Doppio taglio del nastro venerdì 29 novembre, ore 17.30 ed ore 19.30, per la prima rassegna di teatro e musica nel cuore del centro storico di Teggiano “Teggiano Teatro” diretta da Antonello De Rosa, all’interno del monumentale Castello Macchiaroli. A tagliare il nastro è lo spettacolo “Circe.. la donna” di e con Antonello De Rosa.
Lo spettacolo itinerante tra le stanze del meraviglioso castello vedrà, anche, la partecipazione di attori dell’Accademia storica di Scena Teatro. Il mito che rivive tra le mura della storia, il passato fra presente e futuro, il racconto di una donna vista con gli occhi di De Rosa, il mito che assume contemporaneità e contaminazioni linguistiche proprie del territorio campano. Un “Fil Rouge” che attraversa tutta la drammaturgia teatrale.
«Circe, la maga crudele è in realtà una donna sola», racconta Antonello De Rosa. «Desidera amare ed essere amata, ed è per questo che diventa un simbolo della solitudine che spesso ci portiamo dentro, una solitudine non imposta dagli altri, ma scelta come strumento di sopravvivenza».
L'evento che prevede due turni, il primo alle ore 17.30 ed il secondo alle ore 19.30, rappresenta, come tutta la rassegna voluta da De Rosa e Scena Teatro, un importante appuntamento culturale per il pubblico locale e i turisti.
Sinossi
Circe, la maga che ama Ulisse e ne trasforma i compagni in porci: tutti la conosciamo così. Tale etichetta ci induce ad aspettative che solo in parte trovano corrispondenza nella realtà. Circe non è solo una pharmakis (maga) ma è molto di più: dea, donna, maga, amante, madre, amica, femme fatale. È una delle figure femminili più affascinanti e complesse della letteratura classica. È un personaggio che evolve nel corso del racconto, passando da donna fragile, spaventata e insicura, fino ad incarnare una donna forte e potente.
Dieci attori in scena, tra le stanze del Castello Macchairoli, con al centro Antonello De Rosa, ambasciatore del teatro sociale nel mondo – dieci sfaccettature di uno stesso personaggio. Donne che raccontano il loro dramma, le loro delusioni, i loro dolori… anime che si incontrarono e si raccontano. Tutta la potenza sta nella parola e nel corpo attoriale.
Circe è la madre delle famme fatale, l'archetipo della Dark lady, la maga/strega che attira nelle sue spire l'uomo ignaro per poi stritolarlo, forgiarlo e manipolarlo a suo diletto. Circe dai boccoli biondi affascina con il bel canto gli uomini di Ulisse e poi li trasforma in bestie. Odisseo, l'eroe astuto ed impavido, dopo essere riuscito a rendersi immune dai poteri nefasti della maga riesce ad ammansirla, farla innamorare e estorcerle la promessa di restituire dignità ai suoi compagni di viaggio.
La metafora dell'eterna lotta dei sessi si è tramandata intatta nei secoli, finanche Joyce relega Circe nel bordello del suo Ulisse. E nonostante il suo potere minaccioso, la Circe/famme fatale, come fu in Omero è stata sempre e soltanto una funzione narrativa del maschio. A lei poche battute perché è Ulisse a raccontarla. Ma quale sarebbe la sua versione della storia se fosse proprio Circe a raccontarcela? Si sono chieste Margaret Atwood e Madeline Miller alla fine del secolo scorso. Da questa domanda nascono i Circe Mud/Poems e Circe, la riscrittura del mito, a cui la poetessa e la scrittrice danno la parola alla donna Circe. Vittima consapevole del suo amore per Odisseo ma pur sempre passiva, riesce a crearsi un altro destino solo in un altrove immaginario, un'altra isola nel poema di Atwood. Più complessa nella sua autocoscienza in Margaret Miller, che riflette sul potere degli dei e dell'uomo in una riscrittura del mito come fosse un romanzo di formazione. L'emancipazione dalla subalternità ad un mondo declinato al maschile raccontata dalle due scrittrici, è il punto di partenza della Circe di Antonello De Rosa, che intesse un serrato dialogo tra la Circe addolorata dei Mud Poems e una Circe veemente, passionale a tratti anche spaventosa: una napoletana verace, che riassume in sé tutte le "Circi", debole e forte al contempo, complessa e fascinosa. In una parola: donna.
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