Raffaele Lauro

di RAFFAELE LAURO*

Non è stato un mero consiglio nostalgico, sul tema delicato della riforma della Costituzione del 1948, quello rivolto da Unimpresa ai leader dei partiti che si presenteranno alle elezioni del prossimo 25 settembre, il riferimento storico al messaggio, inviato, nel giugno del 1991, dal presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, alle Camere.

Onde evitare che un necessario confronto, serio, anzi serissimo, ancorché divisivo, fosse piegato, come sta puntualmente avvenendo, a strumentalizzazioni elettoralistiche, a semplificazioni irrazionali  e a manipolazioni demagogiche. As usual! Le sagge riflessioni di Cossiga restano, tuttora, utili e attuali per i pochi che, invece di ululare, volessero riflettere e ponderare. Va ripetuto, tuttavia, con chiarezza che, in ogni caso, la trasformazione - con una legge costituzionale, riguardante la suprema magistratura dello Stato e i suoi poteri, approvata in base all’art. 138 della vigente costituzione - di una democrazia parlamentare, ormai in agonia, in una repubblica presidenziale, o semipresidenziale, non potrebbe, da sola, garantire l’invocata stabilità, presente in altre democrazie con l’elezione diretta del capo dello Stato, in quanto scardinerebbe gli equilibri costituzionali preesistenti e sarebbe destinata al fallimento!                              


2. I PRINCIPI E LE NECESSARIE GARANZIE COSTITUZIONALI
Una siffatta riforma non potrebbe prescindere dal varo contestuale di regole costituzionali che riconfermassero tutti i principi, nessuno escluso, e tutte le garanzie  costituzionali della Carta del 1948. Nonché un ridisegno complessivo del  ruolo e delle competenze di tutti gli altri organi costituzionali, al fine di assicurare l’equilibrio tra i poteri e il controllo, istituzionale e democratico, nei confronti di un presidente, legittimato, in forma diretta,  da un suffragio popolare. La garanzia delle garanzie, tutta politica questa, infine, sarebbe quella di un accordo politico per tenere, comunque, un referendum confermativo, anche nel caso di seconda approvazione, con una maggioranza di due terzi, in entrambe le Camere.     


3. UN’UTOPIA DI FERRAGOSTO
Un passaggio “rivoluzionario” di questo rilievo imporrebbe di accertare che la volontà popolare fosse chiara, e consapevole, non solo in sede di delega elettorale alla proposta presidenzialista, ma anche dopo, a titolo di ulteriore conferma, l’approvazione parlamentare, secondo l’art. 138 Cost.. Di fronte, purtroppo, alle accuse contrapposte delle ultime ore, per fini elettorali, tra chi difende l’intangibilità assoluta della Carta, paventando derive dittatoriali alla sudamericana o, addirittura, colpi di Stato, e chi improvvidamente annunzia il licenziamento, anzitempo, del capo dello Stato in carica, sottovalutandone l’effetto boomerang, il percorso, suggerito autorevolmente, anche se invano, da Cossiga nel 1991, e qui attualizzato al presente,  rischia di diventare un nuovo inascoltato consiglio, seppur di rango modesto. Un’utopia di Ferragosto!