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Il Sismografo: Mondo Vangelo della domenica. E noi che cosa dobbiamo fare?  (Lc 3,10-18)

III DOMENICA DI AVVENTO - In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?».

Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Commento di don Gigi Pini

Si fa in fretta a dire: riempire, abbassare, ecc… (era la Parola di domenica scorsa). L’hai pensato anche tu vero? E non senza un qualche fastidio e un cenno di rabbia. L’abbiamo pensato tutti: “parole, parole e ancora parole…” E, probabilmente tutti, dopo un qualche momento di rabbia e di perplessità ci siamo chiesti: “ OK, e adesso che cosa dobbiamo fare? “. E’ la domanda che la gente fa a Giovanni ed è la stessa che ci facciamo oggi e che dura da un sacco di secoli. La risposta è sempre e soltanto quella. Siamo un popolo testardo come pochi, sì perché la risposta è dentro nel fascino e nel piacere enorme che ci viene dal sapere che sono esistite persone come Francesco D’Assisi, madre Teresa di Calcutta, don Bosco...come tanti nonni e nonne, come tanti papà e mamme, come tanti giovani…e perché non come me? Perché non voglio che tocchi a me? La solidarietà, la giustizia, l’onestà (...la santità…): sono faccende che devono riguardarmi, sono i “valori” che diventano risposta vera per un nuovo stile, risposta al "cosa devo fare". - Sono io che devo dividere con gli altri il mio tempo e piantarla di trattenerlo tutto e solo per farmi i fatti miei; - sono io che devo essere persona giusta e onesta che sceglie il dialogo come strumento di confronto e rifiuta la violenza e l’intolleranza, che sceglie il parlare ed il guardare negli occhi l’altro e non ricorre al sotterfugio o l’insinuazione che uccidono le persone e le mettono “fuori gioco”’, fuori della vita. E ci stiamo ancora chiedendo che cosa dobbiamo fare? E se insegnassimo ai nostri figli a rispondere che: “ da grande voglio fare la persona onesta, pulita, giusta, capace di voler bene”. E se noi “grandi” fossimo testimoni più credibili di uno stile diverso? Allora, loro e noi, qualsiasi professione ci capiti di esercitare, sarà in ogni caso fatta nell’unico modo vero per costruire un mondo bello da abitare, da vivere, da inventare. Ecco, quello che “dobbiamo fare”: vivere il Cristo, la sua Parola e la sua Vita. Lui sarà il punto di riferimento del nostro “fare”. Buona strada, buona vita. Un grande abbraccio. Ciao, don Gigi

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