Il Trio Metamorphosi in Beethoven in Vermont - Roma

Debutta al Teatro Sannazaro “Beethoven in Vermont”, lo spettacolo teatral-musicale scritto e diretto da Maria Letizia Compatangelo ed interpretato dal Trio Metamorphosi, in scena giovedì 9 novembre 2023 (ore 20.30) per la stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti diretta da Tommaso Rossi.

Le musiche di Ludwig Van Beethoven, eseguite da Mauro Loguercio al violino, Francesco Pepicelli al violoncello e Angelo Pepicelli al pianoforte, contestualizzano la precisa ricostruzione di un singolare accadimento del passato, neanche troppo remoto, cui si deve la nascita negli Stati Uniti di uno dei festival musicali più importanti al mondo.

Si tratta del Marlboro Music Festival, nato nell’estate del 1951, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, per iniziativa di tre musicisti, Adolf Busch, Hermann Busch e Rudolf Serkin che, in dichiarata opposizione ad Hitler e agli ideali nazisti, tra il 1939 ed il 1940 avevano trovato asilo in territorio americano.

La scena si apre sul preciso momento in cui i tre musicisti, i fratelli Busch (rispettivamente Mauro Loguercio e Francesco Pepicelli) e l’amico Rudolf Serkin (Angelo Pepicelli) stanno decidendo autore e musiche per il concerto inaugurale del nascente Festival.

Dopo varie discussioni, tra numerose esecuzioni di brani e vari scambi di opinione, decidono di iniziare questa nuova avventura (significativa sintesi della loro unione artistica ed umana) attraverso l’esecuzione di musiche scelte dal repertorio di Beethoven, compositore che degli ideali di dialogo e fratellanza tra i popoli aveva informato gran parte della sua vita e della sua produzione musicale (basti pensare alla sua “Corale” ovvero la Sinfonia n. 9 in re minore).

“Ribaltando i canoni del concerto classico – sottolinea l’autrice e regista Maria Letizia Compatangelo – ho voluto affidare agli straordinari musicisti del Trio Metamorphosi il compito di impersonare i ruoli di altrettanti illustri colleghi del passato e di riproporne la singolare esperienza, umana e artistica”.

A 70 anni da quella speciale serata, “Beethoven in Vermont” rende omaggio a questa straordinaria vicenda, “destinata a fare scuola – conclude la regista - e a diventare un essenziale punto di riferimento per la musica da camera nel mondo, immaginando lo scambio di idee musicali e umane tra i tre musicisti, rappresentanti della vecchia Europa, di fronte ai loro giovani allievi americani, fino alla scelta finale di Beethoven”.

Biglietti: euro 25 platea, euro 18 galleria (ridotto under 30 euro 12). Informazioni: www.associazionescarlatti.it 

Note al testo

Nell’estate del 1951, all’indomani della seconda guerra mondiale, tre famosi musicisti esuli dalla Germania nazista devono decidere il programma del concerto inaugurale del Festival di Marlboro, la scommessa che sintetizza le loro vite e il loro percorso umano e artistico: dal rifiuto del nazismo all’esilio volontario e l’emigrazione negli Stati Uniti. Nel volgere di pochi anni il Festival di Marlboro è diventato famoso e ha fatto scuola nel mondo; i suoi partecipanti sono musicisti tra i più talentuosi dei cinque continenti e gli insegnanti grandi virtuosi e acclamati direttori d’orchestra… ma in quel lontano pomeriggio del 1951 questa idea rivoluzionaria era ancora solo nella mente dei tre promotori, occorreva svilupparla e metterla in pratica. Lo spettacolo immagina il momento della scelta del programma e lo scambio di idee musicali e umane tra i tre artisti. Siamo all’indomani del secondo conflitto mondiale, le atrocità compiute sono ancora ferite aperte nella memoria e nei corpi delle persone. E loro sono tre europei di origine e cultura tedesca di fronte a una classe di giovani musicisti americani. Tra esecuzione di brani, dissensi e opinioni contrastanti che mettono a nudo verità celate, Adolf, Rudolf e Hermann preparano il loro concerto… e alla fine, per il primo concerto di una formidabile serie che da allora non si è mai interrotta, la loro scelta è Beethoven, il musicista portatore per eccellenza degli ideali di fratellanza tra i popoli, e la sua opera 97, l’ultimo Trio, “L’Arciduca”, il ponte verso i futuri capolavori.

Note di regia

In questa storia ho immaginato Adolf, Rudolf e Hermann alle prese con i fantasmi del loro passato e la nuova realtà americana, alla vigilia del debutto del Marlboro Music Festival. Un evento che, come essi stessi scopriranno a poco a poco, non rappresenta solo la restituzione del lavoro all’interno della rivoluzionaria Scuola di Musica che hanno fondato a Marlboro nel Vermont, ma la restituzione della bellezza al Paese che li ha accolti, perché, come dice Hermann al fratello: “È cercando la bellezza e costruendo la bellezza che un artista combatte”. Il programma del loro concerto inaugurale dovrà essere portatore di una visione del mondo improntata all’amicizia e alla collaborazione tra i popoli nel segno unificante dell’arte, ma anche capace di evidenziare il valore della musica da camera come veicolo di condivisione e di dialogo.”

Maria Letizia Compatangelo