servizio di OLGA CHIEFFI
Gran finale, venerdì 24 maggio, alle ore 19,con il solista polacco, Michael Wladkowski, per la XII edizione del Festival Internazionale Piano Solo, firmato da Paolo Francese e Sara Cianciullo, sostenuto dall’amministrazione comunale, nella persona di Ermanno Guerra, che registrerà un cambiamento di location.
Da Palazzo di Città, solo un centinaio di metri per spostarsi tra i fasti barocchi e musicali della chiesa di San Giorgio, per un programma che omaggerà i due numi tutelari della musica polacca, Chopin e Szymanowski, in un intenso confronto. Fryderyk Chopin aprirà e chiuderà il programma. Il pianista principierà la serata con la Polonaise op.40 n°2, ingiustamente meno celebre ed eseguita della prima della stessa opera, ma non per questo meno affascinante, dalle armonie che si fanno cangianti, come il timbro e la cupa e tragica maestosità dell'episodio di apertura, stemperato da momenti attraversati da intensa nostalgia e sconsolata mestizia. Si continuerà con tre Mazurkas a cominciare dalla prima dell’op.6 in Fa diesis minore, dal tono popolareggiante posto ben in evidenza, dalla caratteristica terzina e nei fortissimo e negli sforzato posti all'inizio delle quattro brevi frasi del secondo tema, che riproducono il grido che segnava i tempi forti delle danze contadine. Come in quasi tutte le mazurche di Chopin la forma è invece quella della danza cittadina, dove la sezione iniziale viene ripetuta con leggere varianti dopo un Trio centrale. Ancora due miniature la terza e la quarta mazurka dell’op.24, un’opera che sfruttando le scale lidia, eolia e zingaresca, introducono nell’armonia elementi di profonda trasformazione del linguaggio.
Il Notturno op.27 n°2 in re bemolle maggiore chiuderà la prima parte del concerto. Limpido e quieto, suscita nell'ascoltatore un senso di calma e di serenità. Basato sopra una serie di lunghi arpeggi «il tema si dispone» suggerendo una dimensione armonica che richiama l'arcaico carattere dell'antica modalità greca.
Al centro della serata verrà offerto un portrait di Karol Szymanowski, inaugurato dallo studio op.4 n.3, intensamente elegiaco, anche se paga molto alle opere di Skrjabin. Alla seduzione dell'antichità è legata la composizione delle Métopes op.29, trittico ispirato a figure femminili dell''Odissea che Karol Szymanowski compose nel 1915 dopo un viaggio nella bella Sicilia. Se l'Isola delle Sirene richiama la musica della lira e dell’aulos, con disegni che culminano in una esaltazione dionisiaca, in Calypso l'idea della seduzione amorosa è suggerita da ipnotici effetti di ostinato e da una scrittura sensuale piena di mezze voci, mentre Nausicaa è una pagina dal ritmo danzante e dall'andamento sempre più frenetico. Si riprenderà, quindi, con la Fantasie op.49 di Chopin. Qui l'oscurità e il fraseggio tipico dei suoi Notturni si fondono in uno di più ampio respiro, rarefatto e denso, unito alla drammaticità lirica delle sue ballate e per finire, il tutto è intriso di una punta di melanconia velata, tipica delle sue sonate.
Insomma, siamo di fronte a una traccia complessa che esula dallo stile salottiero delle sue Fantasie precedenti, acquistando una ricerca timbrica e di forme estremamente ardite e costruite, che, obbedendo ad un continuo flusso di emersione e immersione, scorre all'interno della composizione. A seguire, la celeberrima Berceuse op.57, caratterizzata dal clima cullante e avvolgente lirismo propri della Ninna Nanna e dal principio compositivo della Variazione. L’opera è costituita da una serie di quattordici variazioni su un tema originale composto dallo stesso Chopin: la mano destra presenta una melodia arabescata e dal carattere improvvisativo, alla quale si contrappone un basso ostinato fisso, quasi immobile. Si continuerà, quindi, con lo Scherzo n°3 op.39 in do diesis minore. Un interrogativo angosciante si spalanca all’inizio nel registro grave della tastiera: è un frammento
ripetuto, quasi atonale con una successione di 11 suoni differenti, sospeso sul vuoto enigmatico delle pause, prima che abbia inizio lo “scontro”: un tema martellante, ritmico, quasi infernale nel registro grave, con ottave raddoppiate all’unisono dalle due mani, si contrappone a un corale a cinque voci, raggiante e luminoso nel registro acuto, ornato di ghirlande di note, come di celestiali arpe, prima di rilassarsi con un rassicurante modo maggiore. Finale con la Ballata n°3 op.47 in la bemolle maggiore op. 47” che deve evidenziare il perfetto sfruttamento delle sonorità del piano e del pianissimo portando a dispiegare l’abilità nell’utilizzo del crescendo e del forte da parte dell’esecutore per lasciare emergere l’aspetto leggero, fantasioso e intimista della pagina.