Il progetto si articola attraverso l’attività di compagnie ed associazioni con pluriennale esperienza nell’utilizzazione della pratica teatrale quale strumento di integrazione, capace di formare nuove professionalità oggi impiegate a pieno titolo nel settore delle arti sceniche. Durante il periodo natalizio gli esiti dei differenti percorsi formativi, siano essi spettacoli finiti, studi, performances itineranti, saranno presentati al pubblico, ad ingresso gratuito. Quartieri di Vita prende il via il 9 dicembre al Nuovo Teatro Sanità (per concludersi il 30 dicembre nei Quartieri Spagnoli di Napoli) con SONATA NAPOLETANA PER TOPI E BAMBINI, un lavoro sulla commedia dell’arte,liberamente tratto da Il Pifferaio di Hamelin dei Fratelli Grimm, messo in scena attraverso un laboratorio rivolto ai ragazzi del quartiere (rappresentazioni il 9 e 10 – ore 21 – e l’11 dicembre – ore 18). Scritto e diretto da Michele Danubio con Vincenzo Antonucci, Mario Ascione, Ciro Burzo, Mariano Coletti, Arianna Cozzi, Anna De Stefano, Ilaria Di Vicino, Simone Fiorillo, Sasi Nicolella, Lino Ramaschiello e la partecipazione di Laura Borrelli . Le luci sono di Paco Summonte, i costumi di Veronica Fusaro, le scenografie e le maschere di Michele Danubio, le musiche originali di Paolo Coletta. Sonata Napoletana per topi e bambini è l’esito finale di un laboratorio sulla commedia dell’arte, tenuto da Michele Danubio, uno dei più interessanti e moderni “Pulcinella” del teatro napoletano. “La sfida - sottolinea l’autore e regista - è stata quella di trovare codici di comunicazione che potessero rendere contemporaneo un genere teatrale che ad un giovane di oggi può sembrare molto distante”. Danubio ha scelto un genere antico coniugandolo con tematiche assolutamente moderne come l’arroganza del potere, il rapporto genitori-figli, l’impossibilità di ricevere il dovuto per un lavoro onesto. Il tutto trasmutato attraverso la maschera, il funambolico linguaggio della commedia dell’arte e una favola senza tempo come il Pifferaio Magico. Importantissimo è il lavoro sul corpo che trasforma giovani attori prima in topi e poi in bambini. Il Rione Sanità è noto, oltre che per le sue bellezze artistiche e storiche, anche per aver dato i natali a Totò, per essere stato contesto e sfondo a molti film come ad esempio L’oro di Napoli e perché Eduardo De Filippo vi ha ambientato una delle sue commedie più famose, Il Sindaco del Rione Sanità. Dalla valorizzazione di una delle innumerevoli chiese del quartiere, in una meravigliosa struttura settecentesca, la chiesa dell’Immacolata e San Vincenzo – meglio conosciuta come chiesa di padre Ciccone – sorge il nuovo teatro Sanità. Nel 2012, padre Antonio Loffredo, il parroco illuminato del Rione Sanità, decide di affidare la gestione della struttura ad un gruppo di professionisti del settore teatrale. Nasce così un collettivo formato da operatori teatrali e ragazzi del quartiere. L’incontro si è piano piano trasformato in una sinergia, che ha l’obiettivo comune della crescita del progetto e della realizzazione di un teatro che sia un bene non solo del quartiere ma di tutta la città. Alcuni di quei giovani si sono a tal punto appassionati al lavoro teatrale da volerne fare una professione. Il nuovo teatro Sanità è diventato, oltre al luogo di rappresentazione di molte compagnie locali e nazionali, anche un progetto di trasmissione di saperi e pratiche, di quella cultura teatrale, fatta di disciplina e studio. L’idea è che un giorno, quel teatro possa essere davvero di quei giovani che abitano nel quartiere e che là vogliono continuare a vivere. “Il Napoli Teatro Festival Italia con questo progetto – sottolinea il direttore artistico Ruggero Cappuccio - entra nelle periferie attraversate dal malessere sociale ed elegge i teatri che qui operano ad avamposti di resistenza al degrado, coinvolgendo direttamente una serie di gruppi teatrali impegnati nel lavoro e nel confronto con le emergenze sociali. Un tema che ricorrerà ancora nelle programmazioni future così che il NTFI non si limiti soltanto all’effimero sublime ma dia il giusto peso alle “sublimi” difficoltà degli individui”.