UILPA Polizia Penitenziaria

“Dopo il caso di San Gimignano, anche a Firenze il Ministero della Giustizia si è costituito parte civile nei procedimenti penali a carico di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria accusati di gravi reati presuntivamente perpetrati nei confronti di detenuti".

Quella del ministero di via Arenula, dunque, pur a voler pensare che due indizi non siano ancora una prova, ma solo una coincidenza, sembra una precisa e decisa scelta di campo che ci sentiamo anche di condividere se, come affermato pure dal Sottosegretario Francesco Paolo Sisto, è utile a salvaguardare la totalità degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che espletano diuturnamente il loro servizio con lealtà, umanità e attaccamento al dovere, tale – aggiungiamo noi – da riuscire a tenere ancora a galla un sistema carcerario da troppo tempo alla deriva. Tuttavia, continuiamo a non comprendere le ragioni che impediscono al Ministero della Giustizia di costituirsi parte civile nei procedimenti penali a carico di detenuti che abbiano aggredito gravemente appartenenti alla Polizia penitenziaria. Anche questo, diciamo al Sottosegretario Sisto, sarebbe nell’interesse di quanti fra i detenuti rispettano le regole penitenziarie e di civile convivenza, ma soprattutto farebbe sentire alla Polizia penitenziaria la vicinanza di uno Stato ancora inerme a fronte di tre aggressioni gravi al giorno subite e i cui costi, anche economici, si riversano interamente nelle tasche dei cittadini”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, alla notizia della costituzione di parte civile del Ministero della Giustizia nel procedimento penale a carico di alcuni appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Firenze Sollicciano e accusati di violenze nei confronti di detenuti. “La Polizia penitenziaria– continua il Segretario della UILPA PP –, nonostante il clamore mediatico suscitato da alcuni fatti di cronaca, su tutti quelli riguardanti il carcere di Santa Maria Capua Vetere, è un Corpo sano che, quasi in esclusiva, sta ancora reggendo un sistema carcerario allo sbando per anni di abbandono della politica e dei governi. Proprio a Firenze, peraltro, le indagini e le denunce sono partite dalla stessa Polizia penitenziaria, che in questa circostanza ha dimostrato di avere al suo interno gli anticorpi necessari per reagire in caso di eventi patologici, che rimangono del tutto circoscritti. Chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito anche affinché non venga offuscato l’onore, il prestigio e il decoro di 37mila donne e uomini che quotidianamente servono la divisa e lo Stato fino a mettere a repentaglio la propria incolumità personale. Il Ministero della Giustizia e il Governo, tuttavia, non possono chiamarsi fuori se nelle nostre carceri continua ad accadere di tutto, dai parti alle sparatorie”.  “Cosa si è fatto – incalza De Fazio – dopo Santa Maria Capua Vetere o dopo Frosinone? Lo diciamo noi: assolutamente nulla! Anzi, la situazione sta ancora drammaticamente peggiorando e non si vede neppure la luce in fondo al tunnel”.

 

          “Se la Ministra Cartabia e il Presidente Draghi vogliono dare consequenzialità alle parole pronunciate proprio a Santa Maria Capua Vetere debbono pensare a un decreto carceri che con procedura d’urgenza metta in campo misure emergenziali per organici, equipaggiamenti e tecnologie, nonché a una legge delega per la riforma compiuta e strutturale del complessivo sistema d’esecuzione penale. Tutto il resto – conclude il massimo rappresentante della UILPA PP – ci sembra solo un placebo”.