francesca taviani

Archiviata in laetitia la VI edizione del Festival di Musica Antica, un evento istituzionalizzato del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, ospite della Bottega San Lazzaro di Chiara Natella. Venerdì 14 giugno alle ore 20,30 (Ingresso libero) il pubblico della Chiesa di Santa Apollonia verrà omaggiato di un evento speciale. Saranno i Docenti della nostra massima istituzione musicale, Gaetano Falzarano al clarinetto, Francesca Taviani al violoncello, a incrociare i propri allievi, i violinisti Luigi Russo e Chiara Civale con la violista Francesca Senatore.

Tema della serata il Quintetto con clarinetto che verrà inaugurata dalla Fantasia di Franz Ignaz Danzi sull’aria “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. “Uno degli artisti più amabili che esistano”: così ebbe ad esprimersi Louis Spohr nei confronti di Franz Danzi, con cui ebbe un lungo sodalizio artistico. Un giudizio, questo, che ben esprime uno dei tratti caratteristici della musica di questo compositore, nato in Germania, ma di origini italiane. Nella fantasia, riconosceremo questo binomio, che mostra una scrittura di impronta classica, debitrice dello stile assimilato negli anni di Mannheim, scorrevole nella condotta delle parti, in cui la tipica brillantezza melodica, si piega talvolta, in inflessioni preromantiche nell’uso insistito del cromatismo nelle voci interne o nell’impiego di soluzioni armoniche ricercate. La seconda parte della serata sarà interamente dedicata all’esecuzione del Quintetto op.115 in Si Minore di Johannes Brahms. Dopo Mozart, per tutto l’Ottocento, non c’è stato autore di musica per il clarinetto che non abbia preso come modello le sue composizioni, da Carl Maria von Weber a Johannes Brahms, del quale ascolteremo appunto l’op.115. Nell’ estate del 1891 il musicista conobbe a Meiningen il celebre clarinettista Richard von Mühlfeld. Lo aveva sentito suonare nel Quintetto di Mozart e nel Primo Concerto di Weber ed era rimasto entusiasta della interpretazione, ma soprattutto impressionato dal talento virtuosistico e dal modo in cui Mühlfeld faceva risaltare le potenzialità timbriche ed emozionali dello strumento. Come ha scritto Massimo Mila “la qualità eccezionale del suono di Mühlfeld, e la sua intelligenza d’interprete, stuzzicarono l’estro creativo di Brahms… Di più, c’era il fatto che il clarinetto era sempre stato caro a Brahms, com’è chiaro a chiunque conosca la sua produzione sinfonica. Brahms amò sempre i timbri modesti e discreti: la viola gli piaceva più del violino, la voce di contralto più di quella di soprano, il suono del corno più di quello della tromba. E in questo genere di predilezioni rientra quella per il timbro notturno, come venato di riflessi violacei, del clarinetto”. Richard von Mühlfeld, lusingato da tante attenzioni, invitò Brahms a scrivere un pezzo per lui. Era appunto il Quintetto Op. 115, composto quasi contemporaneamente al Trio. Pagina che all’epoca ebbe subito grande successo per il senso di struggente nostalgia, di intima delicatezza spirituale, di trasfigurazione delle tristezze più ascose. Qualsiasi sia la ragione, questo Quintetto è difficilmente superabile nell’illustrare la capacità comunicativa dello strumento: la sua chiara voce nel registro acuto, il velo cupo e misterioso dei suoi mezzi toni, e il carattere buio, romantico, brunito dell’estensione più grave, caratteristiche che richiedono all’interprete, un suono prismatico e iridescente.