mappa camorra relazione dia primo semestre 2021

Mutamenti strutturali ed organizzativi che però hanno garantito a “ciascuna consorteria” criminale di “mantenere sul proprio territorio di riferimento una forza intimidatrice capace di garantire la rispettiva continuità operativa”. E’ la fotografia scattata dalla Direzione investigativa antimafia sui clan operanti in provincia di Caserta che emerge dalla relazione semestrale presentata oggi e che fa riferimento al primo semestre del 2021.

Funzionari infedeli ed imprenditori al soldi dei Casalesi

A menare le danze in Terra di Lavoro è sempre il clan dei Casalesi, i cui componenti, si evidenzia, “non possono oggi essere considerati come fenomeno unitario ma piuttosto come intranei ad una organizzazione non conflittuale composta da famiglie storiche e tuttora vitali dell’area casertana”. L’attività dei clan, secondo la Dia, “continuerebbe a sussistere grazie a quegli imprenditori da sempre abituati ad avvalersi della mediazione dell’organizzazione criminale e dei consistenti capitali illeciti investiti nelle attività imprenditoriali dai sodalizi che in tal modo governerebbero direttamente ed indirettamente alcuni processi economici interferendo spesso pesantemente anche nei meccanismi decisionali della pubblica amministrazione". Le più recenti attività investigative confermerebbero, infatti, l’elevata capacità di penetrazione nella cosa pubblica della criminalità casertana e in special modo quella riconducibile al cartello dei Casalesi al fine di inserire proprie aziende in comparti strategici come quelli della grande distribuzione, del ciclo dei rifiuti e della raccolta delle scommesse. Non di rado imprenditori collegati alla criminalità organizzata interagirebbero direttamente con funzionari infedeli della pubblica amministrazione in una prospettiva di comune profitto specialmente negli appalti per la realizzazione delle grandi opere. Tra le varie componenti del cartello camorristico il clan Schiavone continuerebbe “ad avere il controllo dei territori d’influenza attraverso una struttura rafforzata dalla successione familiare in ossequio alla quale a capo dell’organizzazione vi è sempre uno dei figli dei vari capiclan. Questa consuetudine assicurerebbe la continuità dell’azione del sodalizio nonostante lo stato di detenzione degli esponenti di vertice. Se da un lato la scelta collaborativa di alcuni esponenti (a cui sono seguite numerose iniziative giudiziarie) hanno in parte frenato il meccanismo organizzativo del gruppo, dall’altro “avrebbero immediatamente prodotto un rinnovamento strutturale in seno alla compagine camorristica attraverso il reclutamento di nuove leve dedite per lo più all’attività estorsiva ai danni dei commercianti locali, nonché la gestione del traffico di sostanze stupefacenti. Grazie anche al contributo dei collaboratori di giustizia è stato possibile documentare la grande capacità del clan di influenzare le dinamiche sociali, politiche ed economiche non solo della provincia di Caserta ma anche di altre provincie italiane conquistando spazi operativi nel Lazio, in Toscana, in Emilia Romagna e nel Veneto mediante accordi criminali con le organizzazioni di tipo mafioso locali”.

I Belforte controllano Marcianise e Maddaloni

A Marcianise e nei comuni limitrofi si riscontra la presenza di due gruppi in passato fortemente antagonisti ed autonomi rispetto al cartello dei Casalesi. Si tratta dei Belforte di estrazione cutoliana il cui leader (Domenico, nda) è attualmente detenuto in regime di 41 bi e dei Piccolo/Letizia, collegati in passato alla “Nuova Famiglia”. I due sodalizi che sembrano non aver perso la propria aderenza sul territorio allo stato attuale non risulterebbero più in conflitto essendosi suddiviso il territorio per la commissione delle attività illecite. Il clan Belforte è attivo anche nel territorio di Maddaloni ove sarebbe rappresentato dal gruppo D’Albenzio che “sebbene significativamente disarticolato da provvedimenti giudiziari continuerebbe a gestire sia l’attività estorsiva in pregiudizio di imprenditori ed esercizi commerciali, sia la vendita di sostanze stupefacenti”.

Da Santa Maria Capua Vetere al litorale: ecco chi comanda

A Santa Maria Capua Vetere sarebbero presenti il gruppo Del Gaudio (Bellagiò) e l’antagonista Fava, significativamente indebolito dalle scelte collaborative intraprese da alcuni affiliati di spicco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico ed Arienzo si segnala la presenza del gruppo Massaro. A Sessa Aurunca e Mondragone risulterebbero operativi i gruppi minori dei Muzzoni e quello facente capo ai Ligato. Il territorio sarebbe inoltre con- trollato dal sodalizio Gagliardi, Fragnoli, Pagliuca, eredi della famiglia La Torre legati ai Bidognetti. Il gruppo avrebbe subito un ridimensionamento a seguito di recenti operazioni di polizia che potrebbero averne indebolito gli assetti. La zona di Castel Volturno che sarebbe sotto l’influenza del clan Bidognetti registra ormai da anni la presenza di organizzazioni extracomunitarie soprattutto di nazionalità nigeriana che destano particolare allarme in quanto sarebbero diventate uno dei punti di riferimento dei traffici internazionali di droga e della gestione della prostituzione su strada.