di Clementina Leone
Nel corso dei secoli, la storia ci ha insegnato che la donna ha subito svariati cambiamenti, in quasi tutti i tempi e paesi essa è stata sottoposta nelle società del passato a un trattamento meno favorevole di quello riservato all’uomo, sotto ogni punto di vista: giuridico, economico e civile tanto da rimanere esclusa da tutta una serie di diritti e attività sociali.
Fu dopo la Rivoluzione Francese, grazie a Napoleone che le cose iniziarono a cambiare. Venne concesso loro di poter mantenere il proprio cognome anche in caso di matrimonio, di esercitare autonomamente attività commerciali e fu abolita la disparità di trattamento nella divisione dell’eredità del patrimonio familiare. Poi, nel mondo occidentale, tra fine Ottocento e inizio Novecento le rappresentanti del genere femminile iniziarono a far sentire la propria voce e a chiedere gli stessi diritti degli uomini. L’industrializzazione contribuì in modo fondamentale al cambiamento perché le donne cominciarono a lavorare e ad essere consapevoli del loro valore quanto quello degli uomini se non di più e questo soprattutto durante le due guerre mondiali, quando dovettero sostituire nei loro compiti gli uomini chiamati alle armi. Così andando avanti con il tempo, in Italia nel 1946 arrivarono i primi riconoscimenti: le donne votarono per la prima volta, nel 1948 la Costituzione stabilì l’uguaglianza tra i sessi e nel 1975 una legge decretò la parità di diritti tra marito e moglie. La donna oggi è lavoratrice e cittadina, non può più quindi sottostare al potere dell’uomo e la sua forza lavoro, da sempre esistita nella storia, ma non sempre riconosciuta, oggi ha un importante peso in piena società industrializzata, soprattutto da un punto di vista economico e produttivo. La donna di oggi riesce ad essere lo specchio del passato, ma anche la proiezione nel futuro. La donna manager, la donna presidente del Consiglio, la donna presidente della Repubblica, la donna presidente di Confindustria non sono però un risultato occasionale, ma quello di una guerra fatta di tante battaglie vinte e altrettante perse, ma che alla fine l’hanno portata, nel mondo occidentale, all’apice della piramide. Purtroppo la stessa emancipazione non è avvenuta nel mondo islamico in cui le donne sono ancora sottoposte all’autorità del padre, dei fratelli, del marito; il loro corpo, considerato una tentazione diabolica per i credenti è motivo di vergogna e per questo va velato. Dunque la strada verso la parità dei sessi riamane ancora lunga e tortuosa. Tuttavia i progressi fatti nel mondo occidentale lasciano ben sperare che un giorno le donne di tutto il mondo possano finalmente avere gli stessi diritti dell’uomo e pari dignità e riconoscimento sociale. Virginia Woolf ha riconosciuto nella conquista liberale la prima arma per un cambiamento, “l’arma dell’indipendenza di pensiero frutto dell’indipendenza economica ”. Ma la famosa scrittrice non si accontentava di un diritto per le donne, mirava ad un rivolgimento di valori nella società per passare da una struttura economica e sociale a predominio maschile, fondata sulla competitività, sullo scontro e sul dominio, ai valori nuovi proposti dalle donne che costruiscono una società fondata sulla collaborazione, non competitiva e tesa all’arricchimento culturale