La lotta al cyberbullismo nel silenzio della scuola

di MIRELLA FALCO

Che la tecnologia sia un fatto positivo è cosa nota, ha ridotto le distanze, riavvicinato famiglie, ottimizzato tempi, la comunicazione è praticamente istantanea, inoltre, ha rivoluzionato il modo di fare shopping.

Attualmente online si può ordinare qualsiasi cosa con un App, dal Sushi all’ultimo capo in voga ed in poco tempo il prodotto viene consegnato a casa, senza che tu debba attraversare caotiche città. C’è un’applicazione praticamente per qualsiasi cosa, di recente abbiamo anche quella per gli immuni, che se scaricata potrebbe tutelare la nostra salute. Ma, tal volta, salta fuori un lato oscuro, proprio come il celebre lavoro discografico dei Pink Floyd THE DARK SIDE OF THE MOON, (dove uno dei concetti di quell’album è che tutti gli eventi belli o brutti che siano rischiano di minare la precaria salute mentale dell’individuo medio, c’è una linea sottile tra il lato della luna quotidiano e illuminato dal sole della serenità e quello oscuro, ovvero sconosciuto e spaventoso),  anche la tecnologia ha il suo lato oscuro; Ed i social media, proprio come i poteri dei supereroi, nelle mani sbagliate possono fare non pochi danni, soprattutto se a farne un uso improprio, sono haters e stalkers. Ai tempi di Marie Curie, ovvero fine 800, gli haters si riunivano e si recavano sotto casa della sventurata per scagliare insulti. Rendendo tutto più movimentato. Quanto meno, tra un insulto e l'altro passava del tempo (naturalmente il mio è un commento ironico, poiché penso che insultare l’altro sia sbagliato, a prescindere dall’epoca e dalle motivazioni; nel rispetto della libertà di espressione  una critica costruttiva non offensiva è sempre ben accetta, l’insulto di massa è solo di cattivo gusto); Al momento, però, con un semplice post su Facebook, Twitter, Telegramm, YouTube, TikTok, Mail o  altro social network, fatto ad ogni ora del giorno e della notte, si riesce a stravolgere vite; nelle peggiori delle ipotesi indurre un soggetto fragile alla rovina. Di fatto, sono sempre di più le vittime nel mirino degli haters, che lanciano offese sui social, nei confronti di massimi esponenti come politici, sportivi, attori, cantanti etc…  fino a noi “comuni mortali” , e finiscono nella trappola  nostri concittadini, conoscenti o compagni di scuola.  Il loro scopo è proprio quello di gettare fango sulle persone e seminare odio. Servendosi di una tastiera, uno schermo e della rete Wi-fi, stando comodamente seduti sul divano di casa propria, cercano di distruggere e infastidire le persone, aggredendole nero su bianco. Sempre più spesso capita di incappare in video e foto scattati e girati all’insaputa dei soggetti, talvolta anche hot e pubblicati in rete, senza alcuna autorizzazione, violando così l’immagine della persona; Si vedono gruppi virtuali creati appositamente per incitare e seminare odio. Queste ultime sono chiamate anche “echo chamber” del web, bolle di contatti in cui tutti la pensano allo stesso modo e vince l’effetto branco: più uno alza i toni, più gli altri lo applaudono. Anche se… mi chiedo, quale sia il loro tornaconto, anche perché, prima o poi, potrebbero essere loro stesse vittime di questo atroce cancro sociale che porta il nome di cyberbullismo. Per non parlare degli stalker che tartassano il malcapitato, fino allo sfinimento psicologico. Tutto comincia da un’infatuazione che sbocca nel patologico (anche noto come delirio persecutorio). É il caso di chi viene respinto, un corteggiatore incompetente o un molestatore in cerca di attenzioni. Si inizia con qualche messaggio innocuo sui social, dopodiché le chiamate e i messaggi diventano sempre più insistenti, se ignorati o bloccati gli stalker creano account fake, trovando sempre il modo per contattare la loro vittima, la posta elettronica viene inondata da mail, continuano, visite inappropriate sul lavoro, fino agli estenuanti pedinamenti sotto casa. Tutte cose che inducono chi le subisce a crearsi vere e proprie prigioni mentali, dalle quali, difficilmente si viene fuori illesi; Non bastano le sedute dallo psicoterapeuta, poiché delle volte la “relazione” termina in tragedia, con delle aggressioni con acido o peggio, un femminicidio. Ma, non sono solo le donne, ad essere nel mirino degli stalker, purtroppo anche molti uomini sono costretti a subire tali “attenzioni”. Per la prima volta non c’è alcuna distinzione di genere, infatti viene usato il termine in inglese stalker, piuttosto generico, quindi, che sia donna o uomo poco importa perché lo scopo è quello di annullare la persona “amata” e perseguitarla.  Il tutto genera in stadi di ansia e paura, fino a compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane, di chi subisce. Così i social che dovevano essere un meccanismo per avvicinare le persone e facilitarne la comunicazione, diventa uno strumento-trappola per tormentare le persone. Secondo la CPA (Centro presunto autori - Unità Analisi Psico Comportamentale dell'Osservatorio Nazionale sullo Stalking), oltre il 50% dei persecutori ha vissuto almeno una volta nella vita l’abbandono, la separazione o il lutto di una persona cara che non è riuscito a razionalizzare.  Come ci si difende da attacchi simili? Il primo passo è denunciare, nel nostro ordinamento ci sono leggi che condannano lo “hate speed” e lo “stalking”. Come ha fatto la campionessa paralimpica di scherma, nota come Bebe Vio che ha denunciato (e fatto rimuovere) un gruppo Facebook che incitava ad usare violenza contro di lei. Inoltre, sono tante le iniziative messe in atto per tutelare gli utenti; esistono gruppi di supporto, associazioni come A.I.C.S (Associazione Italiana Cyberbullismo e Sexting), un gruppo di esperti composto da psicologi, avvocati e professionisti specializzati nel settore scolastico e in particolare specializzati in cyberbullismo che si occupano dell’ascolto ed organizzare eventi mirati. Non molti anni fa un gruppo di studenti dell’università di Cagliari ha ideato un sito web REACT con informazioni dirette che scardinano le “echo chamber”. All’interno ci sono video che invitano a riflettere sui pregiudizi e articoli brevi che cancellano le false credenze attraverso dati e statistiche. É chiaro che l’hi-tech ed i social network siano uno strumento eccellente, se non indispensabile, che ci ha senz’altro migliorato la vita, sotto alcuni aspetti; Tutto, però, dipende dall’uso che se ne fa, e soprattutto, da chi lo usa. Bisogna insegnare ad usare Internet in modo responsabile, a partire dai più piccoli, già dalle scuole primarie, visto che alcuni bambini ricevono il primo smartphone intorno ai 9 anni; Occorre insegnare loro il rispetto e come fare un uso ragionevole delle nuove tecnologie, solo così avremo utenti attenti, giusti e sociali.