Festival delle Ville Vesuviane 2021: tra lo splendore di Villa Campolieto e Villa  delle Ginestre al Miglio d'Oro | Napoli da Vivere

Proprio nel nostro Occidente iper-tecnologico e progredito sta tornando un pensiero magico e fanatico che muove l’onda di irrazionalità che si nutre e cresce nella convinzione che le proprie aspettative siano state “tradite”.

La diffidenza verso la scienza è una conseguenza: già perché tante sono le istanze e le richieste da soddisfare e la scienza umana non è quella dalle risposte immediate, con soluzioni certe e infallibili: essa procede piuttosto per “prove ed errori”.

Quindi ha bisogno di tempo, ha bisogno di sbagliare per avanzare e deve continuamente sperimentare. E questo “tempo” non le è concesso perché si vuole tutto, subito e anche definitivo, foss’anche per tornare alla “normalità del prima. Quanto avvenuto durante la pandemia ne è una dimostrazione evidente.

La fuga nell’irrazionale è l’inevitabile esito di infinite aspettative soggettive insoddisfatte, legittime in quanto nate e alimentate dalle promesse di quell’ordinamento “produttivo” che ha governato dal dopoguerra ad oggi e che ora mostra un chiaro affanno. Tante le avvisaglie … la recrudescenza di fondamentalismi religiosi, culturali, di genere e razza, il timore/angoscia dell’altro, l’abuso della discontinuità come metodo per riaccendere dinamiche assenti su argomenti importanti come il sociale, la formazione, la cultura e la politica.

Si è passati dalle avvisaglie ai cortei, alle sfide nelle piazze, alla diffidenza per lo scienziato/ricercatore, per arrivare all’antiscienza per cui circa tre milioni di italiani sono sicuri che la Terra sia piatta. 

Da queste premesse è nato il progetto Terra Piatta che non vuole essere una risposta ai negazionisti dell’ultima ora: il “terrappiattismo” è il pretesto per affrontare il tema della Comunità, della sua crescita e del suo nutrimento. La tentazione “irrazionale” corrode nell’intimo l’idea stessa di comunità e i suoi principi fondanti: convivenza, coesistenza, libertà, confronto e, soprattutto, prospettiva.

Per fermare questo processo di logoramento della comunità, crediamo che attraverso la riscoperta di quei pensatori - scienziati/ filosofi, armati più di ingegno che di tecnologia, si possano trovare argomenti e significati per una rinnovata e slanciata tensione verso il sociale, la cultura, la scienza e comunque orientata al bene comune.

Importante è recuperare lo stupore del ricercatore, il senso esaltante della scoperta che emerge dallo scontro tra l’immaginazione e il rigore del metodo, mettendo a fuoco la natura comune e dialettica della ricerca.

La figura di Eratostene, in questa visione, è esemplare. Oltre la misurazione della terra, dell'inclinazione dell'eclittica e del meridiano terrestre, la tavola dei numeri primi, Eratostene non è solo un grande matematico o un grande fisico, ma è anche un grande filosofo che ha una concezione organica dell'universo.

In contrasto con Platone, Eratostene afferma che non bisognerebbe dividere gli uomini tra barbari e Greci, ma secondo le loro qualità, in quanto non solo vi sono Greci pessimi ma "barbari" di alta civiltà.

Eratostene, uno degli intellettuali più versatili della sua epoca, un tipico studioso dell'età ellenistica, con molteplici interessi, autore di opere di filologia e critica letteraria, di astronomia e matematica, cronologia e geografia, stretto collaboratore di Archimede.

Un grande esponente della scuola del metodo dimostrativo che fa sì che la conoscenza non venga acquisita per il solo principio di autorità, ma attraverso la verifica e il contatto con la realtà.

Lo spettacolo, con la danza, il teatro e il canto, si offre come riflessione a tutto tondo sulle “sgomento” che attraversa tutto l’Occidente: migrazioni, cambiamenti climatici, conflitti, la digitalizzazione e in ultimo la pandemia e la guerra, sono temi globali che suscitano disagio e destabilizzazione diffusa e necessiterebbero di risposte ampie, condivise e sicuramente di prospettiva.

Il teatro non è un farmaco contro il malessere contemporaneo, ma sicuramente è lo strumento più idoneo per riconnettere le diverse comunità: quelle di cittadini, quelle dei ricercatori e degli studiosi, quelle della cultura e dell’arte, quella dei giovani, etc., rendendole protagoniste e partecipi della prospettiva, rivitalizzando i significati di adesione, di cittadinanza, di futuro.