“Le breast unit in Campania rappresentano un presidio di eccellenza per la sanità, poiché mettono insieme diverse professionalità in modo sinergico nell’affrontare il tumore della mammella.
Il primato della nostra Regione, prima in Italia ad approvare la legge che le istituiva, non deve tuttavia essere vanificato da una eccessiva frammentazione e polverizzazione dei percorsi sanitari in oncologia, come accaduto con l’ultimo decreto dirigenziale che individua ben 45 strutture in Regione Campania. Sicuramente sono troppe se vediamo quanto accade nelle altre regioni italiane, in particolare se paragonate a regioni come la Lombardia, che ne ha 37 con una enorme mobilità in entrata, oppure il Piemonte che ne conta 20, il Lazio e la Sicilia 17, l’Emilia Romagna 15, la Toscana 14 e così via. Non dobbiamo frammentare le breast unit ma dobbiamo certificarne i numeri, razionalizzando le risorse e puntando sulla qualità”. E’ la richiesta formulata dal Capogruppo di Italia Viva in Consiglio Regionale, Tommaso Pellegrino, nel corso del question time odierno in Aula.
“I pazienti che si rivolgono alle breast unit – ha aggiunto Pellegrino - hanno una probabilità di sopravvivenza a cinque anni del 20% superiore a quelli che si rivolgono a strutture non riconosciute e quindi non idonee a trattare il tumore mammella. C’è bisogno, allora, di un attento monitoraggio che quanto prima individui, nell’ambito delle 45 strutture attualmente riconosciute, quali siano quelle che seguono gli standard internazionali e rispettano i numeri previsti dalla norma. Vale a dire la capacità di poter trattare ogni anno almeno 120 tumori della mammella. Questo per evitare frammentazioni e per offrire a pazienti standard sempre più elevati. Oggi curarsi fuori regione è assolutamente ingiustificato. In Campania gli standard sono eccellenti, vanno solo riorganizzati - ha concluso Pellegrino”.