servizio di OLGA CHIEFFI
C’è musica e musica. C’è la musica dei grandi numeri e delle grandi sale, magari perfetta, ma impersonale, lontana. C’è l’altra musica, intima, raccolta, a misura di musicista e di ascoltatore, quando le note si possono quasi toccare, emozionanti, e la complicità tra chi suona e chi partecipa al suono non si dilata o s’annulla per la distanza.
La Kammermusik, chamber music, musique de chambre, musica da camera, segna l’apice del concertare in luoghi circoscritti, che si sentono e si misurano col corpo. Musica come gesto, interpretazione come atto irripetibile, tra antiche mura che risuonano come la cassa di uno strumento, è l’essenza del Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia, ideato da Francesca Taviani per il Dipartimento di Musica d’insieme del nostro Conservatorio, da sei anni ospite della antica chiesa sconsacrata da cui prende il nome, e della Bottega San Lazzaro, ci piace dire di Peppe Natella, che accolse subito il progetto e Chiara, sua figlia, che ne ha seguito, fiduciosa, la traccia. Undici giorni insieme su di un ponte di musica, in un lungo viaggio, non semplice, tra secoli, stili, compositori che hanno schizzato per noi cartografie sonore, mappe musicali, da ascoltare e vivere. Tali suoni, che sul far della sera, ci accoglieranno, rappresentano le voci giovani degli allievi del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno e di quanti, già in carriera, ritornano per il piacere di far ancora musica insieme, la loro urgenza espressiva, al centro di un percorso che pone in evidenza la complessità dell’opera di trasmissione di un sapere stratificato e, in continua metamorfosi, quale è quello musicale. Ad inaugurare il festival il 1 giugno saranno i legni, con i flauti che si cimenteranno in trio con due opere allegre e umoristiche, di Hans Gunther Allers e Jacques Castérède Musica Vespertina e Flutes en vacance, per passare il testimone ad un quartetto di clarinetti che proporrà Scherzetto Pavana e Gopak di Gordon Jacob Jacob amava evocare l'era barocca nella sua musica, in particolare quella per il clarinetto dal momento che lo strumento è arrivato così tardi nell'era musicale che i suoi grandi maestri hanno scritto poco per lo strumento. I clarinetti eseguiranno quindi una gemma della loro letteratura, il Quatuor di Pierre Max Dubois, una pagina costruita essenzialmente con molta attenzione alla varietà del suono, alle opposizioni e alle combinazioni di densità sonore per esprimere un pensiero musicale chiaro e comunicativo. Finale con la Serenade n°11 K375 di Wolfgang Amadeus Mozart dove incontreremo anche gli oboi, corni e fagotti protagonisti di una pagina che mostra molti aspetti originali, introducendo squarci quasi romantici. Serata dedicata ai trii con pianoforte di Johannes Brahms, il 2 giugno, con l’op.40, in cui il corno offre un impasto timbrico suggestivo e profondamente romantico e l’op.8, il primo trio, di una densità sinfonica che dovevano poi rimanere tratti costitutivi ed emblematici di tutta la cameristica del maestro di Amburgo. Il 3 giugno sarà di scena il pianoforte a quattro mani con il Franz Schubert della Fantasia in Fa minore op.103 d 940 che non si allontana dalla Wanderer-Phantasie, i sedici Valzer op.39 di Johannes Brahms, animati da movenze 'popolari' che mirano a cogliere l'anima del popolo cui appartengono, e la Rhapsodie espagnole di Maurice Ravel, un ispanismo mai ottenuto mediante una pedissequa utilizzazione di documentazioni popolari ma con un libero impiego di ritmi, melodie modali ed evoluzioni. Il 4 giugno riflessione sulla sonata e sua evoluzione con archi e fiati: Mozart e Brahms per il violino e Jacques Ibèrt e Bohuslav Martinu per il flauto. Il grande repertorio per fiati e pianoforte sarà assoluto protagonista il 5 giugno, quando verrà eseguito il trio di Ludwig Van Beethoven in Sol Maggiore Wo037 in cui l’autore ha curato con scrupolosa meticolosità la divisione del "lavoro" tra i tre protagonisti, alla ricerca di un difficile equilibrio tra strumenti, e il Quintetto di Rimskij-Korsakov, dove è rispettata la scrittura tradizionale, ed invano sì cercherebbe nel Quintetto la mano del favoloso orchestratore. Da Carl Philippe Emanuel Bach della Trio Sonata in Re minore in cui si combinano alcune delle modalità contrappuntistiche di Johann Sebastian Bach con elementi più semplici e dolci , alla grande salonmusik di Franz Doppler e del suo Andante et Rondò op.25 alla Fantasia sul Rigoletto di Franz e Karl Doppler op.38, piacevolmente virtuosistica, con i flauti in grande spolvero, nella prima parte della serata del 6 giugno. Prima di ascoltare il Brahms della sonata per violino e pianoforte op.108per un carattere esuberante, incisivo, spesso incline al virtuosismo, soprattutto nella parte pianistica, completato dallo Scherzo dalla sonata F.A.E. Ritorna il 7 giugno il Quartetto Dorico, in nuova formazione per il Mozart dell’opera K493, con la sua tersa cantabilità dei temi e l’acuta animazione drammatica, nel suo sviluppo e il Robert Schumann del Quartetto op.47 che mette in luce una dialettica tra la concezione autenticamente cameristica della scrittura e la sua virtuale proiezione orchestrale. 8 e 9 giugno due serate in cui passeranno in rassegna diverse formazioni dai sassofoni alle chitarre dal flauto sino al clarinetto e al fagotto, uniti nella sonata d Poulenc, passando per le splendide voci che evocheranno le romanze di Giuseppe Verdi. I due appuntamenti che chiuderanno il festival, il 10 e l’11 giugno, saranno dedicati agli ensemble di fiati, che avranno anche ospite una voce di soprano per l’esecuzione di arie da alla Traviata e da segnalare anche una Fantasia sull’opera “La Fille du regiment” di Gaetano Donizetti, titolo d’apertura dell’ultima stagione lirica del nostro massimo.