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Videochiamate Skype per facilitare le relazioni familiari dei detenuti |  Sky TG24

"Che le video-telefonate e i colloqui via Skype delle persone detenute si debbano svolgere nella garanzia delle condizioni minime di riservatezza e, in particolare, del divieto di controllo auditivo da parte della Polizia penitenziaria è un principio di civiltà giuridica che riteniamo assoluto e incomprimibile, fatte ovviamente salve disposizioni diverse dell’autorità giudiziaria.

Apprezziamo e condividiamo dunque le puntuali osservazioni dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Il paradosso, tuttavia, è che capiti sempre più spesso che i colloqui o altre attività dei detenuti vengano registrati e pubblicati su piattaforme social tipo TikTok, verosimilmente con la complicità di terzi, per irridere e sbeffeggiare le istituzioni”.  Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, a seguito dei richiami e delle raccomandazioni ad assicurare il rispetto della privacy nelle video-telefonate dei detenuti contenute in un comunicato stampa congiunto del Garante per la protezione dei dati personali e del Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale diffuso in mattinata. “Appare evidente – prosegue il leader della UILPA PP – che il nuovo impulso e le novelle introdotte nella disciplina dei colloqui dei detenuti a seguito della pandemia da Covid-19 e che hanno ampliato le possibilità di comunicazione via Skype e, in generale, delle videotelefonate fra i ristretti e i rispettivi congiunti pongano una serie di questioni emergenti, sia di carattere organizzativo, sia di carattere tecnico. Da un lato, infatti, occorre organizzare i penitenziari, anche creando postazioni apposite o migliorando quelle esistenti, e plasmare i protocolli operativi al fine di contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di tutela della riservatezza delle conversazioni, dall’altro è indispensabile introdurre accorgimenti tecnici e giuridici che impediscano e sanzionino la registrazione e la diffusione delle videotelefonate o di altri videomessaggi allo scopo di dileggiare le istituzioni e, in particolare, il Corpo di polizia penitenziaria o, pure più pericolosamente, di veicolare messaggi all’esterno”. “Anche su questo tema, che rientra fra quello più vasto della digitalizzazione, pertanto, – conclude De Fazio – auspichiamo che la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e il sempre attento Capo del DAP, Bernardo Petralia, aprano uno spazio di confronto e mettano in campo tangibili soluzioni”.

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