E’ in corso l’ennesima stagione estiva infernale per i lavoratori del turismo dell’isola d’Ischia costretti a lavorare anche 10, 11, 12, 13 ed in alcuni casi persino 14 ore al giorno pur di portare qualche spicciolo a casa per poter mettere il piatto a tavola e sfamare, così, la propria famiglia.
Infatti, fatta salva una piccola parte che rispetta regole e lavoratori e a cui va tutta la nostra stima perché potrebbe benissimo adattarsi al sistema, possiamo dire che una gran parte degli imprenditori del turismo alberghiero, e non solo sull’isola d’Ischia, hanno standardizzato l’”offerta” lavoro, sia che si tratti di full time, sia che si tratti di part-time. Per quanto riguarda il part-time, si lavora per un’intera giornata lavorativa e si guadagna la metà. Per quanto concerne, invece, il tempo pieno, in molti casi la situazione di sfruttamento diventa umanamente insostenibile. Ma veniamo a qualche esempio. Nonostante i contratti dei lavoratori del turismo prevedano che un lavoratore debba svolgere al massimo 40 ore settimanali, 6 ore e 40 minuti giornaliere se c’è un solo giorno di riposo ogni settimana, 8 ore se i riposi sono due, una cameriera ai piani lavora in media dalle ore 8.00 del mattino alle 16.00 del pomeriggio, e cioè 10 ore al giorno per un totale di 60 ore settimanali con il giorno di riposo che, soprattutto nei mesi di luglio ed agosto, non sempre è garantito. Povere donne, povere madri, umiliate da cotanto sfruttamento e che difficilmente hanno persino la forza e la voglia di sorridere. I loro visi sono spenti dalla consapevolezza che si approfitta a dismisura della loro forza lavoro. Durissimo anche il lavoro dei camerieri di sala, soprattutto nelle strutture dove gli stessi svolgono ancora tre turni in un solo giorno. In questo caso, praticamente si lavora dalle ore 7.00 del mattino sino alle 11.00, dalle ore 12,30 alle 15.00 circa e dalle ore 19.00 alle ore 23.00 per un totale di 10 ore minimo giornaliere e 60 minimo settimanali. Stesso discorso dicasi più o meno per i barman e le brigate di cucina con l’aggiunta che nel giorno di Ferragosto spesso non riescono neppure a fare un salto a casa per rinfrescarsi sotto la doccia e lavorano dall’alba a notte fonda. Ancora peggio gli orari dei camerieri assunti presso le attività della ristorazione. Qui, specialmente dove l’attività è diurna e notturna, la giornata sembra interminabile. Lunghissimi anche gli orari di lavoro di giardinieri e manutentori che molto spesso, oltre alle strutture ricettive, devono “badare” anche a ville e villette degli imprenditori. Duro è anche il lavoro di segreteria e ricevimento. Per tutti spesso si arriva a svolgere anche 10 ore di lavoro al giorno. Standard il lavoro dei cosiddetti portieri di notte che generalmente lavorano dalle 10 alle 12 ore di fila. In tutto questo, le paghe basi per i più fortunati in quanto capita che siano ancora più basse, vanno dai 1.100 ai 1.200 euro al mese per un corrispettivo, rispetto alle ore di lavoro effettivo e non quelle riportate sul contratto, di 4 o 5 euro all’ora. A tutto questo bisogna aggiungere ferie non godute e non pagate: assurdo! Discorso leggermente diverso per le terme dove in genere c’è un maggiore rispetto degli orari di lavoro solo perché l’Asl impone aperture, chiusure e determinati orari per quanto concerne la fangoterapia. Per il resto nei mesi di minor lavoro, i dipendenti delle terme diventano i tuttofare delle strutture.
AL DI FUORI DI STRUTTURE RICETTIVE ED ALBERGHI, PARADOSSALMENTE IN ALCUNI CASI PER GLI STAGIONALI LA SITUAZIONE DI SFRUTTAMENTO È ANCORA PEGGIORE
Sembra incredibile a dirsi, ma al di fuori di strutture ricettive ed alberghi, paradossalmente in alcuni casi la situazione di sfruttamento per gli stagionali è ancora peggiore. Nel senso che se in un albergo conosci perlomeno gli orari di ingresso e di uscita, nelle attività della ristorazione, ad esempio, sai quando entri e non sai quando esci con un orario che, soprattutto nei week-end, diventa lunghissimo. Per non parlare dei bagnini sulle spiagge. In molti si “arrostiscono” sugli arenili dalla sera al tramonto. Ebbene, rispetto a queste forme di sfruttamento che in un paese come l’Italia che si definisce civile dovrebbero essere messe al bando dalla sera alla mattina processando e condannando i responsabili ma che invece sono linfa vitale per l’infame sistema economico e sociale capitalistico dello sfruttamento del mondo del lavoro, c’è chi si permette persino di offendere gli stagionali che non accettano di lavorare a determinate condizioni. Cari imprenditori del turismo, se ancora nel mese di agosto non riuscite a trovare manodopera sufficiente, è perché invece di offrire lavoro, in molti casi imponete lo schiavismo. Anziché lamentarvi e piangere carenza di personale, rimboccatevi le mani e cominciate a lavare piatti e caccavelle, a servire i clienti a tavola e a pulire le camere, forse vi renderete finalmente conto di cosa vuole dire sfruttare ed umiliare i diritti del mondo del lavoro! Nei mesi scorsi abbiamo pubblicamente chiesto agli albergatori che lamentavano l’impossibilità di trovare personale, di dire pubblicamente a quali condizioni assumono i lavoratori. Nessuno ha risposto. Come mai???? Possibile che nessuno abbia la coscienza pulita a tal punto da poter dichiarare pubblicamente a che condizioni assume il personale? Noi intanto continuiamo pazientemente ad aspettare con la speranza che qualcuno ci rassicuri che nelle proprie aziende contratti ed orari di lavoro vengano rispettati.
LAVORATORI COSTRETTI A DIRE SEMPRE “SI PADRONE” E SE QUALCUNO OSA RIVENDICARE IL RICONOSCIMENTO DI QUALCHE DIRITTO, LA RISPOSTA E’ NETTA E DISUMANA: “SE NON TI STA BENE, PUOI ANCHE ANDARTENE”
L’esercito dei circa diecimila lavoratori stagionali dell’isola d’Ischia, dinanzi alle condizioni dettate e alle richieste avanzate degli imprenditori, sa benissimo che la parola d’ordine deve essere sempre quella del “Si, Padrone” di fantozziana memoria. E se qualcuno osa rivendicare il riconoscimento di qualche diritto, la risposta è netta e disumana: “Se non ti sta bene, lì c’è la porta, puoi anche andartene”. E questo perché la classe padronale sa bene di avere, in questa società infame, sempre il coltello dalla parte del manico e che per la necessità di lavorare un lavoratore difficilmente potrebbe dire no tenuto anche conto che con la fine del Partito Comunista e della deriva padronale della Cgil, oggi in Italia non ci sono forze politiche e sindacali che difendono la sfruttata classe lavoratrice finita, per questo, completamente nelle fauci del capitalismo. Dinanzi ad una situazione di super lavoro che in alcuni casi potrebbe persino mettere a repentaglio lo stato psico-fisico dei lavoratori, cosa fanno gli amministratori comunali isolani e i sindaci anche in veste di massima Autorità sanitaria del loro territorio? Nulla, tacciono. Tacciono perché hanno una cultura padronale che li porta a sostenere e a difendere le politiche economiche dei potentati economici ed anche perché molti di loro, assieme alle proprie famiglie, rivestono pure il ruolo di imprenditori del turismo. Quindi come potrebbero essere schierati dalla parte dei lavoratori, se sono posizionati dall’altra parte dalla barricata? Il problema di fondo è che la classe lavoratrice ischitana se continua a votare personaggi farciti di cultura padronale, continuerà a mandare al governo dei comuni ed all’opposizione i propri carnefici sociali che mai e poi mai denunceranno, per forza di cose, lo sfruttamento nelle aziende del turismo.
DOPO IL DANNO DELLO SFRUTTAMENTO SUBITO, A FINE STAGIONE PER I LAVORATORI C’E’ LA BEFFA DI DOVER FIRMARE LA CONCILIAZIONE E RINUNCIARE COSI’, PER SEMPRE, ALLA RIVENDICAZIONE DEI PROPRI DIRITTI
Quasi non bastasse il danno dello sfruttamento subito, complici patronati di sistema e sindacati padronali i cui rappresentanti li troviamo pure in qualche amministrazione comunale isolana, a fine stagione i lavoratori sono anche costretti a firmare la cosiddetta conciliazione con la quale si dichiara di aver avuti riconosciuti tutti i diritti e che nulla si potrà avere in futuro a pretendere. Potrebbe sembrare una cosa incredibile, ma è proprio così!
L’IPOCRISIA DELLA CHIESA E DI PAPA FRANCESCO CHE MENTRE A PAROLE CONDANNANO LO SFRUTTAMENTO, VANNO A BRACCETTO COI CAPITALISTI E NON CACCIANO I MERCANTI FUORI DAL TEMPIO…
Pensate che molti degli imprenditori del turismo si dicono cattolici e cristiani. Cioè si dicono, a parole ovviamente, fedeli ai principi del cristianesimo i quali però, al contrario del loro agire quotidiano, prevedono lo scrupoloso rispetto degli altri ed il porgere l’altra guancia. E così, dopo una settimana di sfruttamento riservata al mondo del lavoro, e cioè a donne, uomini, giovani e meno giovani della nostra Isola, sfoggiando il classico ed elegante vestito del giorno di festa, la domenica si recano in Chiesa ad ascoltare la messa chiedendo ed ottenendo, per i peccati commessi, l’assoluzione durante la confessione. E non è raro, durante il momento delle offerte, che nell’apposito cestello raccogli soldi finisca una cospicua offerta. Nel 2021 per taluni, evidentemente, le indulgenze si comprano ancora col danaro… Quanta ipocrisia. La stessa ipocrisia politica che troviamo in merito alle prese di posizione della Chiesa e di Papa Francesco che mentre a parole condannano lo sfruttamento dei lavoratori, nei fatti vanno a braccetto coi capitalisti e non cacciano i cosiddetti Mercanti dal Tempio come fece Gesù Cristo oltre duemila anni fa. D’altronde se la Chiesa in tutto il mondo possiede un immenso patrimonio immobiliare, lo deve proprio ai lasciti di nobili, ricconi e sfruttatori che nei secoli pensavano di “comprarsi” il Paradiso donando sul punto di morte i loro beni materiali. “Chi accumula ricchezze con sfruttamento, lavoro in nero, contratti ingiusti, è una sanguisuga che rende schiava la gente. Il sangue di chi è sfruttato nel lavoro è un grido di giustizia al Signore. Lo sfruttamento del lavoro, nuova schiavitù, è un peccato mortale”. Quelle che potrebbero sembrare frasi elaborate da un marxista, in realtà, incredibile a dirsi, sono le parole del Papa profferite poche settimane fa e a cui, purtroppo, però, non seguono mai i fatti e fino a quando la Chiesa andrà a braccetto coi potentati economici, politici e sociali del nostro Paese, non potrà mai avere la credibilità necessaria nel difendere gli interessi di deboli e sfruttati.
A QUANTO UN BLITZ DA PARTE DELLO STATO CON TELECAMERE E APPOSTAMENTI PER INDIVIDUARE E CONDANNARE FORME DI SFRUTTAMENTO DI CUI TUTTI SONO A CONOSCENZA MA CHE NESSUNO REPRIME?
Dinanzi ad una situazione di sfruttamento così palese, a quanto un blitz da parte dello Stato con telecamere e appostamenti per individuare e condannare una pratica di cui tutti sono a conoscenza ma che nessuno reprime? Naturalmente non servono a nulla le “interviste” che gli organi competenti fanno sporadicamente ai lavoratori i quali sono ben consapevoli del fatto che se ammettono di essere sfruttati, rischiano seriamente non solo il licenziamento, ma di uscire definitivamente dal giro degli stagionali. Ecco perché c’è bisogno di indagini approfondite, con tanto di telecamere ed appostamenti da parte dell’Ispettorato del Lavoro per appurare direttamente quando i dipendenti entrano ed escono dalle aziende, quanti turni coprono, quali contratti sottoscrivono, che stipendio percepiscono e se godono o meno delle ferie. Ai lavoratori ischitani ed italiani, l’appello è quello di acquisire presto quella coscienza di classe con la quale poter rivendicare nell’immediato il rispetto dei propri diritti sindacali e lavorare, in prospettiva, al superamento dell’infame società capitalistica che legalizza sfruttamento e disuguaglianze e costruire una società, che solo il Socialismo può garantire, in cui il lavoro sia un diritto di tutti e non il mezzo di arricchimento di pochi.