Al via l’autunno cameristico nell’antico complesso salernitano con cinque appuntamenti che vede al fianco del direttore artistico Francesco D’Arcangelo la Fondazione Carisal presieduta Domenico Credendino. Incontri tra musica arte e gusto in sinergia con Slow food e il Circolo Canottieri Irno.
L’equinozio d’autunno con la sua profonda simbologia, il momento del rimpianto del sole, il dolore acuto per il suo allontanarsi il dispiacere esteso e diffuso per la fine della stagione dei poveri, l'estate per la sua generosità, Salerno Classica con il suo ideatore e direttore artistico Francesco D’Arcangelo, ha allestito “San Michele in musica”, cinque incontri tra musica, arte e gusto, che nasce dalla consolidata sinergia tra Salerno Classica e la fondazione Carisal che accompagna da tempo le attività culturali dell’associazione Gestione Musica nel suo progetto sovvenzionato dal MIC e regione Campania legge 6. Da quest’anno la proposta musicale si arricchisce con i cinque appuntamenti cameristici, ospiti della Sala del Cenacolo del “Complesso monumentale San Michele” che accoglie importanti attività di mostre unendo arte e musica.
“San Michele in musica – ha dichiarato il direttore artistico Francesco D’Arcangelo - rappresenta un piacevole ritorno alle origini per la nostra programmazione, unendo la passione per la musica da camera all’eclettica delle trascrizioni che rendono il grande repertorio fruibile in ogni luogo e, come vedremo nel dispiegarsi degli appuntamenti con un’attenzione al mondo del gusto. E’ anche il penultimo atto prima del consueto dicembre sacro, del nostro triennio di finanziamento ministeriale, passato inosservato per talune istituzioni (ahimè) e, per fortuna, ricco di nuovi contatti e sinergie che hanno reso possibile il superamento di tante criticità e la realizzazione di tantissima musica. Entrando nello specifico questa rassegna vede e coinvolte personalità musicali di altissimo profilo ed un’attenzione al contenuto musicale delle ricorrenze dei 100 anni dalla morte di Ferruccio Busoni e Giacomo Puccini. Il ringraziamento più sentito va alla fondazione e Carisal che ci accompagna da tempo nel nostro cammino di diffusione della musica colta, al Complesso di San Michele per la prestigiosa sinergia ed al Circolo Canottieri Irno insieme a Slowfood Salerno con i quali la musica si arricchisce di partner creativi ed attenti nella creazione di un prodotto unico”. “Esprimo grande apprezzamento e soddisfazione per il programma dei concerti di "San Michele in Musica" – ha aggiunto il Presidente della Fondazione Carisal Domenico Credendino - che consentono alla Fondazione di proseguire nell'attuazione di diversi interventi strategici di alto profilo culturale. La collaborazione con Salerno Classica, il Circolo Canottieri Irno, Slow Food, è garanzia della qualità della proposta culturale che ospiteremo presso la prestigiosa cornice del Complesso San Michele”. Il concerto inaugurale del cartellone previsto per l’11 settembre nella Sala del Cenacolo del complesso di San Michele alle ore 20 (ingresso 12 euro più diritti) è stato affidato al pianista Antonio Di Cristofano e all’Ensemble Salerno Classica, che vedrà una formazione composta da Patrizio Rocchino e Paolo Di Lorenzo al violino, Piero Massa alla viola, lo stesso direttore artistico Francesco D’Arcangelo al violoncello e Gianluigi Pennino al contrabbasso. Romanticismi a confronto il titolo di questo primo appuntamento che saluterà l’esecuzione di del Quartetto n°2 in Si minore op.26, composto da Ferruccio Busoni nel 1887. Un’opera, questa che nonostante la critica volesse il lavoro improntato allo stile brahmsiano, ma che, come scrive lo stesso autore in una lettera, il quartetto fosse vicino a Schumann, cioè di sonorità asciutta, scritto nel registro centrale e di breve respiro. A seguire Antonio Di Cristofano interpreterà il Concerto per pianoforte e orchestra di Fryderyk Chopin n. 2 in fa minore, Op. 2, nella trascrizione di Kenner Dombek, uno dei concerti romantici che è nel sentire di noi tutti. Un concerto, questo, che combina due elementi diversi, per non dire – opposti: un puro suonare e una poeticità fortemente espressiva; il virtuosismo e la romanticità. Composto secondo il modello preso da Hummel, ma proveniente da Mozart, il compositore porta la brillantezza pianistica elaborata con i brani scritti in precedenza, all’apice e allo stesso tempo le dice addio. È diventata un mezzo di espressione, non un fine in sé. Metaforicamente nel concerto appare il volto di Chopin, fino a quel momento velato da una convenzione stilistica. Il concerto esprime in modo diretto la personalità del compositore la quale per la prima volta si manifesta con una grande forza e si concretizza in un insieme di caratteristiche che formano l’inconfondibile idioma stilistico del genio polacco. Il tratto dominante è appunto la “romanticità”, soprattutto nella parte centrali, ovvero nel Larghetto, appare in forma di “poeticità” da primo romanticismo. Un cartellone, questo che continuerà il 20 settembre alle ore 20 con due solisti il pianista Alessandro Marano e il clarinettista Giuseppe Cataldi, impegnati a sviscerare sempre il focus sul romanticismo di Ferruccio Busoni, stavolta a confronto con Ludwig Van Beethoven. Verrà quindi eseguita una trascrizione della Suite di Ferruccio Busoni per clarinetto, lo strumento paterno sul quale aveva certamente messo le mani, e quartetto d’archi in sei movimenti, il suo concerto per pianoforte e quartetto d’archi, in Re Minore KV80 un’opera che mostra poche premonizioni delle caratteristiche delle composizioni mature di Busoni, ma persegue piuttosto i modelli di Mozart, ma dalle sfumature personalizzate, con un Adagio che ha una serietà inaspettata ma anche una casta intimità e delicatezza, mentre lo Scherzo lirico ricorda Schubert, e il finale "convenzionale" è una dimostrazione di abilità compositiva, inclusa la raffinata interazione tra il pianoforte e gli archi.
La seconda serata sarà chiusa con l’esecuzione del terzo concerto per pianoforte e orchestra op. 37 (trascrizione V. Lachner) in Do Minore, di Ludwig Van Beethoven, in dialogo col quintetto d’archi de’ “I Solisti di Cosenza”, in cui ci accorgeremo che Il rapporto tra solista e orchestra è ancora improntato al modello del concerto classico, ma le potenzialità del concerto classico bachiano e mozartiano, basate sull’eleganza, l’equilibrio, il virtuosismo, vengono spinte ai limiti estremi., rivoluzionando la concezione stessa del Concerto, che diviene compiutamente sinfonica. Il 27 settembre ci sarà la serata “Anniversaire” ove il padrone di casa sarà il critico musicale Stefano Valanzuolo, supportato da un quartetto d’archi con pianoforte e con il quale si andranno ad omaggiare i compositori dei quali il 2024 è stato anno celebrativo: Gabriel Fauré con il Quintetto per pianoforte e archi op.89 - III Allegro moderato, Giacomo Puccini con “Crisantemi” per quartetto d’archi, Bedřich Smetana, attraverso il Trio in sol minore per violino, violoncello e pianoforte op.15 - I Moderato assai, Ferruccio Busoni con lo scherzo dal Concerto per pianoforte e quartetto d’archi KV80 ed Henry Mancini con due dei suoi temi più amati, Moon River e The Pink Panther. Il 4 ottobre sarà la giovane e splendida voce del soprano Giulia Lepore con l’Ensemble “Belle Epoque saloon Orchestra” con il Maestro Paolo Scibilia in doppia veste di pianista e direttore, ad offrire al pubblico l’Omaggio a Puccini, allargato a ciò che si eseguiva nei cafè chantant d’inizio Novecento frequentati dal genio toscano, evocando anche la grande amicizia con Tosti, ed eseguendo pagine poco conosciute di Buzzi, Peccia, Poldini, Billi, Graziani, Arditi, Gounod e Lehár, prima di ritrovarsi a tavola, presso il circolo Canottieri Irno per un menù particolare dedicato a Giacomo Puccini. Ultimo appuntamento al Complesso San Michele, l’11 ottobre alle ore 19,30, ancora per Romanticismi a Confronto, stavolta tra Ferruccio Busoni e Robert Schumann, con il pianista Costantino Catena, in dialogo con l’Ensemble Salerno Classica, che eseguirà, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 54, un qualcosa a metà tra sinfonia, concerto e grande sonata, una delle opere più dense di Schumann, il tentativo più ardito di fondere in una singola composizione tutte le suggestioni e le ansie espressive che lo assillavano di fronte a una creazione di vaste proporzioni, costretta a confrontarsi con la tradizione classica, preceduto dall’esecuzione del Quartetto n° in Do op.19 di Ferruccio Busoni di stile ed effetto ben evidente, per poi chiudere la serata negli spazi del Circolo Canottieri con una cena tematica dedicata alle ricette di casa Verdi.