Totò Cascio: «Il mio Cinema Paradiso 30 anni dopo» | La Sicilia

La rassegna letteraria “Amalfi d’Autore. Incontri letterari”, promossa dal Comune di Amalfi in collaborazione con la Delia Agenzia Letteraria, prosegue martedì 9 agosto, alle ore 21.00, in Largo Duca Piccolomini - Amalfi con Totò Cascio, autore di “La gloria e la prova. Il mio nuovo cinema paradiso 2.0” (Baldini+Castoldi). La rassegna si inserisce nel più ampio cartellone degli eventi estivi promosso dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Daniele Milano.

Salvatore Cascio, detto Totò, è il bambino protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, nell’indimenticabile capolavoro di Giuseppe - che lui chiama affettuosamente Peppuccio - Tornatore, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero quindici anni dopo Amarcord di Fellini. Dopo questo film - che nel 1991 gli procurò anche il prestigioso Premio BAFTA - Totò continuò a lavorare sia con Tornatore (partecipa a “Stanno tutti bene” con Marcello Mastroianni) che con registi del calibro di Pupi Avati e Duccio Tessari. Tutto ciò fino al 1999, anno in cui firma il suo «ultimo film». Dopo di che, si può dire che Totò Cascio scompare. Perché?

Ai giornalisti che lo incalzano non vuole dire la verità, preferendo far credere che il cinema si sia dimenticato di lui. E stata invece una grave malattia - la retinite pigmentosa con edema maculare, che gli ha procurato una perdita progressiva, irreversibile e quasi totale della vista - a farlo rinunciare a quella che era una carriera promettente e radiosa.

«Il mio piccolo Totò, stregato da una sala cinematografica, aveva smesso di essere bambino, - scrive Giuseppe Tornatore nella prefazione - ma senza perdere l’innocenza del suo modo di vedere le cose. Al contrario, il non poterle più vedere gli regalava il dono di guardare lontano».

“È la storia di una sfida e di una rinascita, dal forte risvolto motivazionale – sottolinea l’Assessore alla Cultura Enza Cobalto – Siamo molto orgogliosi di poter ospitare e dialogare con Totò Cascio, che tutti noi abbiamo amato in Nuovo Cinema Paradiso, con un personaggio che ha emozionato e fatto sognare ed in cui tanti si sono ritrovati nel grande amore per il cinema. La sua oggi è una storia di vita difficile, ma di grande ispirazione, perché lancia messaggi importanti, in primis a non arrendersi, perché la vita va vissuta in tutta le sue sfumature. Insieme all’autore, ospitato in uno dei luoghi più intimi e suggestivi di Amalfi, Largo Piccolomini, prosegue il viaggio di Amalfi d’Autore, questa volta con un genere autobiografico. Stiamo esplorando mondi diversi, dal saggio all’attualità, a libri che ci riportano alla centralità dell’essere umano. La letteratura è libertà”.

Oggi, a 42 anni, Totò Cascio ha trovato la forza e la voglia di raccontare la sua esperienza in un libro che è insieme memoir cinematografico e racconto di formazione e di rinascita. Grazie alla sua fede, al suo coraggio e alla consapevolezza acquisita, ora può tornare a vivere una vita degna di essere vissuta ed è questo il suo «Nuovo Cinema Paradiso 2.0», dice scherzando. Così, rinato, lancia un segnale a chi è nella sua condizione: non nascondetevi, anzi imparate ad accettarvi.

«Senza accettarsi, ci si porta dentro l’avversario più feroce. Me lo disse anche Andrea Bocelli: “Totò, non è un disonore”. Sono state parole illuminanti».

Interverrà all’incontro il giornalista Alfonso Sarno.

Salvatore Cascio, detto Totò, (Palazzo Adriano, 1979), per il suo ruolo in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, ha vinto il British Academy of Film and Television Arts, il più giovane di sempre a ricevere il prestigioso premio. Negli anni successivi partecipa a Diceria dell’untore di Beppe Cino, C’era un castello con 40 cani di Duccio Tessari, Stanno tutti bene ancora di Tornatore, Jackpot di Mario Orfini e Festival di Pupi Avati nel 1996. Incide un 45 giri con Fabrizio Frizzi dal titolo L’orso. La sua ultima apparizione risale al 1999 con Il morso del serpente di Luigi Parisi. Poi, dopo un’assenza di 16 anni, nel 2014 è tra gli interpreti di Protagonisti per sempre di Mimmo Verdesca, premiato al Giffoni Film Festival come miglior documentario, in cui, per la prima volta, racconta le esperienze e le scelte che hanno caratterizzato la sua carriera e la sua vita di attore bambino.