della purezza fino al matrimonio. L’esibizione del pannum sanguinolentum era consueta anche in tribunale, a dimostrazione che il matrimonio era stato consumato per carnis copulam.

Le donne non erano libere di scegliere un compagno per amore, ma dovevano sposare un partner dal ceto sociale più alto, così da potersi garantire una vita dignitosa. Alla moglie, poi, era affidato il compito di dare luce e allevare una prole che portasse avanti lo stato sociale ed economico della famiglia. Riti che sono arrivati, chi più chi meno, fino agli anni 50, specie nei piccoli paesi meridionali, quando il matrimonio aveva inizio con un lungo periodo di fidanzamento, dove i due giovani, a stento potevano parlarsi e o scambiarsi effusioni amorose e poche erano le occasioni per stare insieme e, sempre sotto l’occhio dei familiari. Occasioni per vedersi erano: la messa domenicale e i giorni di festa. Lo sposalizio non sempre era un fatto d’amore, talvolta era affare sociale ed economico di cui si occupavano i genitori, basato sullo status e sulla entità della dote che la donna portava nell’unione contrattuale. Nei giorni che precedevano lo sposalizio a casa della futura sposa, veniva esposta in bella mostra, la dote; “il corredo” (lenzuola ricamate e tutto l’occorrente necessario per la vita coniugale)  era un vero e proprio status symbol, che andava ad aggiungersi all’“appuntino” o “capitola”, antico atto, risalente al diritto longobardo, dove la famiglia della sposa e dello sposo concordavano la dote e il corredo,costituita da case, terreni, proprietà, argenti ecc. o da denaro contante. Gli invitati alla cerimonia erano molto meno di quelli di oggi, ci si limitava ai parenti, al “compare” e, qualche amico d’infanzia, oltre agli ovvi testimoni; tuttavia spesso s’intrufolavano i vicini di casa ed abitanti del quartiere. Gli abiti degli sposi erano essenziali, nella migliore delle ipotesi abito bianco o ocra per la donna e, vestito nero, blu o marrone per l’uomo, a volte riciclati, arrangiati al momento, prestati o cuciti da pezzi di stoffa avanzati. Le bomboniere, non sempre presenti, venivano fatte a mano, di solito centrini realizzati a ferri o uncinetto per contenere i confetti.

Il fotografo con la sua macchina a fuoco immortalava i momenti più salienti e, tra le poche, la classica foto sulla gradinata della chiesa con tutto il parentado ed il parroco. I festeggiamenti avvenivano in casa tra pochi intimi il più delle volte e, dove, a farla da padrone, era il vino della cantina di famiglia dello sposo; il tutto allietato da balli, tarantelle e quadriglie.

Cosa è rimasto di quei riti? Non molto. Oggi le giovani coppie, nell’organizzazione di quella giornata spesso vogliono realizzare idee nuove e originali e si affidano anche a dei wedding planner. La casa è stata sostituita da bellissime location prenotate molti mesi prima. Lo stesso vale per le chiese, soprattutto se ci si sposa di sabato.

Permangono alcune tradizioni, non più rigide, quali che la cerimonia è offerta dalla famiglia della sposa, mentre i genitori dello sposo si occupa dell’arredamento della casa. Il bouquet invece è donato dalla futura suocera alla sposa poco prima dell’entrata in chiesa.  Al matrimonio non può mancare il compare d’anello, che a Napoli ha ancora un ruolo fondamentale: quello di donare le fedi nuziali. Le partecipazioni, specie nei piccoli paesi, vengono consegnate a mano dai nubendi, costretti a fare visita a tutti i parenti girando casa per casa. Meno di moda la famosa lista nozze che si faceva nei negozi più lussuosi del paese, oggi gli sposi preferiscono aprire la lista del viaggio nozze oppure ricevere la famosa “busta“, contenente un regalo in denaro. Ancora molto diffusa e viva a Napoli è l’usanza della serenata. Viene svolta la sera prima del matrimonio, dove il futuro sposo si presenta sotto il balcone dell’amata in compagnia di cantori napoletani per dedicargli canzoni d’amore in attesa che lei si affacci al balcone, questo viene inteso come il SI pubblico della sposa, e la festa poi continua con canzoni balli e buon cibo offerto dai genitori della sposa. La mattina del grande giorno, la suocera avrà il compito di comprare il bouquet per la sposa e sarà suo dovere consegnarlo la mattina presto per le foto di rito e questo dovrà contenere un portafortuna come un peperoncino o un corno rossi per scacciare via il malocchio. All’uscita di casa, la sposa accompagnata dal padre dovrà tagliare un nastro bianco, simbolo di crescita e augurio per la nuova vita e sarà accolta da una cascata di petali offerta dal vicinato. Gli addobbi floreali in chiesa dovranno essere tanti e variopinti: margherite di campagna, girasoli, ciclamini, ecc..

Conclusa la cerimonia religiosa, gli sposi, dopo essersi andati a fare le foto di rito da soli in un posto da loro scelto, saranno accolti al ristorante da una pioggia di riso. Il banchetto allora, con la musica di sottofondo, diventa il fulcro della festa e dura diverse ore che consisterà in varie pietanze, capaci di coniugare la tradizione gastronomica con l’innovazione culinaria. Alla fine della festa, (sempre più spesso oramai) gli sposi, offriranno un vero e proprio spettacolo pirotecnico. Infine, saluteranno parenti e amici con un cambio d’abito meno formale e la consegna delle bomboniere.

All’arrivo in casa, il famoso rito dello sposo che solleva in braccio la sua amata per evitare che inciampi, considerato un segno nefasto che indica che le antiche divinità non accettano la sposa. Oggi gli usi vogliono che la sposa, nel giorno del suo matrimonio, porti 5 oggetti fortunati: una cosa nuova: simbolo di nuova vita che sta per iniziare (un capo di biancheria intima o l’abito stesso); una cosa vecchia: simbolo del passato da non dimenticare, che si lascia alle spalle (esempio un fermaglio per capelli, un gioiello, ecc); una cosa prestata: come affetto delle persone care che rimangono vicine in questo passaggio dal vecchio al nuovo, deve essere una persona cara a prestare quest’oggetto; una cosa regalata: come affetto dei familiari; una cosa blu: simbolo di sincerità e purezza da parte della sposa (come la giarrettiera decorata con un nastrino blu).

Ma quanto costa un matrimonio a Napoli? Abbiamo preparato uno schema riassuntivo con le voci di spesa che più influiscono sul prezzo finale delle nozze per 100 persone:

Costo medio a Napoli matrimonio 2018:    
Abito da sposa   4.000 euro
Velo     500 euro
Scarpe sposa    500 euro
Guanti e Lingerie   500 euro
Trucco sposa   500 euro

Affitto locali

Addobbi floreali

 

1.000 euro

3.000 euro

Abito sposo   2.000 euro
Fedi nuziali   1.000 euro
Noleggio auto   1.000 euro
Servizio fotografico e filmino   5.000 euro
Pranzo - cena 100 persone   12.000 euro
Affitto sale   1.000 euro
Musica   2.000 euro
Partecipazioni e Bomboniere   2.000 euro
Viaggio di nozze   10-15.000 euro

Quindi un costo medio all inclusive può toccare i 35.000 euro ma può arrivare anche agli 80.000 euro ma il tutto dipende dalle scelte dei futuri sposi. Si pensi che in Francia e Spagna, ad esempio, il costo medio di un matrimonio è di 12.000 €.

Infine una curiosità: come calcolare a Napoli l’importo della “busta” del matrimonio, fonte perenne di dubbi? Lo scrittore Antonio Colella con la sua dose di umorismo lo ha così calcolato partendo dal costo “presunto” del pranzo nuziale. Dopo si moltiplica per il numero di invitati che parteciperanno al pranzo (bambini calcolati per la metà). Il valore ottenuto si aumenta del 30%. Poi c’è un aumento dovuto al coefficiente di parentela (i parenti stretti, i compari, ecc..). Poi un coefficiente di squarciunaria, ovvero quanto si vuole stupire con la generesità. Poi c’è il coefficiente di riconoscenza (se hai ottenuto piaceri o favori e questo è il momento di ricambiare). La formula quindi è:$ = (B/2 + I) * (C + (C * 30%)) * P * D * R In cui: $ = Importo della busta; I = Numero di invitati in famiglia; B = Numero di bambini; C = Costo presunto del ristorante; P = Coefficiente Relazione di parentela (Fratello 1,5, Genitore 2,0, Cugino 1,2, Amico 1,0); D = Coefficiente di squarciunaria; R = coefficiente di riconoscenza (ha fatto truvà ‘o posto a mio figlio 2, mi ha fatto un piacere e questo è il momento per sdebitarmi 1,5). Quindi: Fratello sposato con due figli che vuole fare bella figura. Insomma: Costo ristorante 80 euro a persona. $ = (1 + 2) * (80 + 24) * 1,5 * 1,2 * 1 $ = 3 * 104 * 1,5 * 1,2 = totale 561,60 euro, 600 arrotondati! Ovviamente casi particolari vanno gestiti a parte (non pranzo ma solo brindisi, ruolo di testimone, eccetera.)

*docente di marketing turistico