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Definiamo per legge le pratiche colturali fuori suolo: idroponica e  acquaponica

La Regione Campania ha pubblicato l'avviso per la manifestazione di interesse, volta ad individuare soggetti privati per la presentazione di proposte progettuali di un impianto pilota per la promozione dell'acquaponica, quale tipologia di agricoltura mista ad allevamento sostenibile basata su una combinazione di acquacoltura e coltivazione ídroponica, localizzato in una o piu' aree all'interno della cosiddetta "Terra dei Fuochi".

“Il nostro  impegno per inserire i fondi necessari alla realizzazione di questo progetto nell'ultima finanziaria, grazie anche al sostegno dell’assessore all’ Agricoltura, Nicola Caputo, è stato finalmente premiato. Saranno presto individuate le aree, nel perimetro che delimita la Terra dei Fuochi, dove far partire i primi laboratori sperimentali. Grazie a questo sistema potremo offrire numerosi vantaggi per il comparto agricolo attraverso il risparmio di acqua, spazi razionalizzati, coltivazione permanente e possibilità di utilizzare terreni inquinati” -dichiara il Consigliere Regionale Francesco Emilio Borrelli, Presidente della Commissione Agricoltura.

“L’acquaponica può essere definita come l’accordo tra l’acquacoltura e la coltivazione idroponica .”- spiega Vincenzo Peretti, esponente del sole che ride e professore ordinario del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della Federico II. Le piante vengono coltivate in assenza di terreno, col solo impiego di acqua arricchita di tutte le sostanze nutritive di cui i vegetali necessitano. Nel caso dell’acquaponica, i nutrienti fondamentali per la crescita delle piante vengono forniti dall’allevamento del pesce di cui queste sostanze costituiscono i principali prodotti di scarto. In questo sistema, elementi come l’azoto e il fosforo, derivanti sia dall’escrezione e dalle deiezioni dei pesci che dalla decomposizione del mangime non ingerito, possono venire assorbiti dalle radici delle piante in coltura che si trovano direttamente immerse nell’acqua”.

“I sistemi acquaponici – prosegue Peretti - sono sostenibili, non solo permettono di risparmiare il 90% dell’acqua rispetto alle coltivazioni tradizionali, ma abilitano la possibilità di coltivare ad alta densità seguendo i principi di permacultura, ossia di coltivazione permanente e simbiotica. Lo spazio può essere inoltre razionalizzato grazie alla cosiddetta coltivazione verticale, che permette di sfruttare a pieno la tridimensionalità di un ambiente. Un impianto acquaponico, infine,  viene costruito in modo da isolare l’ambiente interno da quello esterno, riducendo il contatto con insetti nocivi e agenti patogeni annullando così l’utilizzo di prodotti chimici per la protezione dei prodotti”.

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