Adorazione dei Magi (Leonardo) - Wikipedia

EPIFANIA DEL SIGNORE - 06.01.2021 Mt 2, 1-12 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.

Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Commento di don Gigi Pini

“Adorare” è un verbo che usiamo poco nel nostro linguaggio, ma quando capita è per dire la misura e la forza del nostro amore per qualcuno o per qualcosa. Lo usiamo poco nel parlare ma lo “pratichiamo” molto nel vivere concreto, negli atteggiamenti che sono lo stile della nostra vita. Sì, perché “adorare” vuol dire “mettere al centro”: e allora qualcuno o qualcosa diventano il punto di riferimento e di motivazione per il nostro stare al mondo. Adorare il Cristo vuol dire esattamente quello: metterlo al centro e non potrà mai essere un idolo o un portafortuna perché, quando lo diventa o lo è diventato, allora nascono gli errori e le mostruosità per le quali il Papa poi deve chiedere scusa alla Storia. “Adorarlo” non potrà mai diventare un’ideologia perché essere cristiani non vuol dire scegliere un’idea ma amare una Persona: Gesù di Nazareth, il Figlio. “Adorare” allora vuole ancora dire avere il coraggio dell’Eucarestia, della Messa come momento d’incontro con Lui nell’ascolto della Parola e nel mangiare il Pane...per sentire, capire, orientare e nutrire le scelte fondamentali della vita; il coraggio dell’Eucarestia per non arrendersi alla banalità e al qualunquismo. Davvero “adoralo” vuol dire avere il coraggio dell’umiltà per cercare Lui, cercarlo per mantenere i piedi per terra e liberarci finalmente dall’illusione e dall’arroganza del bastarci, del sentirci autosufficienti. Ancora una volta “adorarlo” richiede un cammino: quello del cuore e della testa. Buona camminata allora. Un grande abbraccio.