images 1

Quarta serata della XXI Edizione del Positano Teatro Festival di Gerardo D’Andrea, diretto da Antonella Morea dedicata al teatro e all’omaggio a Enzo Moscato.

Mercoledì 31 luglio, alle 20,30, in piazza dei Racconti, in scena “Muratori” la commedia di successo di Edoardo Erba, con la regia e l’adattamento in napoletano di Peppe Miale e l’interpretazione di Massimo De Matteo, Francesco Procopio, Angela De Matteo. I costumi sono di Alessandra Gaudioso, le scene di Luigi Ferrigno, le musiche di Floriano Bocchino, le luci di Salvatore Palladino, l’aiuto regia Giordano Bassetti, l’assistente scenografo Sara Palmieri, l’assistente alla regia Roberta Rossi Scala. Una produzione Ente Teatro Cronaca.

Una originale riscrittura in lingua napoletana che affronta un tema quanto mai attuale: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a lucrosi mega supermercati. Tra esilaranti scambi comici e momenti di profonda riflessione, una storia di amicizia, rivincita e conflitti sociali che è un inno d’amore al teatro. In una notte infinita e sospesa, due muratori sono al lavoro per chiudere con un muro il palcoscenico di un teatro in disuso: l’area è stata ceduta al supermercato con nante che deve ampliare il magazzino. È un abuso, bisogna lavorare in fretta, e i due si impegnano con tutte le loro forze per finire prima che venga il giorno. Ma il teatro è un luogo magico, e profanarlo significa scatenare presenze nascoste, irrazionali, capaci di scavare voragini di emozioni nel cuore dei due ignari mano- vali. E così i due muratori sono protagonisti dell’incontro con una enigmatica e sensuale signorina Giulia che scompiglierà il loro destino e quello del teatro. Una commedia che alterna momenti comici a momenti poetici, una storia di amicizia, rivincita e con itti sociali, un inno d’amore al teatro che diverte e commuove.

Note di regia: In una notte sospesa e infinita due muratori si insinuano illegalmente in una sala teatrale al con ne con un supermercato per realizzare un muro abusivo. Il ne è quello di allargare gli spazi del contiguo esercizio commerciale su mandato del proprietario del palazzo che contiene i due locali. Ma la magia di quel luogo che sta per essere violato vive rappresentandosi in presenze presunte, rumori sinistri, luci irregolari, inducendo perplessità e domande nelle menti e nei cuori dei nostri due anti-eroi. Quando poi si palesa un’incantevole gura di donna, tale signorina Giulia, che appare ora all’uno ora all’altro, ecco che Germano e Fiore nella più assoluta inconsapevolezza, quasi prede di un sortilegio, accennano a citazioni di parole testi e immagini che rimandano al luogo che stanno abitanur sempre in coerenza con la loro identità, si confrontano anche duramente no addirittura a creare i presupposti per scombinare il sodalizio edile che avevano cercato di avviare, lasciando sul terreno di quella contesa i rottami delle rispettive esistenze. Rottami che poi sono anche i rottami di quell’abusivo muro che stanno realizzando e che scopriremo se riuscirà a diventare impresa compiuta. È il teatro che prova a sopravvivere sublimando se stesso in un viaggio infinito che vale proverbialmente più della meta. Il testo di Edoardo Erba naviga tra rigogliosi orizzonti di concreta e raffi nata comicità e, mai disdegnandole anzi sublimandole, piccole sorprendenti e sostanziali soste in acque che demandano ad un’acuta riflessione sulla condizione umana. E se nella nostra lettura, la retorica potrebbe rappresentare facile inciampo, è nostro desiderio provare a denunciare che, se è vero come è vero, che il momento pandemico in essere costringe ad una crisi della cultura (di cui il Teatro è solo fra le più alte rappresentazioni), è pur vero che l’Autore già nel 2002 ci segnalava che c’era chi desiderava che la cultura fosse murata in un supermercato. Ed è quindi sempre nostro compito provare, con umiltà, ad essere quella signorina Julie che crea le condizioni affinché i muri non si sostituiscano ai sipari. Peppe Miale

Al termine

Cerimonia di consegna

Premio Speciale

a

ENZO MOSCATO

Sarà ritirato da Claudio Affinito che, con il drammaturgo, ha fondato e diretto dal 1986 la Compagnia Teatrale Enzo Moscato

Motivazione

Immenso poeta e grande uomo di teatro, sodale d’arte e formazione di Annibale Ruccello e “amico” del Festival di Positano, acuto e malinconico maestro nella cui lingua e nella cui opera, come nel più prezioso dei crogiuoli, si sono suggestivamente contaminate e fuse tracce e voci della tradizione con idee, immagini e visioni del suo genio gnostico e rivoluzionario.

L’omaggio è stato fortemente voluto e condiviso dal Comune di Positano, guidato dal sindaco Giuseppe Guida, e dal direttore artistico, Antonella Morea, che gli hanno dedicato l’Edizione 2024 del Positano Teatro Festival di Gerardo D’Andrea. Claudio Affinito, insieme al figlio Giuseppe attore formatosi sin dalla più tenera età alla scuola di Moscato, hanno contribuito a mettere in scena le numerose opere drammaturgiche, a seguire con dedizione e professionalità le tournèe di Moscato ma più di tutte hanno rappresentato la sua “famiglia” affettiva e teatrale, custodi di uno scrigno prezioso e indimenticabile della sua arte e della sua fertile scrittura narrativa e linguistica.

Un tributo e una grande riconoscenza a Enzo Moscato per la costante presenza al Festival con i suoi irriverenti e poetici spettacoli. Non a caso, nel 2002, quando il Positano Teatro Festival intitolò la rassegna teatrale ad Annibale Ruccello il primo Premio fu assegnato proprio a Moscato. Attore, regista e drammaturgo amato dal pubblico di Positano, sostenitore sin dalle origini della rassegna, i suoi spettacoli sono stati presenti in ciascuna programmazione del Festival, ideato da Gerardo D’Andrea. Enzo Moscato ha portato in scena l’irriverenza e la solitudine di tanti personaggi (da Nanà di “Luparella”, “Spiritilli”, “Palummiello”, “Cartesiana“ di “Ritornanti”), impronta di un artista che ha saputo intercettare un mondo sofferente. Così in un testo poetico del 2013, Enzo Moscato scriveva sul Positano Teatro Festival: “Credo d‘aver scritto e detto più volte, nel tempo, tutto il bene che penso del Festival del Teatro che si tiene, ogni estate, a Positano. E i miei ripetuti elogi non nascono certo dal fatto che sin dalla sua fondazione – una dozzina d ‘anni fa, più o meno – io sono stato il primo a scendere su quegli splendidi litorali (prima proprio a ridosso degli scogli, (ricordo, poi, successivamente, nel verzurante ‘Giardino del Tennis’ ) a recitarvi i miei lavori. Nemmeno ne dico bene, chessò? perché proprio al sottoscritto è capitato, tra gli altri, il privilegio di ricevervi l‘ambìto premio Ruccello per il Teatro che là si consegna”.

Per l’omaggio a lui dedicato, per il forte legame che aveva con Gerardo D’Andrea, ricordiamo inoltre le note di regia che Moscato scrisse di “Ritornanti” recital da “Spiritilli” “Palummiello”, “Cartesiana“ (Positano Teatro Festival 2020) che danno il senso del suo incedere nella scrittura drammaturgica. “Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-pronunciare, è, forse, l’atteggiamento che pratico di più, e più spesso, con le mie cose di teatro. Soprattutto all’ indomani della prima di un nuovo spettacolo, quando, magari, (e miracolosamente) mi sia riuscito di mettere a punto qualche significativa svolta, formale o tematica, lungo il mio, non sempre lineare, camminare drammaturgico: qualche nuova rottura, qualche nuovo azzardo, qualche inedito desiderio di “ferita” o salto, linguistici, nell’ ignoto vuoto dell’ “espressivo” (rubo, con piacere, questo termine, ad Anna Maria Ortese)”.

Il premio speciale a Enzo Moscato è opera dell’artista Martina Apicella, allieva dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con cui il Positano Teatro Festival ha instaurato una collaborazione, grazie alla responsabile del dipartimento scultura, prof.ssa Rosaria Iazzetta. La scultura ricorda nella forma che si avvolge su se stessa, il valore di questa illustre personalità, che lascia dei vuoti e crea rivoluzione. Di Moscato se ne ricorda il valore della sua creazione rinnovatrice del teatro, come interprete di un nuovo teatro di poesia. Il colore rosso riprende il simbolo del teatro, il calore e il fuoco della rappresentazione e della passione partenopea, rappresentata tutta nel valore creativo di Enzo Moscato.

Martina Apicella, classe 2000, opera e vive a Cava de’ Tirreni. Nel 2023, ottiene il Diploma di I livello in Decorazione e oggi è iscritta al II anno del biennio specialistico di Scultura, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Completa il percorso triennale con una tesi sull’Arte Relazionale, si appassiona alla scultura, coltivando le abilità progettuali e grafiche. Inizia la sua esperienza espositiva nel 2021 con mostre collettive e una personale nel 2023 in diverse location. Affronta con le sue opere temi umanitari, indagando una “cultura in divenire” tipica di una società in progress. Le sue opere, vengono elaborate, tramite linguaggi artistici che spaziano dall’installativo, al pittorico, e allo scultoreo.