Con le domeniche di ottobre e novembre è tornata Salerno Classica, promossa dall’Associazione Gestione Musica, guidata dal cellista Francesco D’Arcangelo, che la porta a spaziare tra i diversi generi musicali e prestigiosi ospiti, puntando a recuperare i valori della musica in un’ottica di dinamicità, innovazione, esperienza e dialogo, che ha portato la direzione ad ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo per un triennio.
Francesco D’Arcangelo propone l’antichissimo binomio Musica e Vino Che la musica sia in grado d’influenzare il nostro stato d’animo è testimoniato da tanta letteratura, sin dal tempo degli antichi Greci, e la relazione che intercorre fra il vino ed essa ha attraversato i millenni.
Vino e musica hanno in comune il senso armonico delle proporzioni, così come la composizione e il produrre vino impone disciplina e modelli operativi ispirati ai concetti di sostenibilità e rigore etico, ancor prima che al ‘buono’ e al ‘bello’, nonché riflessione, perché evoca la nostra terra e l’appartenenza a essa. La degustazione sarà affidata alla Famiglia Pagano 1968. Da Boscoreale all’inizio del ‘900 alla grande cantina a Luogosano, in provincia di Avellino, luogo storico di nascita del Taurasi, ma con vigneti in ogni provincia campana, la Famiglia Pagano è grande produttrice di vino. La famiglia di oggi è diversa da quella che dette principio a tutto all’inizio del secolo scorso, ma il vino sarà sempre la pietra angolare della loro casa, quello che collega il Passato al Futuro. La musica afferra il presente, lo ripartisce e ci costruisce un ponte che conduce verso il tempo della vita. Colui che ascolta e colui che canta vi ci trova un amalgama perduto di passato, presente e futuro. Su questo ponte, finchè la musica persiste, si andrà avanti e indietro. La musica fa giusta coppia con il vino e su questo ponte tra i secoli ci condurranno domenica 29 ottobre alle ore 11,45, al Teatro Pasolini di Salerno, il soprano Annalisa Pellegrini e il chitarrista Stefano Palamidessi. Il concerto verrà inaugurato da due arie dal “Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart in cui la Pellegrini darà voce a Zerlina la quale soccorre Masetto, che è stato picchiato da Don Giovanni. Masetto è tutto dolorante e con le ossa rotte, ma Zerlinetta gli propone un rimedio molto efficace: un certo balsamo che lei porta addosso, e che lo speziale non sa fare… Zerlina è molto seducente e Masetto non sta poi così male! L’aria è “Vedrai carino”. Eccoci nel giardino della villa di Don Giovanni, dietro il palazzo illuminato, con due padiglioni ai lati, in attesa che cominci la gran festa che farà da sfondo al finale del primo atto. Qui assistiamo al reincontro fra Zerlina e Masetto. Naturalmente il contadino è furioso con la sua promessa sposa, che aveva avuto l'ardire di abbandonarlo proprio il giorno delle nozze. Ma la ragazza, con estremo candore, riesce abilmente ad ammansirlo. Dapprima presentandosi come innocente vittima degli inganni di Don Giovanni ("Ma se colpa io non ho! Ma se da lui ingannata rimasi!"), poi rassicurando il suo sposo della propria integrità ("Non mi toccò la punta delle dita!"), e infine offrendosi di espiare ogni possibile colpa con la giusta punizione ("Sfogati, ammazzami, fa' tutto di me quel che ti piace: ma poi, Masetto mio, ma poi fa' pace"). Come può Masetto resistere a simili parole? L'aria di Zerlina lo invita a "batterla" (cioè a picchiarla), senza alcuna reazione da parte sua ("Starò qui come agnellina / le tue botte ad aspettar"). Ovviamente il giovane non ne ha il coraggio e la riconciliazione è subito servita. Zerlina sveste per la prima volta i panni dell'ingenua fanciulla e dimostra di saper giocare bene le carte della femminilità. Don Giovanni Docet! Seguiranno, quindi di Mauro Giuliani, invece, tre delle Sei cavatine op. 39, modelli di belcanto italiano, “Ah! Non dir che non t’adoro” “Alle mie tante lagrime” e “Già presso al termine”. Si passerà, quindi all’Op. 30 di Fernando Sor Fantasia su Temi Italiani, che prevede un’introduzione, un tema variato e una brillante tarantella, che rappresenta un vertice compositivo di assoluto valore. Oltre alle enormi possibilità interpretative che offre, questa pagina rappresenta un magnifico esempio di sperimentazione formale per uno strumento come la chitarra che - da certi punti di vista - mal si adatta alle forme principi del periodo classico, spesso concepite pensando al pianoforte e al quartetto. Quando si parla di danza, non si può non passare per Napoli ed ecco due canzoni attribuite a Gaetano Donizetti “La conocchia” con la donna in finestra intenta a filare nell’attesa che passi il suo uomo e potersi affacciare rompendo abilmente il filo e La serata verrà aperta dalla Canzona Marinara, composta da Gaetano Donizetti nel 1835, conosciuta ai più con il suo incipit “Me voglio fa’ na casa”, dedicata al celebre basso Luigi Lablache., che ci portano in pieno Ottocento, in cui la melodia partenopea si incrocia con la limpidezza formale del grande operista bergamasco. Gran finale con la Danza di Gioacchino Rossini, la famosa tarantella notturna che impazza in un infuocato blue-moon napoletano, su di una spiaggia, in riva al mare.