Lo studio dell'associazione è basato su dati della Banca d'Italia aggiornati al primo trimestre 2020 e incrocia i dati relativi al valore di bilancio delle azioni - quotate e non - detenute da tutti i soggetti economici che operano nel nostro Paese: imprese, banche, assicurazioni e fondi pensione, Stato centrale, enti locali, enti di previdenza, famiglie, investitori stranieri. I dati mettono a confronto i valori registrati nel primo trimestre 2019 e quelli del primo trimestre 2020. Secondo l'analisi, per quanto riguarda l'intero universo delle società per azioni del nostro Paese, la fetta maggiore è in mano alle famiglie: in calo al 36,55% a inizio 2020 rispetto al 38,13% del 2019. Nella speciale classifica, seguono gli stranieri col 25,21% (era il 24,57%), le imprese col 15,67% (era il 15,37%), le banche con il 12,08% (era il 13,24%) e lo Stato col 5,17% (era al 4,68%), le assicurazioni e i fondi pensione col 2,90% (era il 2,58%); quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali (stabili attorno allo 0,61% dallo 0,56%) e agli enti di previdenza (dallo 0,88% all'1,08%).
Complessivamente, il valore delle società per azioni è diminuito, dal primo trimestre del 2019 al primo trimestre del 2020, del 10,22%, con un calo di 234,5 miliardi, scendendo dai 2.295,3 miliardi del 2019 ai 2.060,7 miliardi di quest'anno. Bilancio negativo per le famiglie, che hanno perso valore per 122,03 miliardi (-13,94%) da 875,1 miliardi a 753,1 miliardi. Saldo negativo (-44,2 miliardi con un calo dell 7,68%) anche per gli investitori esteri: avevano quote azionarie che valevano nel 2019 563,8 miliardi e ora valgono 519,5 miliardi. Ecco i risultati per le altre categorie di azionisti: le banche hanno visto calare il valore delle loro partecipazioni di 40,1 miliardi (-13,20%) da 303,9 miliardi a 263,8 miliardi; le assicurazioni e i fondi pensione registrano "plusvalenze" per 680 milioni (+1,15%) da 59,1 miliardi a 59,8 miliardi. Variazione negative, invece, per le quote delle imprese, che hanno 29,7 miliardi in meno (-8,44%) da 352,7 miliardi a 322,9 miliardi. "Bilancio" in attivo per le partecipazioni degli enti di previdenza, cresciute di 2,2 miliardi da 20,09 miliardi a 22,2 miliardi. Bilancio negativo invece sia per quelle dello Stato centrale, calate di 865 milioni (-0,81%) da 107,4 miliardi a 106,5 miliardi, sia per quelle degli enti locali, scese di 391 milioni (-3,02%) stabili a poco più di 12,5 miliardi.
Per quanto riguarda le società per azioni presenti a Piazza Affari, il valore complessivo è crollato di 101,5 miliardi (-20,07%), dai 506,1 miliardi del 2019 ai 404,5 miliardi del 2020. Il primato nell'azionariato, nonostante il calo, spetta agli investitori esteri detentori del 47,69% delle quote, in netta diminuzione dal 51,74% del 2015 e in calo anche rispetto al 48,69% del 2019. Nella speciale classifica, seguono le imprese col 26,96% (era il 25,37% nel 2019), le banche col 10,87% (era il 10,51%), le famiglie con il 7,59% (era il 9,37%), lo Stato col 5,39% (era il 4,48%), le assicurazioni e i fondi pensione con lo 0,81% (era lo 0,75%); quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali (0,58%) e agli enti di previdenza (0,10%).
Gli azionisti esteri hanno "perso" o "ceduto" 53,5 miliardi (-21,71%) da 246,4 miliardi a 192,9 miliardi, le imprese hanno 19,3 miliardi in meno (-15,06%) da 128,4 miliardi a 109,07 miliardi, mentre le famiglie hanno perso 16,6 miliardi (-35,21%) da 47,4 miliardi a 30,7 miliardi. Bilancio negativo, poi, anche per le banche con un calo delle quote di spa quotate pari a 9,2 miliardi (-17,38%) da 53,2 miliardi a 43,9 miliardi. Giù le quote di assicurazioni e fondi pensione di 520 milioni (-13,64%) da 3,8 miliardi a 3,2 miliardi. Le quote in mano allo Stato centrale sono calate di 864 milioni (-3,81%); variazione negativa anche per quelle delle amministrazioni locali, scese di 1,1 miliardi (-33,63%) da 3,5 miliardi a 2,3 miliardi; negativo il saldo anche per le quote degli enti di previdenza, calate di 234 milioni (-37,08%) da 631 milioni a 397 milioni.