
A pochi giorni dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Questore di Caserta Andrea Grassi è stato in visita all’Istituto Tecnico Buonarroti di Caserta per una mattinata di sensibilizzazione e di contrasto alla violenza di genere.
Martedì 18 novembre, il Questore, ricevuto dalla dirigente Anna Dello Buono, è stato accolto da una suggestiva coreografia realizzata dal gruppo di ballo del Buonarroti, guidato dal Dipartimento di Scienze Motorie: le studentesse si sono esibite al centro di un grande cuore rosso allestito nell’agorà dell’Istituto. Un momento intenso ed emozionante, che ha fatto da preludio alla successiva riflessione e al dialogo con il Questore.
Al centro del suo intervento, la campagna della Polizia di Stato “Questo non è amore”, rivolta soprattutto ai più giovani per educarli a riconoscere i segnali della violenza e promuovere una nuova cultura della sicurezza. “L’amore è un valore sacrosanto verso il prossimo, un sentimento che non può mai trasformarsi in paura”, ha ribadito Grassi.
Il Questore, nel corso dell’incontro moderato dalla prof.ssa Antonella De Maio, ha sottolineato come prevenzione e repressione, da sole, non siano più sufficienti. “Dobbiamo imparare a intercettare le paure prima che i fatti accadano. La repressione, purtroppo, arriva quando è già troppo tardi. È fondamentale costruire insieme una cultura del rispetto: non c’è amore senza cultura, senza sentimenti autentici”.
Richiamando la complessità della “società liquida” in cui viviamo, Grassi ha illustrato il progetto che unisce sicurezza e arte, realizzato in collaborazione con la compagnia teatrale del territorio “Ali della Mente”. Un percorso che mira a far riflettere i giovani e a leggere con maggiore consapevolezza il territorio e i suoi bisogni.
“Qualcuno di voi ama con paura. Non deve più succedere - ha ammonito Grassi - c’è chi non vuole amare, ma vuole solo possedere. La bellezza non può essere solo estetica: deve essere prima di tutto etica”. L’incontro si è arricchito di numerose domande degli studenti, segno di attenzione e partecipazione.
Tra i temi affrontati, i comportamenti tossici nelle relazioni: “Il malessere è un modo di apparire agli altri, è il “ganzo” che tratta male. Quando qualcuno sparisce e non si fa sentire è un sintomo che sta accadendo qualcosa, ma - ha chiosato Grassi - non si può morire per amore”.
Grassi ha ricordato tutti gli strumenti a disposizione delle vittime: l’app YouPol per segnalare episodi di violenza o bullismo, il numero 112, la Questura e i centri antiviolenza del territorio. “Il mio compito è garantire sicurezza, ma preferisco parlare di sicurezza della cultura. La cultura è l’unica cosa che crea indipendenza. È un gioco di squadra in cui ognuno può fare la sua parte”.
La violenza di genere, ha spiegato, non ha età né confini sociali: si registra dai 12 ai 70 anni, dall’analfabeta al laureato, dal ricco al povero. È un fenomeno trasversale. Eppure sono soprattutto le donne a chiedere aiuto: molti uomini pensano ancora di avere il diritto di usare le donne”. “La diversità è un valore aggiunto” - ha quindi sottolineato ricordando che, dopo ogni incontro, emergono spesso denunce e testimonianze “dell’inconfessabile”.
A chiudere la giornata, insieme agli attori Francesco Maienza e Ivan Santinelli, della compagnia “Ali della Mente” - Fabbrica Wojtyla, è stato proiettato il cortometraggio realizzato dal gruppo, divenuto spot ufficiale della Polizia di Stato e presentato in apertura del Festival di Giffoni. Gli studenti, insieme alla dirigente Dello Buono ed ai docenti, hanno intonato coralmente il messaggio dello spot: “Un bacio si dà in due, uno schiaffo no”.
“Questi incontri - ha affermato la preside Anna Dello Buono in conclusione - sono vitali per estirpare la sopraffazione e costituiscono una potente iniezione di consapevolezza. La scuola deve essere un luogo sicuro dove chiedere aiuto e può aiutare a spezzare la catena dei femminicidi. Attraverso il dialogo e l’esempio, dobbiamo promuovere quel cambiamento culturale che educhi i giovani a costruire un futuro di parità e rispetto reciproco. La lotta alla violenza di genere è un atto d’amore collettivo”.

