SIAMO TUTTI FIGLI DELLE STELLE: DA ALAN SORRENTI ALLO STUDIO 54, DA MARGHERITA HACK A SHAKESPEARE
Era la fine degli anni settanta, quelli della febbre del sabato sera, dei Bee Gees e di John Travolta. Figli delle stelle del napoletano Alan Sorrenti fu un cult della generazione disco. Nel 1978 primo posto in classifica per quasi un anno, prima di essere a sua volta sorpassato da «Stayin’ alive». L'impatto di quel brano fu enorme: oltre un milione di copie vendute, tanti elogi ma anche critiche, ad esempio di Franco Battiato, che nel brano "Bandiera Bianca", "siamo figli delle stelle pronipoti di sua maestà il denaro", faceva riferimento al drastico cambiamento artistico effettuato dal cantautore napoletano per scopi economici.
Un impatto che ha ancora oggi la sua onda lunga: nella canzone "L'Estate Di John Wayne" di Raphael Gualazzi di un paio di anni fa si cita: “torneranno i figli delle stelle, sui tuoi sedili in pelle.” Al cinema nel 2010, il regista Lucio Pellegrini dirigerà Figli delle stelle con Pierfrancesco Favino e Giuseppe Battiston. Nel 2017 in Terapia di coppia per amanti diretto da Alessio Maria Federici , vi è una scena dove addirittura Alan Sorrenti interpreta se stesso.
Figli Delle Stelle, registrato tra l’Italia e la California ebbe una grande collaborazione internazionale , come il produttore Jay Graydon (Al Jarreau Barbra Streisand, Diana Ross, Marvin Gaye) a cui dobbiamo l’indimenticabile riff di chitarra nel brano, il bassista David Hungate (Toto) e il pianista David Foster (Madonna, Celine Dion, Bee Gees, George Harrison, Andrea Bocelli, Laura Pausini).
Ma chi erano i figli delle stelle? Erano i ragazzi che vivevano di notte. Si perché in quegli anni vivere di notte era una novità: le discoteche erano qualcosa di nuovo, che andavano a sostituire le vecchie balere. Basta leggere per bene il testo della canzone:
" Come le stelle, silenziosi nella no tte ci incontriamo", quelli che appartenevano ad un mondo nascosto, buio, bello e spensierato come un cielo stellato. "Figli delle stelle, senza storia, senza età, eroi di un sogno": non so chi sei, come ti chiami, da dove vieni ma è tutto stupendo, e lo voglio vivere fino in fondo, senza domandarmi cosa faremo domani. Infine " Come due stelle noi riflessi sulle onde scivoliamo": euforia, velocità, contatti sfuggenti, esattamente come i riflessi di una stella nelle onde.
Quei figli delle stelle trovarono il loro habitat in un locale a New York, lo Studio 54, per qualche anno il locale più famoso e trasgressivo al mondo. Alla sua inaugurazione, 26 aprile 1977 erano presenti anche l’attuale presidente Usa Donald Trump e sua moglie Ivana . La migliore musica ad altissimo volume, scenografie ridondanti ed allusive, una pista da ballo di 1800 metri quadrati, con ben 54 tipologie di luci che si alzavano e abbassano sui ballerini e sul dance floor. La prima canzone in assoluto a girare sul piatto del giradischi fu Devil’s Gun, dei C.J & Company.
Sulla pista, modelle, fotografi, milionari, aristocratici europei e sceicchi. C’erano ospiti regolari come Liza Minelli, Bianca Jagger, una giovane Madonna , Sylvester Stallone, Robert De Niro, Truman Capote, Diana Ross, Ryan O’Neal, Mariel Hemingway, Richard Gere, Jack Nicholson , Andy Warhol. Nella lista selezionata anche italiani come Loredana Bertè, Gianni Agnelli e Elio Fiorucci . La gente faceva ore di fila per entrare e tanti si arrendevano. Nile Rodgers e Bernard Edwards, due leggende della disco music, ad esempio non riuscirono a entrare nel club. Quella storia, però, ispirò Le Freak, il pezzo più famoso degli Chic uno dei più noti di tutta la storia della disco music. Quell’atmosfera magica finì per tutti nel 1980 quando il proprietario Steve Rubell venne arrestato per frode fiscale e droga. Una volta spente le luci, finì anche un’epoca perché dopo quella chiusura la disco music non fu più la stessa e nessun altro locale riuscì nemmeno ad avvicinarsi all’eleganza, ai fasti e all’originalità dello Studio 54. Siamo figli delle stelle non era solo uno stato d’animo, era anche un teorema scientifico. Una ricerca pubblicata sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society dalla Northwestern University di Evanston (Illinois) sancisce che siamo davvero tutti figli delle stelle, e che quasi la metà del nostro corpo ha origine cosmica e occupa un posto preciso e specifico all’interno dell’ universo. Margherita Hack, la più famosa astrofica al mondo, su questo argomento ci regalò un bellissimo messaggio: “Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli”. Potremmo concludere allora parafrasando William Shakespeare, che ne La Tempesta, atto IV, scrisse “ Siamo della materia di cui sono fatti i sogni”. Un sogno vissuto in tutta la sua potenza e complessità, in cui la sua realtà nutre, notturnamente, l’uomo dormiente.
*docente di marketing turistico e local develpment