
Promuovere l’iscrizione nelle white list provinciali, che equivalgono al rilascio dell'informazione antimafia liberatoria.
Uno strumento che, in materia di antimafia, potrebbe facilitare gli imprenditori e rendere le aziende più competitive, proprio perché in possesso “a monte” del requisito morale necessario per partecipare agli appalti pubblici (art. 94, comma 2, d. lgs. 36/2023).
Una strategia emersa nel corso del Convegno “La prevenzione antimafia tra economia e legalità”, in programma in mattinata nel Centro commerciale Jambo (Trentola Ducenta), il più grande bene confiscato alla criminalità in Campania.
Un interessante confronto - aperto dai saluti istituzionali di Lucia Volpe, prefetto di Caserta, e Luigi Moscato, amministratore unico della C.I.S. Meridionale - che ha permesso di approfondire le strategie di prevenzione contro le infiltrazioni criminali negli appalti pubblici.
“Il controllo giudiziario - afferma Francesco Balato, giudice Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - ha aperto la strada alla sostenibilità della prevenzione amministrativa antimafia, seguito da strumenti come la prevenzione collaborativa che mitigano gli impatti dell’Interdittiva antimafia. È ora di riflettere seriamente su come gestire e svolgere il controllo, con l’obiettivo di affrancare le imprese dal condizionamento mafioso il più possibile. Questa, a mio parere, rappresenta la nuova sfida che potrebbe arricchire anche i contenuti del controllo prefettizio tipico della prevenzione collaborativa”.
Solo un corretto uso delle misure di prevenzione antimafia può garantire lo svolgimento leale della concorrenza tra le imprese sul mercato e della corretta erogazione di contributi e finanziamenti pubblici.
“L’interdittiva antimafia - spiega Marilena Di Paolo, giudice del TAR Lombardia - è oggi il provvedimento più temuto dalle imprese, che produce effetti, diretti e indiretti, devastanti sulla vita aziendale: danno reputazionale, perdita di posti di lavoro, risoluzione di contratti di appalto, revoca di erogazioni pubbliche e chiusura di esercizi commerciali. La mitigazione della prevenzione antimafia, con gli istituti del contraddittorio e delle misure di prevenzione collaborativa, non indebolisce il filtro antimafia ma, al contrario, lo rende più forte ed efficace - conclude - colpendo, da un lato, le imprese strutturalmente infiltrate, quelle cioè che contaminano l’economia legale e, dall’altro, offrendo una chance di riabilitazione a quelle imprese che, occasionalmente infiltrate, scelgono seriamente di intraprendere il percorso della legalità”.
Basta guardare gli ultimi dati per capire la portata del fenomeno. La Direzione Investigativa Antimafia, nell’ultima relazione al Parlamento, ha evidenziato che il numero dei provvedimenti interdittivi emanati nel 2024 (764) ha segnato un incremento del 13,19% rispetto al valore registrato nell’anno precedente (675).
In particolare, la Campania è al primo posto per numero di provvedimenti con 241 interdittive.
“Esprimo - dichiara Lucia Volpe, prefetto di Caserta - il mio sincero apprezzamento per l’iniziativa. Un importante momento di confronto con giudici, avvocati ed esperti del settore, che favorisce la condivisione e l’osservazione del fenomeno dalle varie prospettive e dai diversi ambiti di competenza. Un incontro che arricchisce il patrimonio informativo che deve essere comune a tutti gli attori istituzionali”.
Presentato anche il libro "Le informazioni antimafia nei contratti pubblici - Analisi organica e operativa della legislazione penale, amministrativa e di pubblica sicurezza” (prefazione curata da Francesco Caringella, presidente V Sezione del Consiglio di Stato), con gli autori Raffaele Carfora, avvocato cassazionista, Marilena Di Paolo, giudice del TAR Lombardia, Roberto Masi, già capo settore DIA di Milano, e Danilo Dimatteo, responsabile di redazione Dike Giuridica.
Una importante iniziativa - moderata dal giornalista Nicola Saldutti, Capo Redattore Economia del Corriere della Sera - promossa dal Centro Jambo, di proprietà della società C.I.S. Meridionale gestita dall’Agenzia Nazionale per l'Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata, sotto l’egida del Ministero dell’Interno.

