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Benigni: La morte di Troisi ha lasciato un vuoto incolmabile, con lui un  amore speciale

di CLEMENTINA LEONE

La meravigliosa Napoli, non è solo un agglomerato di chiese, monumenti, musei, palazzi storici e paesaggi, ma  anche e soprattutto una città d’arte. Molti infatti, sono i "talenti" che sono nati o che hanno vissuto un periodo della loro vita artistica nella bellissima città. Attori, musicisti, cantantautori, scrittori e poeti, tutti cullati e ammirati dalla bella Napoli.

Difatti, il 19 febbraio del '53   San Giorgio a Cremano ha dato i natali a Massimo Troisi, un grande artista, unico del suo genere perché in maniera magistrale  è sempre riuscito a far vibrare le corde dell'anima di tutti i suoi ammiratori.  " Sono alto un metro e settantotto senza arrubba'. Settantotto chilogrammi di peso. Figlio di Alfredo Troisi e di Elena Andinolfi. In sei figli, con mamma, papà e parenti a casa eravamo diciassette persone. Ecco perché ho questo senso della comunità così spiccato. Ecco perché quando ci sono meno di quindici persone mi colgono violenti attacchi di solitudine". Questa è solo una delle sue tante dichiarazioni, attraverso le quali è possibile comprendere alcuni lati del carattere di Massimo Troisi che quest'anno avrebbe compiuto 70 anni. Un'altro orgoglio tutto italiano, suo grande amico  Roberto Benigni gli ha dedicato una meravigliosa poesia. Visto che lo conosceva bene, le sue parole in rima sono un piccolo omaggio e un modo semplice ma allo stesso tempo non banale per augurare a Troisi buon compleanno. "Non so cosa tèneva «dint'a capa», / intelligente, generoso, scaltro, / per lui non vale il detto che è del Papa, / morto un Troisi non se ne fa un altro. / Morto Troisi muore la segreta / arte di quella dolce tarantella, / ciò che Moravia disse del Poeta / io lo ridico per un Pulcinella. / La gioia di bagnarsi in quel diluvio / di «jamm, o' saccio, 'naggia, oilloc, azz!» / era come parlare col Vesuvio, / era come ascoltare del buon Jazz. / «Non si capisce» urlavano sicuri, / questo Troisi se ne resti al Sud!» / Adesso lo capiscono i canguri, / gli Indiani e i miliardari di Hollywood! / Con lui ho capito tutta la bellezza / di Napoli, la gente, il suo destino, / e non m'ha mai parlato della pizza, / e non m'ha mai suonato il mandolino. / O Massimino, io ti tengo in serbo / fra ciò che il mondo dona di più caro, / ha fatto più miracoli il tuo verbo / di quello dell'amato san Gennaro".

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