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Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore - Il Popolo Veneto

V DOMENICA DI PASQUA- 02.05.2021 Gv 15, 1-8 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Commento di don Gigi Pini

Portare frutto, ma di che frutto si tratta? E’ importante saperlo: ci sono frutti e frutti...alcuni importanti, altri un po’ meno! Lo stipendio è un frutto importante per esempio: è il frutto del tuo lavoro, della tua fatica. La promozione a scuola anche: è frutto d’impegno e di una qualche rinuncia. La vittoria sportiva pure: è frutto della costanza nell’allenamento, della grinta, ma qui, di che frutto si tratta? Credo sia quello del provare ad essere “suoi testimoni” e per poterlo fare bisogna “rimanere attaccati” a Lui, alle sue regole che si traducono nelle beatitudini, alla sintesi che Lui stesso ha fatto: ama Dio, gli altri e te stesso; “rimanere attaccati” a quel “come io vi ho amati…” e in pratica “dare la vita”. Le “regole” ci sono, il “progetto” anche, la “strada” è stata segnata: ancora una volta il “frutto” sarà la vita spesa fuori da egoismi o egocentrismi esagerati e sterili. Sono tre i livelli dell’Amare: Dio, gli altri e se stessi. Ribaltare quest’ordine potrebbe diventare un errore fatale ed essere improduttivo: tradotto vuol dire che io devo vedere il volto di Dio negli altri e in me stesso. Per fare tutto questo ci porta l’esempio della vite: “ Io sono la vite, voi i tralci…”. Adesso sta a me, se accettare o no di “rimanere attaccato a Lui” (...e ci ha lasciato il segno della Sua presenza: l'Eucarestia...) e diventare quell’acino che si lascia pigiare per diventare vino e non rimanere un “meraviglioso acino”...ma solo e tristemente acino. Avanti tutta con Lui al centro. Un grande abbraccio. Ciao

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