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Tutto era pronto. La città era un tripudio di bandiere e quel 22 febbraio 1931 il tricolore sventolava su ogni balcone. Era una giornata storica: nel Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia, fondato nel 1783, ci sarebbe stato il varo dell’“Amerigo Vespucci”.

Tutti gli edifici pubblici erano illuminati. Fin dalle prime ore del mattino, una folla orgogliosa e gioiosa era accorsa da ogni parte della Campania con i tram, i treni e le automobili per assistere all’evento, invadendo ogni angolo della Villa Comunale, di via Brin, dell’Acqua della Madonna e del Regio Cantiere Navale.

Alle 10.30 in punto, alla presenza del comandante marittimo Oscar Cerio, del conte Filangieri, delegato provinciale, del presidente della provincia Foschini, del direttore e ingegnere Odoardo Giannelli e di tutte le autorità locali, la signorina Elena Cerio, figlia del comandante Cerio e madrina della manifestazione, infranse una bottiglia di spumante, rigorosamente italiano, sul fianco della nave e subito dopo iniziò a tagliare le trinche con una scure.

Si staccò la prima fune, poi un’altra e poi un’altra ancora.

In un silenzio inverosimile, il veliero Amerigo Vespucci, che si ergeva bello e imponente, iniziò a scivolare sul piano di scorrimento in legno predisposto dai masti operai del Regio Cantiere Navale per la sua corsa inarrestabile verso il mare.

I cannoni a salve cominciarono a sparare, la banda musicale a suonare, le sirene a fischiare, tutte le bandiere, i cappelli e i fazzoletti a sventolare.

E l’Amerigo Vespucci toccò le acque del mare di Castiellammare formando tutt’intorno un letto di bianca e soffice spuma.

“Viva l’Amerigo Vespucci.”

“Buono viento!”

“Vaje c’à Maronna!”

La folla sembrava impazzita: chi urlava, chi fischiava, chi cantava, ma i più piangevano perché erano sicuri che stavano assistendo ad un evento epocale.

Ancora oggi, dopo 89 anni, questo meraviglioso pezzo di storia della Marina Militare Italiana continua a solcare tutti i mari e a svolgere sia la funzione di “Nave Scuola Militare” degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno, sia il compito di ambasciatrice dell’arte, della cultura e dell’ingegneria italiana.

Da tutti l’Amerigo Vespucci è riconosciuto come IL VELIERO PIU’ BELLO DEL MONDO.