Isaia Sales:"I leader nelle tragedie sono quelli che non trasmettono paura"

Questo volume, curato dal prof. Isaia Sales, pubblicato dalla Iod edizioni, con la collaborazione della Fondazione Giancarlo Siani onlus, e la partecipazione attiva dei segretari delle organizzazioni sindacali nazionali e regionali, Cgil, Cisl e Uil, raccoglie 57 articoli e inchieste di Giancarlo Siani, che si trovò ad affrontare,nella sua attività di giovanissimo cronista de «Il Mattino», di redattore della rivista della Cisl «Il lavoro nel Sud» e di collaboratore dell’«Osservatorio sulla camorra» diretto da Amato Lamberti, due grandi questioni sociali che interessavano in quegli anni Napoli e la sua area metropolitana: la spietata crisi industriale, che comportava la scomparsa di interi comparti produttivi, e l’affermarsi dei clan di camorra, come mai era avvenuto nel passato. Giancarlo riservò alle due questioni un interesse professionale e umano davvero notevoli.

Giancarlo Siani, formazione ed esperienze nel mondo del lavoro

Siamo negli anni Ottanta, gli anni del dopo terremoto. Giancarlo Siani scrive reportage da fabbriche in crisi, pubblica resoconti di manifestazioni di protesta degli operai, intervista sindacalisti, studenti e disoccupati, e si spinge a scrivere analisi e soluzioni per contrastare la chiusura di centinaia di fabbriche di tutti i distretti industriali campani, con la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Appena ventenne, nel maggio del 1980 inizia a collaborare attivamente con la rivista della Cisl napoletana «Il Lavoro nel Sud», diretta da Francesco Pinto, che diventerà punto di riferimento e guida nella sua formazione giornalistica nel mondo del lavoro e, a partire dal novembre-dicembre dello stesso anno, entra stabilmente nel comitato di redazione, al fianco di Bruno Bisogni, Guelfo Fiore, Giuseppe Petrocelli e Carlo Verna.

Dopo il terremoto diventa addetto stampa della Filca Cisl Campania –l’organizzazione dei lavoratori edili, i muratori, la categoria che raccoglie il proletariato urbano e della provincia, – per la quale oltre a tenere i rapporti con giornali, radio e televisioni locali, segue anche il giornalino sindacale «Sintesi».

«Per vederci chiaro ci siamo recati sul posto»

Erano queste le parole che Giancarlo Siani scrive nell’introduzione dei suoi articoli per raccontare la sua presenza sul posto. Un lavoro di reportage, dalle fabbriche e dalle piazze, intenso, minuzioso, accurato, studiato, e pieno di umanità di fronte ai volti di migliaia di donne e uomini licenziati, espulsi dalle fabbriche. Giancarlo si sente parte di questo doloroso e irreversibile processo storico.

Questo libro ci mostra come avesse chiaro il nesso tra questione economico-produttiva, questione urbana e questione criminale molto di più di quanto si potesse immaginare.  

Il suo impegno di giornalista (gli anni 1980-1985) si svolge nel pieno del processo di deindustrializzazione che segnerà profondamente l’economia e la società napoletana e campana e ne influenzerà il futuro. Giancarlo Siani racconta la crisi delle grandi fabbriche (a partire dall’Italsider di Bagnoli e dalla Snia-Viscosa della zona orientale della città partenopea); e la crisi dell’intero apparato industriale di Napoli, quello di Caserta, di Salerno, della zona Nord della provincia di Napoli e di quella a Sud, in particolare Torre Annunziata e Castellammare di Stabia.

 

Nei suoi articoli pone particolare attenzione alla zona orientale di Napoli, sottoposta da anni a pressioni continue con danni rilevantissimi, «è un tessuto che si va sfaldando per questo bisogna attuare un rilancio di iniziative di lotta nell’area metropolitana». Torre Annunziata diventa, in quegli anni, l’epicentro della crisi industriale e della disoccupazione di massa, ma anche del tentativo generoso del sindacato di farvi fronte. I reportage di Giancarlo descrivono le crisi delle fabbriche di Torre Annunziata che danno lavoro a circa 5600 operai e si soffermano molto sulla crisi delle più importanti aziende del territorio: Dalmine, Deriver, Armco Finsider, Imec-prefabbricati e Italtubi. Nonché sulle vertenze di diverse fabbriche sul territorio campano: Italsider di Bagnoli, Snia-Viscosa, Cirio, Unidal, Sme, exAngus, ex-Merrel, Pennitalia, 3M, Pierrel, Montefibre, Indesit di Teverola e Iplave di Sparanise. 

sindacato e camorra

Tra le cose che non vanno mai dimenticate è l’impegno del sindacato nazionale e meridionale contro le mafie, e di quello campano contro la camorra. Anzi, va ricordato che se il movimento antimafia è riuscito a coinvolgere le masse, lo si deve anche al contributo dei lavoratori italiani organizzati. Di questo Giancarlo era consapevole e lo si capisce dai suoi articoli.

Significativa la lotta del sindacato di allora contro il capolarato nell’industria conserviera (e oggi in Puglia e nella Piana del Sele) e la grande mobilitazione contro la presenza camorristica davanti alle fabbriche. Accanto al sindacato in Campania si sviluppa all’inizio degli anni Ottanta un movimento studentesco che trova nei sindacati un importante punto di appoggio. E nella figura di Giancarlo Siani uno dei modelli di vita e di impegno civile in cui identificarsi. Indubbiamente la deindustrializzazione in diverse aree del territorio metropolitano di Napoli, ha provocato una disintegrazione del tessuto sociale costruito intorno alla “fabbrica”, con conseguente spaesamento di coloro che prima vi vivevano attorno. E in questa grande disgregazione sociale si è inserita l’offerta di lavoro illegale e criminale dei clan di camorra che hanno cambiato radicalmente le vocazioni di alcuni quartieri di Napoli e di alcune cittadine della provincia. Quartieri e città di antica tradizione industriale e operaia si sono trasformati in pochissimi anni in avamposti di attività camorristiche modificando anche i comportamenti e i “valori” della popolazione. Il nesso tra deindustrializzazione e aumento della presenza camorristica appare così suggestivo e immediato in realtà come Bagnoli, San Giovanni a Teduccio, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Pozzuoli che Giancarlo gli dedicò la massima attenzione. Torre Annunziata, definita per un lungo periodo storico, la Manchester del Sud, è il caso più clamoroso: essa diventa da città industriale una delle capitali del contrabbando di sigarette (e poi del traffico e dello spaccio di droga) dando vita a uno dei clan camorristici che hanno inciso fortemente nella storia criminale, sociale e politica della Campania. 

Dati della crisi industriale

Il censimento del 1981 registra impetuosamente: 20.000 addetti in meno rispetto al 1971 e la perdita di 1200 imprese. Tra Napoli e provincia chiudono il 15% degli stabilimenti e l’occupazione industriale cala del 26%. Solo in città si perdono 15.416 addetti all’industria. La crisi è spaventosa anche nelle zone di recente industrializzazione (appunto le zone dei consorzi industriali) e nelle cittadine di antica industrializzazione quali Torre Annunziata e Castellammare di Stabia. Dopo circa un secolo di crescita industriale (sempre insufficiente, è bene ripeterlo, rispetto alle esigenze lavorative di centinaia di migliaia di sottoproletari) la città partenopea perde la sua dimensione di metropoli caratterizzata dalla produzione di fabbrica, senza che si sia lavorato a livello nazionale e locale per un destino post-industriale, come avverrà in seguito per Milano, Torino e Genova.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

finalità del volume

La Iod edizioni e la Fondazione Giancarlo Siani onlus credono fermamente che questa raccolta degli scritti di Giancarlo, dedicati al Lavoro, possa davvero essere un valido e straordinario strumento di studio e di ricerca per gli studenti, e occasione di dibattito per i tanti lavoratori e lavoratrici che, ogni giorno, a Napoli e in tutto il Paese, continuano a lottare per difendere il posto di lavoro e la loro dignità di padri e madri di migliaia di famiglie in gravi difficoltà. Ma soprattutto possa essere anche per i più giovani un momento di conoscenza di una storia che ha trasformato Napoli e l’intero Sud in un deserto industriale, senza una nuova e chiara politica di occupazione per i giovani meridionali. Questi scritti di Giancarlo hanno la forza narrativa per cambiare il senso della storia nei giovani, «Non avere il lavoro qui a Napoli e nel Sud, non è un amaro destino, ma è il risultato di scelte politiche di uomini», e come tale possono essere modificate, affinché i giovani del Sud possano vivere con dignità e amore nella loro terra.