TORA E PICCILLI, TOUR AL PIÚ ANTICO SENTIERO PREISTORICO PERCORSO DALL'UOMO
NAPOLI & DINTORNI - Rubrica a cura di ENZO LONGOBARDI* 
Tora e Piccilli, nell’alto casertano, ai piedi del vulcano spento di Roccamonfina, è un bellissimo borgo medievale di 850 anime. Qui, ma pochi lo sanno, e che attira ricercatori da tutto il mondo, vi è uno dei siti paleontologici più importanti al mondo, forse il più antico sentiero preistorico percorso dall’uomo. Decine di orme umane, riconducibili all’Homo Heidelbergensis , stesso ramo dell'uomo di Neanderthal, vissuto circa 350.000 anni fa.
E’ denominato le “Ciampate del Diavolo” (impronte del diavolo), derivante da una leggenda, di un posto infestato da spiriti maligni che in un lontano passato si aggiravano sulla superficie ardente della lava eruttata dal vulcano, per abbeverarsi ad un fonte lì vicina. E gli abitanti, vinti dal timore di trovarsi di fronte a qualcosa di simile a diavoli, evitavano questo luogo .
Nel 2003, la scienza fece luce sul mistero, quando studiosi locali, in collaborazione con l’università di Padova, certificarono in 56 quelle orme, riconducibili a tre piste di ominidi. La dimensione delle orme indicava la taglia di un piede corrispondente ad una 36 di oggi, una altezza media di 1,60 mt, una corporatura massiccia e dall’ampia sensibilità uditiva. Un nuovo studio "On the devil’s tracks: unexpected news from the Foresta ichnosite (Roccamonfina volcano, central Italy)", eseguito poco tempo fa, dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, dimostrerebbe che quelle impronte sarebbero state lasciate poco dopo l'eruzione, con la lava solidificata sui 50 gradi°, dimostrando che i Neanderthal conoscevano bene il fenomeno eruttivo, senza aver paura di camminare sulla lava solidificata.
Oggi, anche se l’area, è sottoposta a vincolo e tutela da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici, è possibile una escursione guidata: 1,5 km a/r: per circa due ore con dislivello di 60 m.
Poi se si ha tempo, consiglio di visitae il centro storico di Tora e Piccilli, con la torre normanna, il settecentesco palazzo De Simone, il convento francescano dei Cappuccini, la collegiata di S. Simeone (1740), la chiesa di San Giovanni (1800) ed assaggiare piatti tipici come pane cotto con rape, pasta e ceci, pasta e fagioli con cotiche, sugo di salsiccia, la scarola ripiena, e l’insalata ”re i sugnaturi” con fagiolini, patate, cipolle, sedano e pomodoro. Per chi ama invece andare a pesca o a caccia, qui il fiume Lete, il Volturno, i laghi delle Corree, di Vairano o i più distanti laghi del Matese permettono di praticare sia la pesca sportiva (trote, lucci, carpe, cavedani) sia semplicemente di trascorrere ore immersi nella natura e nel silenzio.
 
*docente di marketing turistico e local development