Secondo ed ultimo fine settimana per l’esposizione di quadri e dipinti di Gaetano De Marco nella struttura risalente all’età Augustea, grande partecipazione nei primi giorni dell’iniziativa. Un percorso su Alife tra arte e storia, tra emozione, memoria e bellezza archeologica: secondo fine settimana per la mostra di pittura in memoria di Vaccitù, l’artista dragonese recentemente scomparso e molto noto per i suoi quadri ed i suoi dipinti che, da una settimana, impreziosiscono il Criptoportico alifano.
Fino a domani, domenica 22, l’atmosfera magica della struttura risalente all’età Augustea accoglierà le opere pittoriche di Gaetano De Marco, in arte Vaccitù, con una grande partecipazione di pubblico già registrata in questa prima settimana di esposizione. L’iniziativa, promossa dai Comuni di Alife e Dragoni, dalla Pro Loco Alifana, dall’associazione culturale Alessandro Parisi e dal Museo Archeologico Nazionale dell’Antica Allifae, si inserisce nell’ambito dell’offerta culturale integrata voluta dall’amministrazione comunale del sindaco Fernando De Felice, è riuscita a coinvolgere entrambe le comunità cittadine alifana e dragonese, oltre che tanti avventori e visitatori provenienti dall’intero alto casertano per ammirare da vicino i dipinti del pittore della memoria contadina, capace di incarnare alla perfezione l’anima popolare del Matese tanto da essere, non a caso, denominato il pittore popolare e autentico, voce pittorica del Matese e dei suoi volti più veri.
“La mostra come atto di memoria collettiva, perché la mostra dedicata a Vaccitù, allestita nel suggestivo Criptoportico, non è solo un’esposizione di quadri: è un viaggio nell’anima contadina del territorio, una restituzione affettuosa a un artista che ha dato tutto senza mai chiedere nulla.
Vuole essere un omaggio sentito a un uomo che ha saputo trasmettere passione, memoria e bellezza con pennello e cuore. Un’occasione imperdibile per conoscere da vicino il suo mondo, per farlo scoprire anche alle nuove generazioni e mantenere viva la sua eredità culturale. È un’opportunità unica per entrare nel mondo di Vaccitù, per lasciarsi toccare dalla semplicità delle sue scene, per trasmettere alle nuove generazioni il valore del ricordo, della bellezza imperfetta e della cultura popolare. Chi visiterà questa mostra non troverà solo opere d’arte, ma storie vere, emozioni radicate e frammenti di un passato che vive ancora nei colori e nelle pennellate di un uomo semplice, ma straordinario”, dichiara il sindaco di Alife, De Felice.
C’è un’arte che non ha bisogno di cornici dorate né di luci da galleria per lasciare il segno. È l’arte che nasce dalla terra, dal silenzio dei borghi, dalla quotidianità semplice e profonda della vita rurale.
L’arte di Vaccitù è una pittura d’impatto caratterizzata da pigmenti solidi, trattati con spatola. Paesaggista, con tendenza surrealista: egli si rifaceva ai grandi del passato. Le sue opere sono tutte riconoscibili dal suo stile inconfondibile dai colori tenui e morbidi quasi a rispecchiare i primi artisti del secolo scorso con un pizzico innovativo rendendo le sue opere inconfondibili e distintive.
Gaetano De Marco, in arte Vaccitù, è stato un protagonista silenzioso ma potentissimo della scena culturale locale. Nato e vissuto a Dragoni, Vaccitù ha saputo trasformare la sua sensibilità in uno strumento di racconto collettivo. Le sue tele – spesso realizzate con mezzi modesti, ma con una ricchezza emotiva straordinaria – sono pagine vive della memoria locale: campi coltivati, contadini chini sul lavoro, donne vestite di nero che attraversano strade di pietra, antichi mestieri ormai perduti, scorci di paese sospesi nel tempo.
Artista autodidatta, Vaccitù è stato un custode silenzioso delle radici, un uomo che ha dipinto per amore e per bisogno, per trasmettere ciò che non si poteva dire con le parole. Le sue opere – oggi custodite in case private, cantine, piccoli salotti o vecchi circoli – sono testimonianze artistiche e antropologiche di valore immenso, perché parlano di noi, della nostra identità e della nostra storia condivisa.
Un viaggio emozionante tra le opere, lo stile e l’anima di un artista profondamente legato al territorio, capace di raccontare con i colori la semplicità, la memoria e l’identità delle nostre radici. La sua arte, genuina e viscerale, ha saputo raccontare la bellezza e l’anima del nostro territorio, attraverso colori vividi e immagini cariche di sentimento. Le sue opere parlano di campi, storie di paese, volti familiari e paesaggi matesini, sempre filtrati da una sensibilità autentica e profonda.
I colori di Vaccitù non sono solo pigmenti, ma sentimenti stratificati. Con il suo tratto ruvido e insieme poetico, ha saputo fermare il tempo, restituendo dignità e bellezza alle piccole cose: un muro scrostato, una cesta di pomodori, uno sguardo stanco ma fiero. Non cercava lo stile accademico: cercava la verità.