Il dipartimento di Fiati del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” dedica la giornata di giovedì 11 settembre, a partire dalle ore 9, ad una masterclass, aperta all’intera cittadinanza, per accendere i riflettori sulla vita, la didattica, l’evoluzione dello strumento in Italia e tanta musica con il solista Davide Salleras, prime esecuzioni, gli interventi di Olga Chieffi e Attilio Berni e delle formazioni di diversi conservatori italiani
Il Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno organizza per giovedì 11 settembre, con inizio alle ore 9, la prima edizione della Giornata in memoria del Maestro Francesco Florio, fondatore della I cattedra italiana di sassofono in Italia, presso la sede dell’Istituzione, nella sala concerti n° 38. L’iniziativa nasce dal dipartimento Strumenti a Fiato, coordinato dal Maestro di Sassofono Daniele Brando, con l’intento di rendere omaggio a una figura di grande valore artistico e umano, che ha lasciato un segno profondo nel panorama musicale italiano, ed in particolare nel magistero del suo strumento. La giornata sarà impreziosita dalla partecipazione del Maestro Attilio Berni, uno dei massimi esperti internazionali dello strumento, insieme ad autorevoli esponenti del mondo del sassofono: docenti, interpreti e studiosi provenienti da diversi Conservatori italiani. Il programma prevede momenti di riflessione, approfondimento e confronto, con interventi e testimonianze che ripercorreranno l’evoluzione dello strumento, dalle origini alla contemporaneità; i diversi approcci alla didattica e le nuove metodologie formative; il vasto e variegato repertorio sassofonistico, tra tradizione e innovazione. Accanto agli interventi teorici, che avranno quale moderatrice, Veronica Pompeo di RaiPlay Sound, docente di canto pop del Conservatorio di Salerno, sono previsti anche importanti momenti musicali che offriranno al pubblico l’occasione di ascoltare esecuzioni dal vivo, testimonianza concreta della vitalità e della ricchezza espressiva del sassofono. “Questa prima edizione – ha dichiarato il M° Daniele Brando, organizzatore di questa manifestazione – rappresenta non solo un doveroso tributo alla memoria di Francesco Florio, che per primo intuì l’importanza di creare un piano di studi dedicato a questo strumento, che stava rivoluzionando il mondo musicale del Novecento, chiedendo collaborazione ai colleghi francesi, e creando proprio a Salerno la prima cattedra italiana dello strumento, ma rappresenterà anche un’occasione per riunire la comunità musicale intorno a un percorso di confronto e crescita comune. Salerno sarà, per un giorno, punto di riferimento nazionale per tutti coloro che guardano al sassofono come strumento di ricerca, insegnamento e passione artistica”. “Ho letto della vita del Maestro Francesco Florio – ha continuato il Presidente del CdA del Martucci, Luciano Provenza – e al di là dell’altissimo valore musicale e didattico raggiunto dal Maestro, personalmente lo vedo quale simbolo dell’ Italia del secondo dopoguerra che vuole rialzare la testa, rimboccandosi con caparbietà ed estro le maniche, rischiando in proprio per il bene di tutti. La musica lo ha salvato anche dal campo di concentramento tedesco, medaglia di bronzo al valor militare, torna in città e si pone all’opera per rimettere su la scuola di musica e la invidiata scuola di fiati dell’ Istituto Umberto I, ridando dignità e fiducia, così, ad una città e all’intera Italia stava “passando ‘a nuttata”. “Il Conservatorio di Salerno che mi onoro di guidare – ha concluso il direttore Fulvio Artiano – affonda le sue radici in quel luminoso passato rappresentato dalla gloriosa Scuola di Musica, poi Liceo musicale, quindi sezione staccata del San Pietro a Majella che vide il sassofono, con il Maestro Francesco Florio e tanti brillantissimi strumentisti affermarsi e impreziosire le massime orchestre nazionali ed internazionali. Il suo confronto con i maestri francesi, su studi e concerti, ha forse aperto, per la prima volta, la porta di quell’internazionalizzazione che oggi è certamente vanto di questa istituzione, spaziando in tutti i generi, dal classico, al jazz e al ritmo-sinfonico”.
La giornata inizierà alle ore 9, con il saluto della direzione del Martucci, da parte del direttore Fulvio Artiano e del Presidente Luciano Provenza, quindi interverrà il Sindaco di Castellabate, borgo natio del Maestro Francesco Florio, Marco Rizzo. Si entrerà poi, nel vivo della giornata di studi, con l’intervento storico-biografico “Francesco Florio e la didattica del saxophono in Italia” della giornalista Olga Chieffi. Il primo intervento musicale è stato affidato al Quintetto Florio, un quartetto con pianoforte e solista, composto dai sassofonisti appartenenti alla scuola del Maestro Francesco e del figlio Antonio, Daniele Brando, Lauro De Gennaro, Massimiliano Ariano e Gianni D’Ambrosio, con Marco De Gennaro al pianoforte e special guest Nunzio Locatore docente del Conservatorio “E.R.Duni” di Matera. I maestri eseguiranno Suite portena n° 1 di Silvio Zalambani, in quattro movimenti, Milonga que fue; Al club del Vino; Nostalgia del presente e Buenos Aires y Retorno. Un’opera questa che non utilizza il Tango come classica rappresentazione dell’Argentina ma viene scomposto per ricomporlo, ognuno con il suo linguaggio, miscelati, ma sempre riconoscibili come le sabbie colorate nelle bottiglie. Utilizzando gli strumenti come colori si cercherà di sottolineare il pathos del romanzo scritto dal tango. Verrà, così, attivato quel melò rioplatense, quel romanzo ardente e frusciante che è fuga dal fantastico, espressione artistica originalissima, letteraria, estetizzante, individualista, esotica e trasgressiva, assimilabile alla commedia dell’arte e al jazz. Memorias di Pedro Iturralde, Lisboa, Casablanca e Alger, un trittico frutto di una fusione tra la musica colta e il pathos delle tradizioni popolari mediterranee, con incursioni anche in altri stili, nostalgico come il blues, ma è quella malinconia di tutti i Sud del mondo che attira, resiste e turba. Si passerà, quindi, alla lezione di organologia da parte di Attilio Berni direttore del Museo del Saxofono che ha sede a Fiumicino, con l’intervento che riguarderà “L’evoluzione del Saxofono in Italia”, una trattazione che riguarderà principalmente lo sviluppo dello strumento dal punto di vista costruttivo, con in esposizione, alcuni rarissimi esemplari delle fabbriche Orsi, Rampone, Rancilio, Pupeschi, Stowasser e altre, dando risalto all'estro creativo italiano presentando tutti i brevetti italiani che riguardano il saxofono. A seguire, il Salerno Quintet, con Daniele Scannapieco, Guerino Bellarosa, Silvio Rossomando, Vincenzo Ceglia e Maria Lanzetta, diverse generazioni di strumentisti di scuola salernitana con Rossomando, oggi docente del Conservatorio di Musica “P.I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese, che eseguirà “Engrenages” di Alexandros Markeas. Scuola parigina, musica 'processuale', che guarda maggiormente al suono che alla nota in sé, passando gradualmente da uno stato del materiale di base all'altro. Ciò che qui è messa in gioco è la dialettica tra armonico ed inarmonico, ovvero la perdita in fusione e compattezza, del suono, il cui timbro ha carattere dissonante, tra eventi periodici e aperiodici, a cui il compositore aggiunge una dimensione drammaturgica. Raffinatissima, poi, performance sarà poi quella del duo composto dal sassofonista Gianfranco Brundo, in rappresentanza del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e dal chitarrista Antonio Grande, in forza alla istituzione salernitana, che presenterà un’opera dello stesso Antonio Grande, “Le avventure di ChisSax” che ha come sottotitolo “Sette stati d’animo per sax soprano e chitarra”, con i suoni che profilano una congiuntura, ponendo in gioco e portando in primo piano il dimenticato nell’accadere, congedandosi, sulle note di Amasia di Laurent Boutros, che è appunto un viaggio dall'America all'Asia, composto dal compositore francese di origini armene, il quale ha inteso ricordare i caratteri della "sua" terra del vicino oriente, ma al contempo omaggiare la memoria del suo maestro argentino Raul Maldonado, al quale ritiene di dovere gran parte della sua formazione musicale. Il Conservatorio di Musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, presenterà un ensemble, composto da Mirko Catavero, al sopranino, Marvin Melsa e Marco Fuscaldo al soprano, Lucantonio Perri, Davide Fazio, Domenico Sciarrotta e Manuel Garofalo al sax contralto, Antonio Liporace, Francesco Terranova e Alessia Pedace al tenore, Francesco Falcone e Giovanni Maria Fortino al sax baritono e Matteo Fabbricatore al basso, diretto dai Maestri Marina Notaro e Stefano Pecci, che per la trasferta salernitana, hanno scelto di leggere qualche gemma del songbook di George Gershwin dal carattere sofisticato come gran parte delle opere gershwiniane, grazie al recupero di un metodo di scrittura che prevede l’uso delle triadi, le influenze disparate ma personali, più vicine alla sua anima musicale: la melodia ebraica, il ritmo dell’America Latina, i cliché di Tin-Pan Alley, il blues, Chopin, Liszt e Debussy, da cui tanta musica successiva, in particolare il pop, ha attinto a piene mani. Intervento che sarà chiuso dalla trascrizione dell’ Ouverture dal Candide di Leonard Bernstein nell’arrangiamento di J. Van der Linden. Indicato in partitura come “Allegro con molto brio”, il pezzo si configura, dal punto di vista formale come una sintesi tra la forma-sonata e il consueto prélude-potpourri basato su alcuni dei temi più pregnanti de l’opera. Dopo che l’ ensemble avrà eseguito, una vigorosa fanfara in “fortissimo”, verrà enunciato uno scoppiettante e vivace primo tema. Seguono, nell’ordine, un secondo tema quasi bandistico, che anticipa la successiva Battle Music, un episodio di transizione in cui prevale il timbro scintillante e, infine, un luminoso terzo tema in Si bemolle maggiore, proveniente, invece, dal duetto Oh, Happy We. La breve sezione di sviluppo è in realtà una sorta di ripresa variata dei tre temi precedenti che sfocia “senza rallentare” nell’enunciazione di un quarto tema, tratto dalla sezione “Allegro molto” dell’aria di Cunegonde Glitter And Be Gay e concepito come una sorta di crescendo rossiniano che si conclude, dopo un passaggio “Più mosso”, con una veloce, quasi concitata ricapitolazione dei tre temi iniziali. Quindi, si procederà con la prima esecuzione assoluta di “Preludio alla solitudine”, una composizione della docente di composizione jazz del Conservatorio di Salerno, Giuliana Soscia, ispirata ad un tema firmato da Antonio Florio e un’opera di David Salleras, in doppia veste di solista e compositore, Alma Roja. Esecutore l’ensemble composto dai migliori allievi delle classi di sassofono del Conservatorio che schiererà Alessio Villani al sopranino, Davide Panariello e Celeste Sorano al soprano, David Salleras al sax alto con Silvia Romaniello e Valentina Malandrino, Massimiliano Ariano, Lucia Parente e Antonio Romano al tenore, Armando Napoletano e Bonaventura Cuomo al baritono e Pasquale Risi al sax basso. Un’elaborazione musicale, il Preludio, ispirata dalla composizione intitolata “Impazzito dalla solitudine” per saxofono solo di Antonio Florio, “Ho composto – ha affermato la compositrice che dirigerà anche la formazione - per un ensemble di ben dodici saxofoni, l’intera famiglia dal sopranino al basso, con una lunga parte introduttiva, prima di elaborare il tema, affidato al primo saxofono contralto, che si alterna in parti solistiche. Ci sono molti riferimenti al jazz sia armonici che ritmici, con l’utilizzo di ritmi dispari ma anche riferimenti allo swing. Il ritmo comunque è sempre in primo piano e spesso affidato ai saxofoni baritono e basso, che si muovono a volte come un contrabbasso in un walking bass. Rimane, comunque, una composizione di natura classica nel rispetto e nell’esaltazione del carattere della partitura del Maestro Florio, collocata in parti completamente originali”. Il Maestro David Salleras concluderà, quindi, la giornata con un florilegio di sue composizioni in diverse formazioni da Mi Bailaora, Retantode e Caprice per sassofono solo, ad Handakas per sassofono e pianoforte, in duo con Alessandro Amendola, fino a La valse Capricieuse in quartetto con Davide Panariello al sax soprano, Alessio Villani al contralto, Celeste Sorano al tenore e Bonaventura Cuomo al baritono, pagine che viaggiano tra il tango e la musica del flamenco, opere magnetiche, tecnicamente impegnative e brillanti, simbolo ultimo della comunicazione della musica che proviene dalla tradizione dove l'intensità della tristezza e dell'oblio si mescola, con le sequenze ritmiche e passionali della forza del presente.