di VENIERO ADRIANO FUSCO
E' di pochi giorni fa la decisione del giudice del lavoro di Santa Maria Capua Vetere di riconoscere a una dipendente della Regione Campania la malattia professionale a seguito del demansionamento subito per diversi anni e, di conseguenza, condannare l’INAIL al pagamento di una prestazione previdenziale.
Il caso è quello del più classico dei demansionamenti: svilimento della professionalità, svuotamento delle mansioni e isolamento lavorativo. Il tutto accompagnato da comportamenti vessatori e intimidatori, richiami, maldicenze, vessazioni. Se il Tribunale aveva riconosciuto la colpevolezza della Regione Campania, l’INAIL per parte sua non aveva voluto accettare che gli squilibri emotivi, fisici e lo stato depressivo sviluppato dalla signora fossero una malattia professionale conseguenza del clima determinatosi in ufficio. Contro questa decisione è intervenuto il ricorso dell’avvocato Domenico Carozza,giuslavorista, che aveva già curato e vinto l'azione di risarcimento danni contro l’ente regionale. L’attesa è durata anni ma la pubblicazione, pochi giorni fa, della sentenza del giudice del lavoro del tribunale di Santa Maria ha fatto chiarezza, ribaltato il giudizio INAIL e riconosciuto la malattia professionale nonché la prestazione previdenziale congrua. La giurisprudenza attorno al demansionamento si arricchisce dunque di un altro fondamentale elemento che afferma come esso possa essere origine di malattia professionale.