enzook1Riviera di Chiaia e Villa Pignatelli, dallo shopping al cicchetto, da Fratelli Lumiere a Frankenstein

Il suo nome deriva dal termine latino  plaga, ripreso poi dal catalano  platja o dal castigliano  playa (che significa  spiaggia), poi declinatosi in  Chiaja. Qui, iniziò la storia del cinema in Italia indisturbata fino all’avvento del Fascismo (fu Mussolini a creare “Cinecittà”).

Nel 1898 i fratelli Lumière scelsero tra le città italiane per le loro prime riprese, proprio Napoli. che a quel tempo rappresentava il centro culturale d’Europa, riprendendo scene di vita quotidiana aSanta Lucia, Chiaia, via Marina, via Toledo e il Porto. Da li, in pochi anni, nel 1905, Gustavo Lombardo fondò a Napoli la Titanus, che si sarebbe affermata nel tempo come la più grande, e forse la più celebrata, casa cinematografica italiana.

Chiaia, oltre essere stata la patria del cinema, è oggi uno dei quartieri dello shopping napoletano, insieme al Vomero e Via Toledo. Ma a differenza di questi ultimi due, offre griffes di lusso concentrate tra Piazza dei Martiri, Via Calabritto e Via Albardieri ad esempio Bulgari, Cartier, Luis Vitton e Gucci. A queste si aggiungono le botteghe dell’artigianato partenopeo come quella storica di Eugenio Marinella, aperta fin dal 1914, che vende le cravatte più famose al mondo, e quella di Tramontano, imperdibile per gli amanti delle borse di pelle fatte a mano. Tra un acquisto e l’altro, per un simpatico rodaggio pre-cena, passando per Vico Belledonne è d’uopo la sosta ai “baretti di Chiaia”, dove da anni è in voga la moda del cicchetto: superalcolico servito in un bicchierino di vetro o in plastica. Chiaia è anche ricca di splendide chiese quali Santa Maria di Piedigrotta, fulcro della famosissima festa, la Chiesa dell'Ascensione e la Chiesa di San Pasquale.

Ma è la Riviera di Chiaia è anche sede di Villa Pignatelli la domus pompeiana a Napoli, un tuffo nella Bella Epoque: qui tutto lascia a bocca aperta: arredi d’epoca, mobili in stile neoclassico e liberty, suppellettili in argento e bronzo dorato, porcellane, oggetti ancora nella loro collocazione originaria.

La storia di Villa Pignatelli appassiona tutti: la villa, voluta, nel 1826 , da Sir Ferdinand Richard Acton (figlio di John Francis Edward Acton,  Primo Ministro di Ferdinando I), fu realizzata da Pietro Valente a cui successe nel 1830 , a causa di numerose diatribe, Guglielmo Bechi. Il Palazzo fu poi acquistato dalla famiglia Carl Mayer von Rothschild , la celebre famiglia di banchieri al servizio dei Borbone di Napoli i quali l’abitarono fino al 1860, quando divennero proprietari i nobili Pignatelli Cortes d’Aragona, fin quando nel 1955, la Principessa Rosina Pignatelli ne fece donazione allo Stato Italiano. Villa Pignatelli oggi ospita, il Museo Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes e il Museo delle Carrozze che vanta vetture ed accessori annessi di fine Ottocento realizzati, per lo più, a Parigi, Londra e, ovviamente, Napoli. La Dimora Nobiliare offre una ricca collezione di porcellane del Settecento e dell’Ottocento della Manifattura di Meissen (con esemplari anche molto antichi, come il Servizio da caffè con immagini marine del 1735-40 o come il gruppo plastico con il Ratto di Proserpina del 1750) o anche porcellane della Manifattura di Vienna, di Limonges, di Bonneval, di Doccia e di Venezia. Sono anche presenti non solo i capolavori della Real Fabbrica di Capodimonte come il Gentiluomo con marsina, la celebre Lavandaia e la Scena galante con cagnolino, ma anche diversi biscuit della Real Fabbrica di Napoli.

Una chicca di Villa Pignatelli è lo straordinario Giardino all’Inglese , con piante di rara bellezza come la Araucaria Excelsa, la Grevillea Robusta, il Ficus Magnolioides, la Strelitzia Augusta ed una straordinaria Magnolia Grandiflora.

A Villa Pignatelli sono stati ambientati film e serie televisive quali Giuseppe Moscati con Beppe Fiorello, e Katia Smutniak, Caruso, e qui sono state registrate scene del film di Mario Martone , Il Giovane favoloso. Infine alzi la mano chi non conosce Frankenstein, il personaggio immaginario frutto della fantasia di Mary Shelley. Non tutti sanno che proprio qui la scrittrice inglese, a Villa Pignatelli, fece nascere dalla sua vivida penna Victor Frankenstein, protagonista del suo celeberrimo romanzo scritto nel 1918. Per quanto le vicende dell’opera si svolgano quasi interamente fra la Baviera e la Svizzera, nel primo capitolo del romanzo è scritto chiaramente che il dottor Victor Frankenstein è nato a Napoli, ovviamente a Chaia, da una nobile famiglia. La Shelley rimase così profondamente colpita dalla sua bellezza della città e dal suo clima, dai misteri, dall’esoterismo e dalla magia che si respirava in ogni vicolo al punto che Napoli ritornò anche nel suo terzo romanzo “ L’ultimo uomo”.

*docente di marketing turitico e local development